Da Rorate Caeli il commento di un sacerdote cattolico di rito orientale ai Responsa: "Se dovessi sentirmi un cittadino di seconda classe nella mia Chiesa, sono certo che la mia reazione sarebbe simile a quella di tanti cattolici latini in tutto il mondo oggi".
È proprio il caso di dire: ex Oriente lux!
Stefano
Un prete cattolico orientale parla dei recenti documenti vaticani
Rorate Caeli, 19 dicembre 2021
Sono cresciuto nella Chiesa latina benché, come molti suoi fedeli, le mie origini remote affondassero nella cristianità orientale. Da adolescente ho scoperto la "Messa dell'indulto" nel pieno della desolazione liturgica diocesana. Ho iniziato a frequentarla, lontano dalla mia parrocchia, imparando da solo a servirla. Per questo il mio parroco mi ha rimproverato aspramente. Anche se ero rimasto il solo adolescente in parrocchia a praticare regolarmente una vita di fede, in apparenza io stavo riportando indietro la Chiesa con modi obsoleti che avrebbero solo svuotato i banchi.
Al college ho riscoperto le mie remote radici orientali e discernendo la vocazione al sacerdozio sono entrato in seminario e sono stato ordinato prete cattolico di rito orientale. Qualche tempo dopo ho ricevuto la facoltà di celebrare anche secondo il rito romano. In onore dei miei antenati, ho voluto celebrare la mia prima Messa secondo l'usus antiquior.
Questa prima celebrazione doveva aver luogo, privatamente, in una chiesa storica, ma arrivai solo per essere allontanato dal segretario perché a quanto pare avevo bisogno del permesso di celebrare la Messa antica almeno con tre giorni di anticipo, direttamente dal rettore, nonché dell'attestato del vescovo sulla mia padronanza del latino (o qualcosa del genere). Di conseguenza, la mia prima Messa romana ebbe luogo in un soggiorno, mentre ero in vacanza. "Non c'era posto per me nell'albergo". Alla fine ho potuto celebrare pubblicamente in una parrocchia latina.
Questa è la mia esperienza. La mia eredità liturgica apostolica è certamente molto bella. Allo stesso tempo, ho scoperto che non c'era modo migliore per me di riscoprire l'Eucaristia come sacerdote che imparare a celebrarla secondo un altro rito apostolico. Celebrando sia la liturgia orientale che quella tradizionale latina, non solo ho scoperto profonde ricchezze nella tradizione liturgica latina, ma anche somiglianze nell'enfasi e nell'ethos, così come interessanti parallelismi testuali, con la mia antica tradizione orientale. Il culmine di questa scoperta per me è stato quando ho ricevuto il privilegio di celebrare la Settimana Santa precedente al 1955.
Questa è la mia esperienza. La mia eredità liturgica apostolica è certamente molto bella. Allo stesso tempo, ho scoperto che non c'era modo migliore per me di riscoprire l'Eucaristia come sacerdote che imparare a celebrarla secondo un altro rito apostolico. Celebrando sia la liturgia orientale che quella tradizionale latina, non solo ho scoperto profonde ricchezze nella tradizione liturgica latina, ma anche somiglianze nell'enfasi e nell'ethos, così come interessanti parallelismi testuali, con la mia antica tradizione orientale. Il culmine di questa scoperta per me è avvenuto quando ho ricevuto il privilegio di celebrare la Settimana Santa precedente al 1955.
È con la mente fissa a queste esperienze che scrivo, con orrore verso ciò che sta attualmente avvenendo agli antichi riti liturgici della Chiesa di Roma, presumibilmente in nome dell'"accompagnamento" pastorale, della "misericordia", della "sinodalità" e dell'"unità". Se la mia tradizione liturgica fosse posta così violentemente fuori legge, e se dovessi sentirmi un cittadino di seconda classe nella mia Chiesa, sono certo che la mia reazione sarebbe simile a quella di tanti cattolici latini in tutto il mondo oggi.
Molti di loro guardano alle Chiese cattoliche orientali come standard di ortodossia liturgica e teologica. Purtroppo, il cattolicesimo orientale ha la sua dose di sostenitori della "riforma" liturgica, sulla falsariga di quella deformazione sperimentata nella Chiesa latina (infatti, alcune Chiese cattoliche orientali hanno già attuato riforme analoghe). Allo stesso tempo, in obbedienza all'appello del Concilio Vaticano II, molte altre Chiese orientali hanno intrapreso una restaurazione delle autentiche tradizioni liturgiche che erano purtroppo andate perdute nel corso del tempo. Per quasi sessant'anni a noi cattolici orientali è stato detto di restare "fedeli alle nostre autentiche tradizioni e di restaurare ciò che è stato perso nel tempo".
A mio parere, è tempo per noi di restituire il favore. È tempo per noi di ricordare e incoraggiare la Chiesa latina ad essere fedele alla sua autentica tradizione, e di ripristinare ciò che è stato perso nel corso degli ultimi decenni! Mentre alcuni cattolici orientali non amano il rito romano tradizionale, altri lo hanno vissuto come un tesoro complementare alla loro tradizione, e non sono minacciati dalla sua fraterna apostolicità.
Pertanto, vorrei che voi, "vecchi credenti" della Chiesa latina, sappiate del mio sostegno, così come di quello di molti altri cristiani orientali, sia cattolici che ortodossi. Ascoltando la chiamata del Santo Padre a raggiungere i nostri fratelli e sorelle emarginati nelle periferie, sappiate che, se non doveste trovare posto nella "locanda" dei vostri antenati, noi vi amiamo, preghiamo per voi, e vi accogliamo.
"Beati voi che piangete, perché sarete consolati.... Beati voi che siete perseguitati a causa della giustizia, perché vostro è il regno dei cieli.... Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e pronunceranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli....".
Fonte: Rorate Caeli