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giovedì 14 aprile 2022

Vescovi disobbedienti e S. Comunione sulla mano

La battaglia continua: "A chiunque è chiaro il termine “preferibilmente”: per il comunicando ricevere la Comunione sulla lingua ritorna ad essere una possibilità ammessa dalla CEI. Un sacerdote o un vescovo, quindi, a norma del testo della CEI, e degli altri testi della Santa Sede che abbiamo visto su, non può negare la comunione sulla lingua ai fedeli. Chi interpretasse diversamente la Nota della CEI commetterebbe un arbitrio, ricordando anche che nulla è più importante nella vita di un cattolico dell’Eucaristia".
Vero mons. Mogavero QUI?
Luigi

di Angelica La Rosa, Informazione Cattolica

LA DISTRIBUZIONE DELL’EUCARISTIA NEI DOCUMENTI DELLA CHIESA E L’IDEOLOGICO DINIEGO DI ALCUNI PRESBITERI E VESCOVI ITALIANI…

Nell’Ordinamento Generale del Messale Romano promulgato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 12 novembre 2002, al paragrafo 161, si legge: «se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce».
A sostegno di ciò, l’importante Istruzione Redemptionis Sacramentum della stessa Congregazione, promulgata il 25 marzo 2004, che nel paragrafo 92 afferma: «benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia».

La Congregazione si è espressa almeno in tre casi in risposta a situazioni dove erano avvenuti tentativi di imporre l’obbligo della Comunione sulla mano.

In una lettera del 3 aprile 1985 alla Conferenza Episcopale Americana (all’epoca NCCB, oggi USCCB), si legge: «la Santa Sede, a partire dal 1969, mentre conservava l’uso della maniera tradizionale di distribuire la Comunione, ha garantito a richiesta ad alcune Conferenze Episcopali la facoltà di distribuire la Comunione ponendo l’ostia nelle mani del fedele. […] I fedeli non sono obbligati ad adottare la pratica della Comunione “alla mano”. Ognuno è libero di comunicarsi in un modo o nell’altro».

Un responso della Congregazione, pubblicato su Notitiae di aprile 1999, afferma: «D. si chiede se nelle diocesi dove è permesso distribuire la Comunione “alla mano”, un sacerdote o ministro straordinario della Santa Comunione possa obbligare i comunicanti a ricevere la Comunione solo ‘”alla mano” e non “alla lingua”. R: è certamente chiaro dagli stessi documenti della Santa Sede che nelle diocesi dove è concesso di fare la Comunione ‘alla mano’, il diritto dei fedeli di riceverla ‘alla lingua’ rimane intatto. Pertanto, coloro che vogliano imporre ai comunicanti di ricevere la Santa Comunione solo “alla mano” stanno agendo contro le norme, così come coloro che rifiutano ai fedeli il diritto di riceverla “alla mano” nelle diocesi a cui è stato concesso questo indulto».

Durante la pandemia influenzale “suina” del 2009-2010, padre Anthony Ward S.M., sottosegretario della stessa congregazione, scrisse in una lettera del 24 luglio 2009: «questa congregazione… accusa ricezione della vostra lettera datata 22 giugno 2009 riguardo al diritto dei fedeli di ricevere la Santa Comunione “alla lingua”. Questo Dicastero osserva che l’istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) chiaramente afferma che “ogni fedele ha sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca” (n. 92), e non è lecito negare la Santa Comunione a qualsiasi fedele che non sia impedito dalla legge canonica a ricevere la Santa Eucarestia (cfr. n.91)».

Negli scorsi giorni sulla distribuzione dell’Eucaristia la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha stabilito che «i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano».

A chiunque è chiaro il termine “preferibilmente”: per il comunicando ricevere la Comunione sulla lingua ritorna ad essere una possibilità ammessa dalla CEI. Un sacerdote o un vescovo, quindi, a norma del testo della CEI, e degli altri testi della Santa Sede che abbiamo visto su, non può negare la comunione sulla lingua ai fedeli. Chi interpretasse diversamente la Nota della CEI commetterebbe un arbitrio, ricordando anche che nulla è più importante nella vita di un cattolico dell’Eucaristia. Cosa ci si può aspettare da sacerdoti e vescovi che disubbidiscono alla Santa Sede?