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mercoledì 23 marzo 2022

Lo “strano caso Zanchetta”. Un bambino onnipotente amico di Francesco, condannato per abuso sessuale in Argentina

Ancora sull'amico di Francesco mons. Zanchetta, da poco condannato per abusi omosessuali (QUI MiL molti post sull'argomento).
QUI Tosatti.
QUI Il Sismografo.
Luigi

11 Marzo 2022 Korazym

di Vik van Brantegem

Oggi ritorniamo un’altra volta sullo “strano caso Zanchetta”, un “bambino onnipotente” [*], amico stretto di Papa Francesco che l’ha sempre protetto nonostante le evidenze, condannato in Argentina a 4 anni e 6 mesi per abuso sessuale semplice continuato e aggravato per essere commesso da un ministro di un culto religioso riconosciuto. Mentre la giustizia civile in Argentina, nonostante pressioni e interferenze “dall’alto”, ha emesso il verdetto, siamo ancora in attesa di capire dove è finito il processo canonico davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, annunciato con la gran cassa dall’Uomo Nero che Veste di Bianco su un volo papale ai vaticanisti embedded [Lo “strano caso Zanchetta”. Dopo la condanna in Argentina si attende notizie del processo canonico alla Congregazione per la Dottrina della Fede – 7 marzo 2022].

Oggi sono state rese note le motivazioni della condanna di Zanchetta: QUI.

[*] Il termine della psicologia “bambino onnipotente” è stato usato da Natalia Colombo, la psicologa forense per l’accusa, per definire Zanchetta, concludendo che ha tratti psicopatici nella sua personalità, una tendenza a manipolare e simulare aspetti della sua personalità, percepisce gli altri come oggetti da manipolare, li oggettiva per raggiungere i suoi obiettivi e i suoi rapporti con le persone sono utilitaristici.

La sindrome del bambino onnipotente
Strutture di personalità adulte che hanno subito fissazioni nel normale sviluppo evolutivo. Dunque, adulti con caratteristiche disfunzionali quali: egoismo, superbia, prepotenza e mancata totale di empatia. [QUI]

Dimmi chi sono i tuoi amici e ti dirò chi sei. È proprio il caso di dirlo, con l’espressione proverbiale presa da un grande della letteratura: «Sage mir, mit wem du umgehst, so sage ich dir, wer du bist; weiß ich, womit du dich beschäftigst, so weiß ich, was aus dir werden kann [Dimmi con chi vai, allora ti dirò chi sei; se so di cosa ti occupi, allora so chi potresti diventare]» (Johann Wolfgang von Goethe, Wilhelm Meisters Wanderjahre [Gli anni erranti di Wilhelm Meister], 1821; ampliato 1829. 2° libro, 11° capitolo).

Di seguito riportiamo nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo:
Il comunicato emesso il 4 marzo 2022 da Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM (amico di Papa Francesco come lo è Zanchetta, dal 6 aprile 2018 Vescovo di Orán, consacrato da Mons. Andrès Stanovnik, OFM Cap, Arcivescovo metropolita di Corrientes, che fu consacrato dal Cardinale Jorge Bergoglio, anche lui amico stretto di Papa Francesco], con la reazione di due ex-seminaristi;
Il comunicato emesso il 4 marzo 2022 dalla Conferenza Episcopale Argentina, di cui abbiamo già riferito lo stesso giorno [QUI] http://www.korazym.org/72273/processo-zanchetta-quattro-anni-e-mezzo-di-carcere-per-il-vescovo-emerito-di-oran-argentina/, con la reazione di un ex-seminarista.
L’intervista a CM, uno dei due ex-seminaristi abusati da Zanchetta, che lo hanno denunciato, pubblicata ieri, 10 marzo 2022 sul quotidiano di Salta El Tribuno, a cura di Silvia Noviasky, la giornalista che ha svolto un ottimo lavoro con la sua copertura del procedimento penale, ma soprattutto con la sua indagine che ha fatto scoppiare pubblicamente lo “strano caso Zanchetta”, pubblicata il 25 dicembre, 28 dicembre 2018 e 4 gennaio 2019 su El Tribuno (“Vietato scrivere di Zanchetta: così ho rotto l’omertà”, ha raccontato), che ha svelato come l’allora Vescovo di Orán non avesse rassegnato le dimissioni per problemi di salute, ma fondamentalmente per vari casi (tra i 9 e i 10) di abusi sessuali su seminaristi della diocesi, commessi tra il 2014 e il 2015. Noviasky ha pubblicato il 21 febbraio 2019 su El Tribuno il testo della denuncia interna del 26 aprile 2016, indirizzata alle Autorità ecclesiastiche locali e alla Nunziatura Apostolica, formalizzata da cinque sacerdoti della Diocesi di Orán (Diego Calvisi, Andres Buttu e tre ex Vicari Generali, Gabriel Acevedo, Juan José Manzano e Martín Alarcón). Il 19 dicembre 2017, quattro mesi dopo aver richiesto e accettato il 1° agosto 2017 le dimissioni di Zanchetta, Papa Francesco lo chiama a Roma e crea per lui una carica ad hoc, come Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA).

