Più di cento personalità – tra cui Stéphane Bern, Alain Finkielkraut e Pierre Nora – hanno espresso la loro profonda preoccupazione per il progetto dell’Arcivescovo Parigi (ricordiamo che dal 2 dicembre la sede episcopale è vacante a seguito delle dimissioni di mons. Michel Christian Alain Aupetit) di modificare l’interno della Cathédrale Notre-Dame di Parigi. Questo appello, che vi proponiamo in traduzione italiana, è stato pubblicato congiuntamente dal sito La Tribune de l’Art e dal quotidiano Le Figaro.
Come riporta il sito della rivista Finestre sull’Arte, il progetto riguarda gli interni della Cattedrale, che peraltro sono stati in gran parte risparmiati dal rovinoso incendio che il 15 aprile 2019 ha devastato le coperture dell’edificio. Il progetto è stato ufficialmente presentato ieri, 9 dicembre, presso la sede della Commission nationale du patrimoine et de l’architecture (CNPA), e riguarderà soprattutto gli arredi (ci saranno installazioni contemporanee), l’impianto di illuminazione che verrà ripensato e vedrà l’utilizzo di proiezioni, il percorso di visita.
Il progetto, stilato dall’Arcidiocesi di Parigi sotto la direzione di Gilles Drouin, direttore dell’Institut supérieur de liturgie dell’Institut catholique de Paris, dovrà essere approvato dalla CNPA. Ma tutti i giornali francesi, nei giorni scorsi, prevedevano che avrebbe fatto molto discutere, dal momento che il progetto della squadra di Gilles Drouin prevede cambiamenti radicali: per esempio, l’installazione di un nuovo fonte battesimale al centro della navata e la presenza di opere d’arte contemporanea nelle navate laterali. E dunque molti hanno sollevato le sopracciglia ritenendolo un progetto irrispettoso della storia dell’edificio.
Di seguito all’appello, riportiamo l’articolo sullo stesso argomento di Luca Volontè pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana il 7 dicembre.
L.V.
Una nuova minaccia incombe su Notre-Dame de Paris: ciò che l’incendio ha risparmiato, la Diocesi vuole distruggere
Il 15 aprile 2019, il mondo ha scoperto, stordito e scioccato, le immagini di Notre-Dame in fiamme. Mentre le macerie erano ancora fumanti, milioni di persone, di tutte le nazionalità, si sono mobilitate spontaneamente per raccogliere il denaro necessario a restaurare il monumento. Sono stati raccolti quasi un miliardo di euro. Queste donazioni erano dichiarazioni d’amore per la Cattedrale di Notre-Dame. Hanno mostrato fiducia nella nostra capacità di far rivivere questo sublime patrimonio artistico e spirituale.
Ma oggi, questa resurrezione è seriamente compromessa da un progetto di sviluppo dell’interno del monumento. La Diocesi di Parigi vuole approfittare dei lavori di restauro per trasformare l’interno di Notre-Dame in un progetto che stravolge completamente la decorazione e lo spazio liturgico. Ritiene che la distruzione causata dall’incendio sia un’opportunità per trasformare la percezione del monumento da parte del visitatore, anche se l’incendio si è limitato al tetto e alla guglia e non ha distrutto nessun patrimonio all’interno.
Questi cambiamenti proposti riguardano l’arredamento, l’illuminazione e la circolazione. Gli autori di questo progetto cercano di istituire un altro percorso, un’altra esperienza del monumento, anche se Notre-Dame offre già un percorso, è già un discorso. Per fare solo un esempio, l’organizzazione concepita da Viollet-le-Duc si basa su un principio di gradazione degli spazi che esisteva già alla fine del Medioevo e che lui ha restaurato. Le prime cappelle hanno una decorazione sommaria per permettere un’ascesa progressiva verso lo splendore del coro. E così via. Tutto è stato sapientemente pensato e arbitrato.
Tuttavia, ciò che la diocesi immagina oggi riduce a nulla la concezione pazientemente elaborata da Viollet-le-Duc. Il progetto prevede l’installazione di panchine rimovibili, luci che cambiano a seconda delle stagioni, proiezioni video sulle pareti, ecc., in altre parole, gli stessi “dispositivi di mediazione” alla moda (e quindi già terribilmente superati) che si possono trovare in tutti i progetti culturali “immersivi”, in cui la stupidità spesso fa concorrenza al kitsch.
