L’inno liturgico «Tantum Ergo Sacramentum» (che è estratto dalle ultime due strofe dell’inno eucaristico «Pange lingua») è uno dei tre inni la cui composizione è attribuita a San Tommaso d’Aquino.
Notissimo e cantato – almeno nella liturgia tradizionale – in occasione della benedizione eucaristica (nonché nella festa del Corpus Domini, per il quale fu espressamente scritto su richiesta di papa Urbano IV), l’inno ha un testo di grande profondità teologica, come ci si aspetta dai lavori «Doctor Angelicus», e – tra il serio ed il faceto – abbiamo trovato sul sito del gruppo Rinascita delle scuole cattoliche questa interessante e geniale spiegazione, rigorosamente in lingua latina ma con uno strumento tutt’altro che obsoleto.
Buona lettura!
L.V.
Prima che il Santo Padre proibisca, oltre all’amministrazione dei sacramenti in rito antico, anche il canto gregoriano, l’incenso e le poche genuflessioni rimaste nel Novus Ordo Missae, abbiamo ritenuto doveroso portare alla conoscenza del popolo di Dio il significato del TANTUM ERGO. Questo canto famoso, composto da San Tommaso d’Aquino, sicuramente verrà anch’esso, prima o poi, condannato come pericoloso per l’unità dei Cristiani e per la fratellanza universale, poiché scritto prima del sacrosanto Concilio Vaticano II.
Per non cadere nel sospetto di essere retrogradi, rigidi o chiusi nel passato, abbiamo scelto una forma testuale alternativa e giovanile per far conoscere le due strofe: una chat. Affinché le spiegazioni siano alla portata di tutti – l’inclusione e il dialogo col mondo ci sta tanto a cuore – abbiamo scelto una lingua universale che non discrimini nessun*… a parte le capre e coloro che non hanno avuto la fortuna di studiare la più bella lingua del mondo: il latino!
Come direbbe il bambino sconosciuto a Sant’Agostino oggi: Clicca et lege!
https://ilsismografo.blogspot.com/2022/01/italia-una-trama-anti-ratzinger-che.html?m=1
RispondiEliminaBella trovata, bravi. Ita oportet docere linguam Latinam. Procul dubio uiri qui hanc parauerunt pagellam linguam Latinam uiuo modo discipulis tradere solent. Qui modus optimus est, et unus quo reuera lingua in sucum et sanguinem uertitur. Macte uirtute (attamen uocabulum "gustus" IV declinationis est, cum "gustum" II declinationis non legatur nisi semel apud Apicium!).
RispondiElimina