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lunedì 28 marzo 2022

Per la libertà della Messa Tradizionale. Trentaquattresima manifestazione davanti alla Nunziatura Apostolica in Francia

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi

Sabato scorso, 26 marzo, giorno dopo la festa dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria, ci siamo incontrati dalle 12 alle 12,30, davanti alla Nunziatura Apostolica.
Nella sua lettera di accompagnamento al motu proprio Traditionis Custodes, il Papa ha scritto: « Mi addolorano allo stesso modo gli abusi di una parte e dell’altra nella celebrazione della liturgia. Al pari di Benedetto XVI, anch’io stigmatizzo che “in molti luoghi non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura venga inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile”». Ma poi è arrivato questo stupefacente avvenimento liturgico che ha avuto luogo il 12 marzo nella Chiesa del Gesù, a Roma. Il Papa, dopo aver pronunciato l'omelia, rimase in talare nel coro e, al momento della consacrazione, alzò la mano verso le sante specie, pronunciando con i concelebranti le parole della consacrazione, senza paramenti sacerdotali e senza nemmeno indossare una stola. La cosa più grave in questo palese abuso liturgico fu che la messa non era presieduta da lui, che restava un concelebrante “in più”, bensì dal superiore dei gesuiti. A tale punto che Mons. Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, presente a questa cerimonia, lasciò il coro disgustato.

Abbiamo recitato il Rosario e abbiamo ribadito la nostra determinazione nella difesa della liturgia “precedente alla riforma del Concilio Vaticano II”, come la descrive la recentissima Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, che ne riconosce l'esistenza. In una prima stesura, questa liturgia era ancora detta "forma straordinaria del rito romano", alla stregua del Summorum Pontificum: sia la sua menzione che questo nome scatenarono la ira selvagge di Andrea Grillo, professore alla Pontificia Università Sant’Anselmo, che pubblicò diversi articoli infuocati e ottenne che si cancellasse la qualifica di “forma straordinaria”.

Siamo uniti nella preghiera e nel combattimento ai fedeli di Notre-Dame du Travail, a quelli di Saint Georges de La Villette, a quelli di Saint François Xavier/ND du Lys, e anche alle sentinelle davanti agli uffici dell'arcidiocesi, e come tanti altri in Francia, chiediamo la libertà della liturgia tradizionale!