Tuttavia, questo tragico incendio ci offre un’opportunità unica: il restauro dell’arredamento di Viollet-le-Duc. Siamo davvero in grado di riportare un insieme coerente e formalmente perfetto. Il geniale architetto, ansioso di prolungare e completare il lavoro dei costruttori del Medioevo, aveva concepito un’opera d’arte totale, mettendo insieme architettura e decorazione, pittura e scultura, ebanisteria e oreficeria, vetrate e illuminazione. Guidato da una visione molto precisa di un ideale artistico e spirituale, aveva progettato e realizzato la cattedrale delle cattedrali.
Rispettiamo il lavoro di Viollet-le-Duc, rispettiamo il lavoro degli artisti e degli artigiani che hanno lavorato per darci questo gioiello, rispettiamo semplicemente i principi del patrimonio di un monumento storico. Questo progetto di restauro dovrebbe permetterci di recuperare l’autenticità del luogo e la sua esperienza, mettendo le opere giuste nei posti giusti, in armonia e coerenza.
La Francia sarà ammirata da tutti per aver saputo realizzare un restauro che restituirà al mondo un monumento sublime. I nostri architetti, i nostri restauratori e tutti gli artigiani avranno così, secondo le parole del Presidente della Repubblica, reso Notre-Dame più bella di prima dell’incendio, cioè sublime come ci era stata lasciata in eredità.
Jean-Claude Allard, Generale (2S)
Pierre Arizzoli-Clémentel, Direttore Generale Onorario del Castello e della Tenuta di Versailles e dei Trianons, ex incaricato di missione per la storia dell’arte all’Académie de France a Roma, Villa Médicis.
Gérard Audinet, curatore generale del patrimonio
Pascal Avot, consulente di comunicazione
Françoise Baligand, curatrice capo onoraria del patrimonio incaricata della conservazione del patrimonio religioso della città di Douai
Stéphane Bern, presentatore televisivo e sostenitore del patrimonio
Bernard Berthod, curatore del Museo di Fourvière, consulente emerito della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Sami Biasoni, dottore in filosofia, saggista
Guillaume Bigot, direttore generale, IPAG Business School
Françoise Boudon, storico dell’architettura
Marion Boudon-Machuel, professore di storia dell’arte moderna, Università di Tours/CESR
Michel Bouleau, magistrato amministrativo onorario
Christophe Boutin, professore di diritto pubblico all’Università di Caen
Jean-François Braunstein, professore di filosofia all’Università di Parigi 1 Sorbona
Jean-Marie Brohm, professore emerito di sociologia all’Università di Montpellier 3
Belinda Cannone, scrittore
Maria Teresa Caracciolo, ricercatrice onoraria al CNRS, Università di Lille 3, presidente dell’associazione Cahiers d’Histoire de l’Art
Sébastien Celeri, architetto del patrimonio
Jean-Loup Champion, storico dell’arte, editore, scultore
Élie Chouraqui, regista
Maurice Culot, architetto, autore, editore di libri di architettura, vincitore 2019 del premio americano Driehaus Architecture Prize
Sara Daniel, giornalista, scrittrice
Antoine Daudré-Vignier, architetto D.P.L.G
Sophie Defrance, curatrice delle collezioni romaniche, Londra, British Library
Jérôme Delaplanche, storico dell’arte
Damien Delgrossi, addetto alla conservazione del patrimonio
Marie-Hélène Desjardins, curatrice capo del patrimonio in pensione
Albert Doja, professore di antropologia, Università di Lille
Jean Dupèbe, professore emerito di università
Annick Duraffour, professore associato di letteratura moderna
Valérie Expert, giornalista
Michel Fichant, professore emerito, Sorbona di Parigi
Alain Finkielkraut, filosofo, membro dell’Académie française
Jean-Charles Fitoussi, regista
Jacques Foucart, curatore generale onorario del patrimonio (Museo del Louvre, dipartimento dei dipinti)
Elisabeth Foucart-Walter, curatrice generale onoraria del patrimonio (Musée du Louvre, Dipartimento dei dipinti)
Angéline Foucray, doratore e ornatista
Renée Fregosi, filosofa e politologa
Véronique Gerard Powell, docente onorario, Università della Sorbona
Jean Giot, professore emerito, Università di Namur
Monique Gosselin-Noat, professore emerito, Università di Parigi-Ouest-Nanterre
Thibaut Gress, ex studente dell’École Normale Supérieure, agrégé e dottore in filosofia, insegnante al CPGE.