Zanchetta: i suoi giorni in carcere e la notizia delle rappresaglie di Silvia Noviasky – Eltribuno.com, 11 marzo 2022

L’ex seminarista CM abusato da Zanchetta e uno dei due accusatori, che ora vive a Salta, a Villa San Antonio, parla per la prima volta con la stampa. In questa intervista ripercorre gli ultimi 10 anni della sua vita, da quando ne aveva 19 e ha visto arrivare Zanchetta come nuovo Ordinario, una delle prime nomine di Papa Francesco appena eletto. Parla di manipolazioni, truffe e amicizie. Nun fa na piega.

«C’era tanta pressione dall’esterno: “Non fare niente, non è successo niente, non è come dici”. A volte ti facevano impazzire. A volte i preti, il vescovo [Scozzina] ti dicevano che non era così e oggi mi rendo conto che hanno cercato di insabbiare e minimizzare».

«Lo portarono in una posizione che aveva a che fare con qualcosa di economico, pur sapendo che aveva problemi economici a Quilmes e che ad Orán li aveva anche. E il Papa: «Ti sei comportato male, ti ricompenserò con una posizione economica».

«La Chiesa – dal Papa a Scozzina e tanti sacerdoti della diocesi – chiude un occhio sulla situazione».

«La Chiesa cerca di metterti pressione, cerca di farti abbandonare tutto e di coprire tutto ciò che è stato veramente vissuto. Il vescovo [Scozzina] manda ora una lettera. È una totale mancanza di rispetto, quando piangevamo nel suo ufficio, chiedendo aiuto, è una lettera di impunità, è arrabbiato».

«Non potevo pagare un avvocato e non sapevo quale avvocato avrebbe davvero corso il rischio in questo caso, perché si opponeva a un’autorità della Chiesa. Per questo ammiro molto il coraggio del pubblico ministero [Maria Soledad Filtrín Cuezzo Procuratore dell’Unità per i Crimini contro l’Integrità Sessuale della Procura di Orán] che ha rischiato e ci ha difeso fino alla fine».

«Il pubblico ministero è stato un supporto fortissimo, perché ci ha ascoltato e ci ha fatto vedere che questa era la verità, che non era quella che si stava cercando di essere mostrato alla società».

«Ci hanno creduto [l’accusa] e non si sono fatti intimidire per quanto ci siano voluti due avvocati di Roma per consigliarli [la difesa di Zanchetta]»

Comunicato del Vescovo di Orán

Il comunicato, che porta la firma di Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, Vescovo di Orán, esprime con una faccia di bronzo (per non dire peggio e rimanere civili) la sua «solidarietà e vicinanza alle vittime e a tutti coloro che si sono sentiti colpiti durante tutto il processo giudiziario». Oltre a chiedere scusa alle vittime e ai seminaristi, chiama la comunità diocesana ad una sincera riconciliazione di fronte alle ferite provocate «dai gesti e dagli atteggiamenti di autoritarismo e abuso di potere». Gli hanno risposto per le rime due ex-seminaristi.

Dichiarazione della diocesi de la Nueva Orán
San Ramón de la Nueva Orán, 4 marzo 2022
(Nostra traduzione italiana dallo spagnolo)

Vista la sentenza emessa dal tribunale contro il Vescovo emerito Gustavo Zanchetta, unitamente a quanto espresso dai miei confratelli nell’episcopato, rinnovo la mia solidarietà e vicinanza alle vittime e a tutti coloro che si sono sentiti colpiti durante tutto il processo giudiziario.
Insieme alla richiesta di perdono alle vittime e ai seminaristi, voglio invitare la comunità diocesana a una riconciliazione sincera di fronte alle ferite provocate dai gesti e dagli atteggiamenti di autoritarismo e abuso di potere.
Voglio invitare l’intera Chiesa de la Nueva Orán a rinnovare la nostra comunione fraterna, imparando a “portare la fragilità dei fratelli”. Possano i futuri Beati Martiri di Zenta incoraggiarci sulla via del servizio e della dedizione agli ultimi e ai dimenticati.

