Desideriamo augurare la buona Pasqua ai nostri lettori con l’estratto di un racconto pasquale (anzi «pascuale»…) ambientato nel Mondo piccolo di Giovannino Guareschi e pubblicato sul settimanale Candido n. 16 il 19 aprile 1947.
Di seguito, poi, riportiamo una perla tratta dal sito Il mondo di don Camillo, che racconta la travagliata vicenda che questo racconto ebbe nella sceneggiatura, nella ripresa cinematografica e poi nel (mancato) inserimento nel montaggio finale di uno dei film della serie diretta dal regista Julien Duvivier.
A tutti i nostri lettori BUONA PASC… ehm, PASQUA!
L.V.
ARTICOLO 7
[…] La mattina di Pasqua don Camillo, uscendo di buon’ora, trovò davanti alla porta della canonica un colossale uovo di cioccolata con una bella gala di seta rossa. O meglio: un uovo formidabile che assomigliava molto a un uovo di cioccolata ma che in realtà era semplicemente una bomba da cento chili che avevano pitturato di marrone dopo averle segato gli alettoni.
La guerra era passata anche per il paese di don Camillo e gli aerei avevano fatto più d’una visita buttando giù bombe. E parecchi di questi maledetti arnesi erano rimasti inesplosi, appena ficcati in terra o addirittura liberi sul terreno, perché gli aerei avevano bombardato da bassa quota. Finito tutto erano arrivati da qualche parte due artificieri che avevano fatto brillare le bombe giacenti lontano dall’abitato e avevano disinnescato quelle che non si poteva fare brillare perché cadute vicino alle case. E le avevano ammassate riservandosi di venirle a prendere. Una di queste bombe era caduta sul Mulino Vecchio sconquassando il tetto e rimanendo poi incastrata fra il muro e una trave maestra e l’avevano lasciata lì perché la casa era disabitata e poi, tolto l’innesco, non c’era più pericolo. Quella era la bomba che, tagliati via gli alettoni, era stata trasformata in uovo pasquale dagli ignoti.
Ignoti per modo di dire perché, sotto a «Buona Pascua» con la “c”, stava scritto: «Per ricambiare la cortesia della gradita visita». E poi il nastro rosso.
E la cosa era stata studiata con cura perché, quando don Camillo alzò gli occhi dallo strano uovo, trovò il selciato pieno di gente. Quei maledetti si erano dati tutti convegno per godersi la faccia di don Camillo.
Don Camillo si stizzì e diede una pedata all’arnese che, naturalmente, neanche si scompose.
«È roba massiccia!» gridò qualcuno.
«Ci vuole l’impresa dei trasporti!» urlò un altro.
Si sentirono delle sghignazzate.
«Prova a benedirla, chissà che non vada via da sola!» gridò un terzo.
Don Camillo si volse e incontrò gli occhi di Peppone. Peppone era in prima fila, assieme a tutto lo stato maggiore, e lo guardava a braccia conserte, e ghignava.
Don Camillo allora impallidì e le gambe cominciarono a tremargli.
Lentamente don Camillo si chinò e con le mani enormi agguantò la bomba ai due poli.
Cadde un silenzio di ghiaccio. La gente guardava don Camillo trattenendo il fiato, con occhi sbarrati, quasi con terrore.
«Gesù!» sussurrò don Camillo con angoscia.
«Forza, don Camillo!» gli rispose sommessa una vo che veniva dall’altar maggiore.
Scricchiolarono le ossa di quella gran macchina di carne. Lento e implacabile don Camillo si levò con l’enorme blocco di ferro saldato alle mani. Ristette un istante guardando la folla, poi si mosse. Ogni passo pesava una tonnellata: uscì dal sagrato e, un passo dopo l’altro, lento e inesorabile come il destino, don Camillo traversò tutta la grande piazza. E la folla lo seguiva muta, sbalordita.
Arrivò al lato opposto della piazza dove c’era la sede della sezione e qui si fermò e anche la folla ristette.
«Gesù» sussurrò don Camillo con angoscia.
«Forza, don Camillo!» gli rispose una voce ansiosa che veniva dall’altar maggiore della chiesa, laggiù in fondo. «Foza, don Camillo!»
Don Camillo si rannicchiò in se stesso, poi, con uno scatto, si portò l’immane blocco d’acciaio sul petto. Un altro scatto poi la bomba cominciò lenta a salire e la gente era sgomenta.
Ecco che le braccia si tendono e la bomba è alta, sopra il capo di don Camillo.
La bomba precipita e si va a conficcare per terra, proprio davanti alla porta della sezione.
Don Camillo si volse alla folla.