Yana Grinshpun, MCF Sciences du Langage Paris III
Philippe Gumplowicz, professore di musicologia
François Hagnéré, storico dell’arte e dell’architettura
Françoise Hamon, professore emerito di storia del patrimonio, Paris-Sorbonne
Philippe Hamon, professore emerito Sorbonne Nouvelle
Hubert Heckmann, docente di letteratura francese medievale all’Università di Rouen
Philippe d’Iribarne, direttore della ricerca, CNRS
Pierre Jacky, storico dell’arte
Jean-David Jumeau-Lafond, dottore in storia dell’arte
Benoît Kanabus, dottore in filosofia, docente di diritto privato e saggista
Maya Khadra, insegnante, giornalista
Jean-Pierre Krief, regista
Georges Kuzmanovic, Presidente della Repubblica Sovrana
Françoise Laborde, giornalista, saggista
Claire de Lalande, curatrice del patrimonio del Museo Dobrée, Grand patrimoine de Loire-Atlantique
Hélène de Lauzun, ex allieva dell’Ecole Normale Supérieure de la rue d’Ulm, agrégée e dottore in storia
Thomas Lévy-Lasne, pittore
Anne-Marie Le Pourhiet, professore di diritto pubblico all’Università di Rennes 1
Bérénice Levet, dottore in filosofia, saggista
Alain Lompech, critico musicale e giornalista
Fadila Maaroufi, direttore dell’Osservatorio dei Fondamentalismi (Bruxelles)
Antonin Macé de Lépinay, ispettore delle collezioni, Mobilier national
Pierre Manent, filosofo
Aurélien Marcq, alto funzionario
J. Patrice Marandel, curatore capo onorario, Los Angeles County Museum of Art
Daniel Marchesseau, curatore generale onorario del patrimonio
Isabelle de Mecquenem, professore di filosofia
Alain Mérot, professore emerito di storia dell’arte moderna, Università della Sorbona
Naïma M’Faddel, saggista, consigliere di politica cittadina, Cavaliere dell’Ordine Nazionale del Merito
Dominique Millet-Gérard, professore emerito alla Sorbona
Anne-Elisabeth Moutet, giornalista
Matthieu Noli, scrittore
Pierre Nora, storico, membro dell’Académie française
Hala Oukili, giornalista
Bernard Paqueteau, docente di sociologia in pensione e diplomatico nel settore dell’azione culturale
Rémi Pellet, professore di diritto, Università di Parigi
Jean-Marie Pérouse de Montclos, direttore della ricerca al CNRS
Pascal Prévost, chirurgo ospedaliero (in pensione)
Benjamin Randow, romanziere
Olivier de Rohan-Chabot, presidente della Sauvegarde de l’Art français
Jean-Marie Rouart, scrittore, membro dell’Académie française
François Roudaut, professore universitario
Catherine Rouvier, dottore di Stato in diritto pubblico, avvocato, docente universitario
Clotilde Roy, storica dell’arte
Didier Rykner, direttore editoriale de La Tribune de l’Art
Xavier-Laurent Salvador, docente di linguistica medievale
Marc Scherer, curatore statale delle biblioteche
Damien Serieyx, editore
Claire-Mélanie Sinnhuber, compositore
Bruno Sire, presidente onorario dell’Università Capitole di Tolosa
Jeremy Stubbs, giornalista, saggista e docente
Jean Szlamowicz, linguista, professore universitario
Wiktor Stoczkowski, direttore degli studi all’EHESS
Pierre-André Taguieff, direttore della ricerca al CNRS
Pierre Téqui, storico dell’arte
André Tiran, professore emerito, Università Lumière Lyon-2
Gennaro Toscano, professore universitario
Dominique Triaire, professore emerito di università (letteratura francese)
Caroline Valentin, avvocato, saggista ed editorialista
Sophie Valles, autore
Pierre Vermeren, professore di storia a Parigi1
André Versaille, scrittore, documentarista
Marin de Viry, scrittore
Ibn Warraq, autore
Notre Dame, la cattedrale di Parigi danneggiata gravemente dall'incendio del 2019, deve essere restaurata. Ma come? La commissione si riunirà il 9 dicembre. Ma intanto trapela un progetto che trasformerebbe l'interno della cattedrale gotica in un “percorso” a tema multiculturale ed ecologista. Uno scempio che, svelato, potrebbe essere sventato.