+Fra’ Luis Antonio Scozzina OFM, Vescovo de la Nueva Orán Orán – Salta

«Il successore di Zanchetta, Luis Scozzina è arrivato a scusarsi così. E uno degli abusati lo contesta: «Non sorprende più, né fa male, né stupisce. È solo imbarazzante e disgustoso. In fondo me lo aspettavo, immaginavo che con una semplice “FACCINA” volesse chiedere perdono e mostrare vicinanza?? A chi?? Dopo tutto quello che è stato detto, le prove che sono state presentate, le testimonianze di ogni ragazzo che ha parlato… il problema è “AUTORATISMO” e “ABUSO DI POTERE”?? Monsignore, non può continuare ad essere indifferente, negare o voler difendere ciò che in realtà era ABUSO SESSUALE… Ho sempre pensato e presumibilmente ci è stato insegnato che i vescovi sono i successori degli apostoli e quindi devono continuare con l’annuncio profetico e non essere successori di PILATO PER LAVARSI LE MANI. Sembra una menzogna che la Chiesa abbia tante regole, leggi, regolamenti, diritto canonico e rubriche per i suoi fedeli. Ma quando c’è clientelismo, con QUELLO CHE È VESTITO DI BIANCO, è inutile, e si rinnegano tutto, e per di più si mandano 2 DUE avvocati affinché lo difendono» (CM, l’ex-seminarista abusato da Zanchetta e uno dei due accusatori, 4 marzo 2022 – Nostra traduzione italiana dallo spagnolo).

«Per favore qualcuno dica a Scozzina che le ferite non sono state causate solo da “gesti e atteggiamenti di autoritarismo e abuso di potere”, ma sono state causate da ABUSI SESSUALI. Qualcuno insegni al vescovo cos’è un’ABUSO SESSUALE. Come intendi combatterli se usi solo eufemismi e termini fuorvianti. È solo affrontando la miseria che tu possa rinascere, questo è biblico. Allenati e leggi per nutrire correttamente il gregge che Dio ti ha affidato. Perché il Giusto Giudice chiederà poi i conti. Formare sacerdoti umani, affettivi e sessualmente maturi che sappiano distinguere chiaramente cos’è l’ABUSO SESSUALE. Dovresti andartene Scozzina. Con quale faccia continuerai a predicare ciò che cancelli con la tua vita. Tu e quel gruppo di preti lecca sandali silenziosi andatevene. Chiaramente sanno come foraggiare se stessi e le loro pecore preferite» (Marcio Torina, ex seminarista, di cui abbiamo riportato la riflessione alla vigilia della pronuncia della sentenza di condanna di Zanchetta [QUI], 4 marzo 2022 – Nostra traduzione italiana dallo spagnolo).

L’insabbiatore-negazionista Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, amico di Papa Francesco come Zanchetta, dal 6 aprile 2018 è l’attuale Vescovo di Orán. È stato consacrato da Mons. Stanovnik, co-consacrante Mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo metropolita di Salta, già Vescovo de la Nueva Orán (dal 7 aprile 1994 al 24 giugno 1998). Come abbiamo riferito il 23 febbraio [QUI], nella seconda udienza era emerso, che secondo alcuni testimoni Scozzina ha tentato di orientare i seminaristi, invitando un avvocato suo amico a venire a consigliargli prima di andare alla procura. Pensavano che fosse il loro difensore. Niente da vedere con questo, visto che lo hanno trovato in Aula come difensore di Zanchetta.

Nella sua dichiarazione resa per iscritto durante il procescco, Mons. Luis Scozzina ha affermato di aver avuto colloqui formali con i denuncianti. Ha spiegato che tra agosto e dicembre 2018 le interviste si sono svolte in vescovado e che ha chiesto a tutti coloro che avevano qualcosa da riferire di farlo per iscritto in modo che potesse poi presentare le relazioni a Roma. Ha precisato che la Congregazione per i Vescovi ha nominato Mons. Carlos Sánchez incaricato dell’indagine previa. Ha detto di aver incontrato i seminaristi dell’epoca di Zanchetta a Orán e molti hanno espresso «disagio» nei suoi confronti, hanno parlato di «trattamento discriminatorio, alcuni si sono sentiti molestati» e ha fatto riferimento a un «conflitto relazionale». Ma ha aggiunto di non aver ricevuto alcuna denuncia di abuso sessuale. Riguardo ai seminaristi denuncianti, ha detto di aver incontrato due volte MC, che gli ha parlato delle «difficoltà» che ha avuto con Zanchetta e che le ha espresse per iscritto dopo aver presentato la denuncia penale. Ha assicurato di aver spianato la strada alla denuncia degli ex-seminaristi, ma ha negato essere a conoscenza dei presunti abusi e ha parlato di percezioni: ha riferito che l’accusatore GFLG gli aveva detto che «si è sentito abusato dalle espressioni affettuose del vescovo». Ha detto che sia GFLG che l’accusatore MC gli hanno rassegnato le dimissioni nel 2018 adducendo «motivi personali». In seguito, ha affermato di sapere che i più vicini a Don Martín Alarcón (ex Vicario Generale e ex Rettore del Seminario Giovanni XXIII della Diocesi di Orán) sono stati «indotti a sporgere denuncia presso l’ufficio del pubblico ministero». Ha aggiunto di «essere al corrente» che il seminarista identificato come uno dei favoriti di Zanchetta «ha sentito pressioni» da parte dell’accusa e dei media per denunciare Zanchetta.