«Respinta al mittente» disse a voce alta. «Pasqua si scrive con la “q”. Correggere e rimandare».
La folla si aperse e don Camillo ritornò trionfante verso la chiesa.
Peppone non rimandò la bomba. In tre la caricarono su un carretto e andarono a buttarla in una vecchia cava fuori dal paese.
La bomba rotolò per il pendìo e non arrivò neppure in fondo perché arrivata a un arbusto si fermò rimanendo in piedi, e dall’alto si leggeva: «Buona Pascua».
*
Tre giorni dopo accadde che una capra arrivò nella cava e andò a brucare l’erba ai piedi dell’arbusto. Così toccò la bomba che riprese a rotolare e, fatti due metri, sbatté contro un sasso e scoppiò con fragore spaventoso. E al paese, che pure era lontano, andarono in briciole i vetri di trenta case.
Peppone arrivò poco dopo in canonica ansimando e trovò don Camillo che stava salendo le scale.
«E io» gorgogliò Peppone «io che ho smartellato tutta una sera per scalpellare via gli alettoni!…»
«E io che…» rispose gemendo don Camillo. E non poté più andare avanti perché si figurava la scena della piazza.
«Vado a mettermi a letto…» ansimò Peppone.
«Io ci stavo appunto andando» ansimò don Camillo.
Si fece portare poi in camera il Crocifisso dell’altar maggiore.
«Scusate se Vi incomodo» sussurrò don Camillo che aveva un febbrone da cavallo. «Volevo ringraziarVi a nome di tutto il paese».
«Non c’è di che, don Camillo» rispose sorridendo il Cristo. «Non c’è di che.»
Così scriveva Giovannino Guareschi in uno dei racconti del “Mondo Piccolo”.
Sulla base di queste parole nasce il curioso aneddoto della scena dell’“Uovo-Bomba”, girata ma mai montata, nella trasposizione cinematografica.
LA SCENA MAI INSERITA NEI FILM
La scena dell’Uovo di “Pascua”, come leggiamo dall’articolo della “Gazzetta di Parma”, venne inserita la prima volta da Giovannino Guareschi nella sceneggiatura di “Don Camillo e l’onorevole Peppone”.
Era indubbiamente però una scena molto forte per l’epoca, ragion per cui il regista Carmine Gallone, dopo averla girata, decise di non montarla nella stesura finale del film.
Come sempre questa cosa non piacque a Guareschi, che era però ormai abituato alle “battaglie” con i registi sulle variazioni della sceneggiatura.
Si decise allora di riproporre la scena nella successiva puntata della saga “Don Camillo Monsignore ma non troppo”.
Anche in questo caso però, la scena non venne mai utilizzata, nonostante comparisse addirittura nelle versioni della locandina tedesca del film.
COME SAREBBE STATA LA SCENA?
Adesso, ovviamente, sarete curiosi di sapere i dettagli di questa scena girata ma mai pubblicata.
Riportiamo alcuni dettagli della sceneggiatura originale sempre dall’articolo della Gazzetta di Parma.
Peppone e la sua squadra, cercando ricambi da un robivecchi, si imbattono in un ordigno da aereo che immaginano sia disinnescato.
La forma fa subito pensare a un uovo di pasqua da “regalare” a Don Camillo.
Lo stato maggiore del sindaco, con l’aiuto della Gisella, modificano, pitturano e applicano un fiocco alla bomba facendola sembrare un gigantesco uovo di Pasqua.
Il lavoro viene terminato dal Brusco che, armato di un gessetto e delle sue scarse capacità di lessico, appone la dedica per Don Camillo scrivendo: BUONA PASCUA.
I seguaci di Peppone lasciano quindi il regalo pasquale davanti alla canonica.
Don Camillo esce dalla canonica e viene sbeffeggiato da Peppone che esclama: “Provi a benedirla, reverendo. Chissà che non vada via da sola!”.
Don Camillo infuriato afferra il pesante ordigno, lo solleva sopra la testa tra lo stupore generale, e lo scaglia davanti al selciato della Casa del Popolo esclamando: “RESPINTA AL MITTENTE. PASQUA SI SCRIVE CON LA Q. CORREGGERE E RIMANDARE”.
La scena si conclude con Peppone e i suoi compagni che caricano la bomba, la gettano in un fondone e questa inaspettatamente esplode, lasciando fortunatamente tutti illesi.
Sicuramente il taglio di questa scena, per la sua crudezza e, allo stesso tempo, ilarità è stato un peccato e a tutti noi piacerebbe rivedere il girato.
Ma da fan sfegatati della saga siamo abituati a queste zone d’ombra che possiamo solo immaginare, come il sesto film di cui abbiamo parlato più volte in questo blog.
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