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lunedì 23 maggio 2022

Stati Uniti, deserto vocazionale in corso

Un'impietosa analisi, tradotta da Aldo Maria Valli.
Luigi

17-5-22
Una sintesi in italiano dell’articolo di Church Militant dedicato alla spaventosa crisi delle vocazioni nella Chiesa cattolica Usa.


Un paio di settimane fa, l’arcivescovo di Detroit, Allen Vigneron, prossimo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha pubblicamente annunciato ai fedeli che, per la prima volta da generazioni, l’arcidiocesi di cui è titolare non ordinerà nessun uomo al sacerdozio.
In effetti, il trend delle ordinazioni a Detroit sotto Vigneron è stato niente di meno che disastroso: meno di cinquanta uomini ordinati in quattordici anni. Negli ultimi dieci anni, in particolare, ha ordinato sacerdoti solo quarantadue uomini mentre, in quello stesso decennio, 125 sacerdoti di Detroit si sono ritirati o sono morti. Giustificazione addotta: “Non è colpa mia, sta succedendo ovunque”.
Forse, in effetti, è la cosa più veritiere che abbia detto durante il suo mandato a Detroit. Abbiamo interpellato ogni arcidiocesi del paese per conoscere le cifre relative alle ordinazioni di quest’anno. Ed ecco cosa abbiamo trovato: nelle trentaquattro arcidiocesi degli Stati Uniti quest’anno ci saranno, in tutto, un centinaio di ordinazioni. Un numero che lascia senza parole ed è al di là del sostenibile.

Verrebbe da commentare, in modo paradossale: meno male che la maggior parte dei cattolici non va a messa né ha più la fede perché, se andasse a messa e fosse credente, i pochi sacerdoti esistenti non sarebbero in grado di tenere il passo. Da notare che la prima diocesi del paese, New York, quest’anno non ordinerà nessuno, ma non è il solo caso. Cinque diocesi su trentaquattro non ordineranno nessuno, e undici ne ordineranno solo uno o due.

Secondo un recente studio, nell’ultimo mezzo secolo (1970-2020) c’è stato un enorme calo del numero di sacerdoti negli Stati Uniti, pari al 60%.

Ora, veramente curiosa è la risposta ecclesiastica alla domanda sul perché tutto questo stia accadendo. In un’intervista che ha affrontato la questione il responsabile della pastorale per le vocazioni di Detroit, padre Craig Giera, ha detto: “Non so, statisticamente, perché questa [carenza] si stia verificando, ma penso che la cultura e la secolarizzazione del nostro mondo stiano togliendo Dio da tutto ed ecco che gli uomini non stanno più pensando al sacerdozio”.

Nella risposta di padre Giera manca in modo evidente una verità: è la gerarchia statunitense che ha tolto Dio da ogni cosa nella Chiesa. I vescovi non solo hanno de-cattolicizzato la Chiesa, ma la maggior parte di loro ha abbracciato proprio quella cultura secolare che Giera indica come causa della mancanza di vocazioni.

Ora Vigneron invita i laici a pregare per le vocazioni, ma come si può chiedere a Dio di intervenire a favore di qualcosa contro cui tu, vescovo, lavori continuamente, consapevolmente e attivamente opponendoti alla volontà di Dio? I vescovi statunitensi devono confessare pubblicamente i loro peccati, tutti. Devono ammettere il danno che hanno causato, danno grave ed eterno, e poi dimettersi. Devono condannare se stessi e i loro predecessori che hanno costruito una rete gay e cacciato dai seminari frotte di maschi eterosessuali.

Uomini deboli, uomini omosessuali, uomini infedeli: sono loro che hanno determinato la crisi delle vocazioni, nient’altro. La domanda è: la prossima generazione di vescovi sarà migliore?

Lo sapremo presto perché, nei prossimi due anni, quasi tutti se ne andranno: Dolan, Vigneron, Gregory, Cupich e così via. Un’orda di distruttori che la prossima generazione di vescovi dovrà denunciare ad alta voce per poi raccogliere i cocci e cercare di ricostruire.

Gli attuali vescovi omosessualisti forse hanno già spinto la Chiesa oltre il precipizio. Lo sapremo tra qualche anno. Ma, intanto, chi aspetta dietro le quinte farà bene a svegliarsi in fretta.