Comunicato della Conferenza Episcopale Argentina
Conferenza Episcopale Argentina
Comunicazione e Ufficio Stampa
Dichiarazione sulla sentenza ricevuta dal Vescovo emerito di San Ramón de la Nueva Orán, Gustavo Zanchetta
(Nostra traduzione italiana dallo spagnolo)

SEGRETERIA GENERALE
Buenos Aires, 4 marzo 2022

Appreso della sentenza del tribunale con cui viene condannato Gustavo Zanchetta, Vescovo emerito della Diocesi di San Ramón de la Nueva Orán, vogliamo esprimere la nostra vicinanza alle vittime ed esprimere una forte e sincera richiesta di perdono a nome di tutta Chiesa.
Questi eventi dolorosi ci rinnovano nel compito impegnato e urgente di sradicare questo tipo di comportamenti abusivi e di continuare a lavorare duramente per l’attuazione delle misure che la Santa Sede ha chiesto alle Diocesi di tutto il mondo nella ricerca della verità e della giustizia.
Chiediamo alla Vergine Maria di consolare l’immenso dolore delle vittime e delle loro famiglie.

+ Oscar V. Ojea
Vescovo di San Isidro
Presidente
Conferenza Episcopale Argentina

+ Alberto G. Bochatey, OSA
Vescovo ausiliare di La Plata
Segretario generale
Conferenza Episcopale Argentina

«Ci ridono in faccia. Com’è facile scrivere dai vostri uffici climatizzati. Com’è facile mostrare vicinanza dopo che la giustizia ci ha dato ragione. Solo funzionari della Chiesa. Se vogliono davvero vicinanza, ESIGIAMO che accelerino il processo avviato e riferito da Francesco alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Esigiamo la riduzione dallo stato clericale di Zanchetta, dell’insabbiatore Carlos Subelza [*] e di quanti sono necessari. Spero che abbiano un vero pentimento» (Marcio Torina, 4 marzo 2022 – Nostra traduzione italiana dallo spagnolo).

[*] Il 3 marzo 2022 l’accusa ha chiesto al procuratore penale di turno di aprire un fascicolo in relazione alle dichiarazioni di Don Carlos Salvador Subelza, parroco della cattedrale di Orán, viste le contraddizioni con numerosi testimoni [QUI]. Ricordiamo che Subelza è colui che, quando l’ex seminarista Kevin Montes ha detto che Zanchetta gli aveva sostenuto i genitali da dietro, aveva risposto che stava «fraintendendo», perché Zanchetta «proveniente da Buenos Aires era una persona amorevole e al nord non eravamo abituati a ricevere quel tipo di affetto».

Abusi ecclesiastici
Intervista a MC, ex seminarista abusato da Gustavo Zanchetta
“Ci siamo sentiti sotto pressione perché Zanchetta si è detto amico del Papa”
di Silvia Noviasky
(Nostra traduzione italiana dallo spagnolo)

Allontanatosi dalla Chiesa, MC, uno dei due ex-seminaristi che hanno denunciato per abusi sessuali il Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, ha parlato per la prima volta alla stampa. Dopo la sentenza senza precedenti della scorsa settimana, per la quale il vescovo è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere effettivo, il giovane ha preso di mira la Chiesa. Ha sottolineato di non avere appoggio e che il Vescovo emerito è protetto. “Si vantava della sua amicizia con il Papa, di essere entrato nella sua stanza”, ha detto sulla vicinanza tra i due, che, ha affermato, “ha generato pressione” su di loro.

Il giovane ha raccontato come sono stati i suoi sette anni in seminario e come, a poco a poco, dalla manipolazione dei giovani si è creato lo scenario fertile per gli abusi. Ha assicurato che presentare la denuncia ha comportato una lunga strada e che ha ricevuto pressioni per non farlo. “Pensavo di essere pazzo”, ha detto, a proposito dei dubbi che aveva sugli abusi subiti. Da quando ha presentato la denuncia, ha detto che la Chiesa lo ha abbandonato al suo destino e che ha subito danni che lo hanno portato a lasciare Orán. “Non avevo un avvocato per difendermi e lui ne ha due”, ha detto. Inoltre, ha fatto riferimento all’appropriazione indebita di fondi quando Zanchetta era vescovo diocesano e ha messo in discussione la sua nomina in Vaticano nonostante fossero già state presentate delle denunce interne.

Da quando e fino a quando sei stato in Seminario?
Sono entrato a 19 anni, ora ne ho 28. Sono entrato con un vescovo diocesano, Monsignor [Marcelo Daniel] Colombo [Vescovo di Orán dall’8 maggio 2009 al 9 luglio 2013], che è stato nominato a La Rioja ed è arrivato Zanchetta. Fondamentalmente il mio intero tempo nel Seminario è stato con Zanchetta, sette anni. Tutto ciò che ho passato e vissuto è stato un processo più lungo a differenza di altri ragazzi.

Come si viveva in Seminario?
La verità è che abbiamo passato un brutto periodo. Nonostante siamo entrati tutti con l’illusione di diventare sacerdoti, di servire le persone in nome di Dio, abbiamo vissuto momenti molto difficili, di molte discriminazioni, di molti maltrattamenti e dolori, perché la Chiesa ha cercato di nascondere tutto ciò che abbiamo vissuto. Discriminazione perché eravamo neri e lui [Zanchetta] veniva da Buenos Aires, era un uomo bianco e noi eravamo neri del nord. Non eravamo praticamente niente per lui. Ha anche discriminato dei colleghi per essere grassi, per stile di vita. C’erano persone lì dentro che avevano 30 anni e le trattava come dei vecchi inutili. Nella denuncia ci sono le cose che vivevamo.

C’era un gruppo selezionato, di preferiti, con regali e permessi?
C’era un gruppo selezionato, con permessi, regali e viaggi che eri costretto a fare. Tra parentesi, io appartenevo a quel gruppo, ma non volevo lasciarmi trasportare da tutto quello che faceva. Ci ha offerto giacche, felpe, computer, soldi.

Con quale argomento ha offerto denaro?
Subivamo molte manipolazioni, molti provenivano da famiglie umili. Vengo anch’io da una famiglia che a volte non aveva da mangiare e, con quell’argomento, manipolava molto. Ci ha toccato dove eravamo più fragile.

E nel tuo caso, qual era quella fragilità?
Mia madre ha avuto un ictus, è in cattive condizioni di salute e lui si stava aggrappando a questo. Sono cresciuto senza mio padre, non ho mai saputo chi fosse e lui si è aggrappato alla mancanza di una figura paterna nella mia vita. Mi ha detto: “Sono il tuo nuovo papà, Dio mi ha messo qui”. A volte sembrava figo, che volesse aiutare, ma era tutta manipolazione.

Si vantava della sua amicizia con il Papa?
Sì, ha sempre detto di essere amico del Papa, che il Papa lo chiamasse o che lo chiamasse e gli parlasse di noi. Essendo in quel posto, la massima autorità era il Papa. Ci faceva volare, era come dire “wow, siamo davvero a contatto con la grande società”. Quando tornò da Roma, disse: “Ero con il Papa, ero nella stanza del Papa”.

In che senso l’ha detto, come segno del livello di intimità con il Papa?
Sì, come a dire “è un mio caro amico, molto vicino a me”. Questo ci ha messo sotto pressione, lì ha mostrato il suo autoritarismo e potere. Ha detto “posso chiudere il seminario”, “non contraddirmi perché sono il vescovo”.

Questo ti ha impedito a fissare dei limiti?
Questo doppio discorso lo impediva, perché si è detto amico del Papa e ha finito per maltrattare un ragazzo perché aveva dimenticato il pane. A volte veniva a mangiare con noi e non sapevamo che sarebbe venuto. Non doveva venire perché è anche un livello diverso da quello del vescovo. Ci ha messo sotto pressione il fatto che ci dicesse che era amico del Papa, che il Papa lo proteggeva.

E pensi che sia così, che il Papa lo protegge?
Non solo lo protegge, ma in questo processo l’ho visto, voleva mostrare il suo potere. Non solo esiliandolo da Orán e dandogli un lavoro (in Vaticano). Quando abbiamo saputo di tutti i problemi amministrativi che c’erano nella diocesi e quelli che si porta dietro da Quilmes, dagli una posizione economica lì e ora rimandarlo custodito da due avvocati canonici. A volte ti chiedi perché, chi sono le vittime?

Molti si chiedono perché, visto che non eravate minorenni, non impedivate gli abusi.
Sì, certamente. Ma in quel momento non era così facile, perché non era che ci fosse un evento una tantum, per dire “vengo a metterti un dito in bocca e a palpeggiarti”. C’era tutto un lavoro di manipolazione. In quei tempi non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo. Quando stavo per lasciare il seminario, ho iniziato a parlare con un sacerdote ed è allora che ho aperto gli occhi e ho capito tutto quello che avevamo vissuto. Eravamo molto manipolati, non riuscivamo a capire la dimensione di tutto ciò che aveva fatto e come fosse iniziato il processo, dalla cosa più insignificante a quella. Non è stato facile tirarlo fuori, spingerlo fuori.
Alla fine, quando stava per partire, il nostro rapporto [con Zanchetta] era più aggressivo. Anche se i seminaristi di allora, che ora sono sacerdoti, dicevano “il vescovo se ne va” ed erano tristi, io non provavo niente. Mi ha anche chiesto come mi sentivo. Ero in seminario e lui ha chiamato e ha detto che, per motivi di salute, sarebbe andato a Roma. Gli ho detto che ero calmo e lui si è arrabbiato perché voleva che piangessi per lui, non sentivo che fosse un distacco affettivo. Avevamo già saputo quanto era stato fatto ai sacerdoti, che avevano fatto la denuncia canonica in Nunziatura.

Quella denuncia alla Nunziatura includeva i tuoi racconti?
Sì, quando Don Martín [Alarcón, ex Vicario Generale e ex Rettore del Seminario Giovanni XXIII della Diocesi di Orán] e altri sacerdoti lo denunciarono non c’erano le nostre storie, ma di altri seminaristi, più grandi di noi. Successivamente, quando il vescovo [Scozzina] ce l’ha chiesto, abbiamo scritto una lettera, che fu allegata alla denuncia. Quindi sapevo quando se ne stava andando [Zanchetta], perché era così.

Perché è partito?
Perché ci sono state denunce da parte dei sacerdoti di appropriazione indebita, abuso di potere e abusi sessuali, tutto ciò che è stato vissuto qui.

Sapendo perché se ne stava andando, qual è stata la sensazione nel vederlo più tardi in Vaticano?
Che se ti comporti male, ti premiano, se vuoi essere corretto invece no. Un sacerdote ha dichiarato che non c’era appropriazione indebita di fondi, mentre c’era; lui stesso ha fatto sparire quei libri contabili mancanti dell’Istituto Muguerza [Instituto Superior de Formación Docente 8219 Monseñor Muguerza della Diocesi de la Nueva Orán – Pagina Facebook non più aggiornata dopo il 12 novembre 2018].
Nella denuncia, si evidenzia che c’era una mancanza di circa $ 500.000. Le persone sono state anche derubate, perché l’Istituto Muguerza non aveva un titolo riconosciuto dal Ministero e molte persone ci sono andate perché Zanchetta aveva detto di sì. È difficile credere che la Chiesa approfitti del bisogno e del desiderio di migliorarsi delle persone e della voglia di avere un titolo.

L’incarico a lui assegnato in Vaticano era nell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), in materia economica.
Sì, lo portarono in una posizione che aveva a che fare con qualcosa di economico, pur sapendo che aveva problemi economici a Quilmes e che ad Orán li aveva anche. E il Papa: «Ti sei comportato male, ti ricompenserò con una posizione economica». Lì aveva casa e cibo quotidiano. Quando lasci il seminario è “arrangati come puoi. Non hai abbastanza da mangiare?… Non m’importa se hai abbastanza per vivere”.

Ti sei sentito accompagnato nella denuncia?
Da alcuni sacerdoti sì. Mi sono aggrappato molto strettamente a un prete e gli ho raccontato cosa stava succedendo, cosa stavo vivendo, tutto il trauma e tutto ciò che sentivo che si era rotto dentro di me, per il fatto che ero entrato con un’illusione, con niente e dubitando di tutto.

Cosa è stato rotto?
Volevo essere sacerdote, vivere una vita di celibato e darmi a Dio. E il mio sogno si è infranto, quella voglia di prostrarmi e dire “eccomi Signore”. Oggi dubito della Chiesa e dell’esistenza di Dio. Sono arrivato a un punto in cui non so se esiste, per non generare rabbia nei suoi confronti dico “non esiste”. Preferirei credere che non lo sia piuttosto che pensare che abbia permesso tutto questo. Oggi continuano con quell’ossessione di proteggerlo [Zanchetta], di lasciarlo in piedi.
Non mi interessa sapere della Chiesa, niente che abbia a che fare con quell’ambiente. Anche perché mi sono sentito abbandonato dalla Chiesa, e lo dico soprattutto per [l’attuale vescovo di Orán] Luis Scozzina. Anche dai sacerdoti della diocesi. Ero negli ultimi anni di teologia e abbiamo condiviso ritiri, tante cose, e nessuno è venuto a chiedermi come stavo. Nemmeno qui a Salta.

Perché non vivi a Orán?
Quando ho lasciato il Seminario, sono uscito a mani vuote dopo 7 anni. Hanno cercato di risarcirmi con un titolo Muguerza. Più tardi ho scoperto che questo titolo non è riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione. Non solo hanno mentito a me, ma a tutte le persone che hanno pagato per anni per andarci. Penso che ora sia riconosciuto, ma per le persone che hanno studiato lì prima, no.

Qual era il titolo?
Professore di Scienze Religiose e Filosofia. Quando alla fine ho capito che il titolo non era riconosciuto, ho colto l’occasione e sono andato in una scuola privata. Ho pensato che nel nostro ambiente forse ci dava lavoro per qualcosa. Ricordo bene che ci andai e il preside mi disse: “Sei tu che hai denunciato Zanchetta, vero?”. Lì ho sentito che la società mi aveva marchiato ed ero impedito. In una scuola privata che appartiene alla diocesi, mi hanno detto di portare il curriculum, che avevano ore libere e me le avrebbero date. Non mi hanno mai chiamato. Dopo che ho presentato la denuncia, molte porte sono state chiuse.

Come sei sopravvissuto lasciando il seminario?
Con cui la mia famiglia mi ha aiutato. Ho deciso di lasciare Orán e cercare altre strade. Ho deciso di ricominciare da zero qui a Salta. Lì né il vescovo né alcun sacerdote si sono offerti di dire almeno “vieni a pulire la chiesa e ti paghiamo qualcosa”. Inoltre, l’intero processo è stato difficile, faticoso, noioso. Abbiamo dovuto ricostruire gli eventi e ho visto come il trattamento nella Chiesa era cambiato, che i preti ci guardavano male.

C’era rabbia nei tuoi confronti?
C’era rabbia verso di me, da parte del vescovo [Scozzina]. Dopo la denuncia ho avuto un incontro con lui ed è stato il crollo totale, non mi ha mai più inviato un messaggio. Sono andato e abbiamo parlato di quello che è successo, della denuncia e lui mi ha detto che non era così, minimizzando, come continua a fare oggi, cercando di calmare tutto e di non continuare con questo.

Pensavi che ci sarebbe stata una sentenza favorevole per te?
Aveva più fiducia nella giustizia civile che nella giustizia ecclesiale. Mi sembrava una tale bugia che ci portassero a testimoniare a Tucumán e tutto era inscatolato. Non abbiamo mai ricevuto una risposta concreta. La risposta è sempre stata “tutto è sotto segreto pontificio” e ad oggi non c’è una risposta concreta a quanto sta accadendo [Il 7 febbraio 2019 il Vescovo de la Nueva Orán, Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, comunica che la Congregazione per i Vescovi ha affidato all’Arcivescovo di Tucumán, Mons. Carlos Alberto Sánchez, il compito di portare avanti l’investigazione previa sulle denunce contro Mons. Gustavo Óscar Zanchetta. Mons. Scozzina, come riportava l’agenzia Aica, ha spiegato che il tempo e le modalità dell’indagine saranno indicati tempestivamente. Il caso poi passò alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Di indicazioni ad oggi non abbiamo avuto notizie, alla faccia del “tempestivamente”].

Pensavano che nessuno ti avrebbe creduto?
Al momento della denuncia non sapevo se stavo facendo la cosa giusta. C’era tanta pressione dall’esterno: “Non fare niente, non è successo niente, non è come dici”. A volte ti facevano impazzire. A volte i preti, il vescovo, ti dicevano che non era così e oggi mi rendo conto che hanno cercato di insabbiare e minimizzare. A un certo punto mi sono sentito pazzo, che non sapevo più chi ero, mi sono perso. C’era così tanta pressione che tu vivevi dall’esterno e ti trapanavano così tanto la testa… Il pubblico ministero è stato un supporto fortissimo, perché ci ha ascoltato e ci ha fatto vedere che questa era la verità, che non era quella che si stava cercando di essere mostrato alla società.

Si è parlato nelle accuse di ferite che non possono essere misurate e che la strada della guarigione sarà lunga. Cosa viene adesso, dopo la sentenza?
Arriva la pace, la tranquillità di sapere che ci hanno creduto [l’accusa] e non si sono fatti intimidire per quanto ci siano voluti due avvocati di Roma per consigliarli [la difesa di Zanchetta].

Si è sentito pressato dagli avvocati canonisti che hanno accompagnato Gustavo Zanchetta nel processo?
Sì, non potevo pagare un avvocato e non sapevo quale avvocato avrebbe davvero corso il rischio in questo caso, perché si opponeva a un’autorità della Chiesa. Per questo ammiro molto il coraggio del pubblico ministero [Maria Soledad Filtrín Cuezzo] che ha rischiato e ci ha difeso fino alla fine.
Dopo la sentenza l’ho detto a tutti i ragazzi: questa è una piccola parte di tutto ciò che è stato vissuto. Ma ora continua il nostro lavoro particolare, di sanare quelle ferite che rimarranno per tutta la vita e che sono molto difficili da chiudere.
La Chiesa – dal Papa a Scozzina e tanti sacerdoti della diocesi – chiude un occhio sulla situazione. C’è un canonista che parla, [Francisco Javier] Iniesta, che a tutti i costi difende Zanchetta. Questa dà fastidio per il fatto che non ci hanno mandato nessuno della Chiesa, uno che avrebbe detto “non sappiamo se è vero o no, ma noi vogliamo accompagnarti”. Abbiamo dato tutto alla Chiesa e la Chiesa, che dovrebbe essere madre, ti uccide, ti spara, ti fa pressione. Perché dici: “Non ho un avvocato per difendermi e lui [Zanchetta] ne ha due”. Sorprende l’indifferenza di molti sacerdoti, anche dei teologi morali che negano e minimizzano tutto e non credono a nulla di quello che è successo. Dopo il Seminario ho avuto un attacco di stress dovuto a tutto quello che stava succedendo e nessuno è stato disposto di aiutarmi, mentre abbiamo mangiato dalla stessa tavola. Fa male. Che genera più ferite di quelle già presenti, perché dici, così come la Chiesa ti ha scelto, non ti ha scelto, perché oggi ti abbandona e ti lascia, se non sei dalla sua parte non sei con la Chiesa. La Chiesa cerca di metterti pressione, cerca di farti abbandonare tutto e di coprire tutto ciò che è stato veramente vissuto. Il vescovo [Scozzina] manda ora una lettera. È una totale mancanza di rispetto, quando piangevamo nel suo ufficio, chiedendo aiuto, è una lettera di impunità, è arrabbiato. Sono deluso dall’istituzione che parla tanto delle leggi di Cristo, ma quando si parla dei suoi consacrati, sacerdoti, vescovi, non si compie. Tanto diritto canonico, tanta moralità, dicono tanto cosa è giusto fare e cosa non lo è, e non si attengono.

Zanchetta: i suoi giorni in carcere e la notizia delle rappresaglie
di Silvia Noviasky

Oggi verranno rese note le motivazioni della sentenza inedita contro il Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta. Venerdì della scorsa settimana è stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione per abuso sessuale semplice continuato aggravato per essere un ministro di un culto religioso riconosciuto ai danni di due ex seminaristi. Si è appreso che i suoi primi giorni in prigione sono stati trascorsi in una base operativa della Polizia e c’è totale segretezza su quando sarà trasferito in carcere. Intanto ad Orán si parla di rappresaglie contro testimoni che hanno complicato la sua situazione processuale.

La Sezione II del Tribunale di Orán, presieduta dal giudice María Toledo Zamora, con i giudici Raúl López e Héctor Fayos, ha stabilito il precedente della prima sentenza con la quale un vescovo emerito è stato privato della libertà per abusi sessuali nel Paese.

Dalla scorsa settimana c’era l’incognito delle condizioni della sua detenzione. Infatti, quando è stato condannato, è stato annunciato che sarebbe stato trasferito all’Unità Regionale N. 2 di Orán, ma poche ore dopo è emersa la notizia che si trovava in una stazione di polizia. Successivamente si è appreso che, dopo la lettura della sentenza, Zanchetta è stato portato con un’auto privata alla base operativa della Polizia nel quartiere di Taranto. Com’era noto, in quell’edificio non ci sono celle, ma stanze con bagni e Zanchetta è tenuto lontano dagli altri detenuti.

C’è segretezza sul trasferimento di Zanchetta all’unità carceraria 3 di Orán, ma sarebbe imminente. La direttiva giudiziaria è di tenerlo alloggiato a Taranto fino alla disponibilità di un posto nel sovraffollato carcere. In questi giorni è circolata una foto in cui vede Zanchetta sporgersi da una finestra, senza sbarre né custodia nelle vicinanze. L’immagine risalirebbe ai suoi giorni nella base operativa della polizia, secondo fonti locali.

Numerosi membri della Chiesa hanno testimoniato durante lo storico processo. Secondo alcuni fedeli, la Diocesi di Orán è stata divisa in due dopo la sentenza. Assicurano che verranno prese ritorsioni contro coloro che hanno sostenuto le denunce dei seminaristi e che dipendono dal Vescovado per il lavoro.

Sebbene solitamente si leggono ai condannati le motivazioni della sentenza, in questo caso ad ascoltarle ci sarebbe solo il difensore ufficiale di Zanchetta, l’Avv. Enzo Gianotti. Secondo fonti giudiziarie, non vogliono che Zanchetta si rechi oggi in tribunale “per evitare situazioni”.

Dopo aver letto le motivazioni, scade il termine alla difesa per presentare il ricorso. L’avvocato canonico che ha accompagnato Zanchetta dall’inizio del caso, Javier Belda Iniesta, ha indicato che “i fatti non sono accaduti” e che “ci sono testimoni che si contraddicono”.

Un riassunto del caso Zanchetta con la voce della Dott.ssa Valentina Villano, psicologa clinica e psicoterapeuta, che conosciamo bene e non solo per la sua rubrica La Mente-Informa su Korazym.org. QUI.

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