La Chiesa di Francia non ha pace, l’assedio è continuo, dopo lo scandaloso Rapporto Ciase e il suo smascheramento, la stupefacente decisione del Papa di licenziare l’arcivescovo di Parigi, mons. Aupetit, e lo choc provocato nella diocesi, ora avanza la bufera sul restauro della Cattedrale di Notre Dame. Il 9 dicembre avrebbe dovuto essere la data prescelta per la rivoluzione contro la Chiesa di Francia, ora forse il piano è saltato. La cattedrale di Notre Dame, secondo quanto riferito dall’inglese “The Telegraph” nei giorni scorsi, potrebbe essere trasformata in un "parco a tema" in stile Disneyland o almeno questo appare dai piani di ristrutturazione trapelati.
La Cattedrale di Notre Dame, una delle cattedrali più care ai fedeli cattolici di tutto il mondo e di Francia, aveva sofferto un incendio molto importante (le cui cause non sono state ancora chiarite) lo scorso 15 aprile 2019, nel quale sia il tetto che la guglia erano stati quasi interamente distrutti. Mentre è stato deciso che l'esterno della cattedrale sarà ricostruito con materiali tradizionali, dai giorni scorsi si discute sulle ipotesi di restauro all’interno della chiesa e, secondo i piani pubblicati dal giornale inglese, l’interno della cattedrale potrebbe diventare un “parco a tema” politicamente corretto, con anche le parti meglio conservate che sarebbero destinate a cambiare radicalmente. I confessionali, gli altari e le statue classiche saranno sostituiti da murales di arte moderna, mentre effetti di luce e suoni (non certo liturgici) saranno aggiunti per creare i cosiddetti “spazi emozionali" per i visitatori ed i fedeli. Anche le "cappelle a tema” (che avranno per protagonisti i continenti africani e asiatici) saranno aggiunte all’edificio come parte di quello che è stato soprannominato un "percorso di scoperta”. L’ultima cappella del ‘percorso’ interno della cattedrale, dedicata alla cosiddetta “creazione riconciliata", si concentrerà interamente sull’ambientalismo. Non mancheranno le citazioni bibliche che saranno anche proiettate sulle pareti di quest’ultima cappella in moltissime lingue, incluso il mandarino cinese.
Una fonte vicina ai progettisti della ristrutturazione ha denunciato che la il rifacimento previsto “mutilerebbe” il lavoro dell’architetto Eugène Viollet-le-Duc, che guidò un importante restauro della chiesa durante la metà del Diciannovesimo Secolo, e l’intera tradizione architettonica e liturgica dell’edificio costruito nel Quattordicesimo Secolo. Si vorrebbe trasformare Notre Dame in uno showroom liturgico sperimentale che non esiste da nessun'altra parte del mondo, mentre dovrebbe tornare ad essere un punto di riferimento per i fedeli e chiunque sia interessato a gustare il bello e la tradizione cattolica della Francia. La riunione cruciale della Commissione del patrimonio nazionale francese sulla ristrutturazione di Notre Dame si terrà il 9 dicembre, solo in quella data la diocesi di Parigi presenterà le sue proposte per il restauro o la iattazione interna dell’edificio, pur assicurando che si desidera un restauro fedele della Cattedrale.
Si nutrono molti dubbi sull’esito della riunione e soprattutto sulle reali intenzioni della arcidiocesi. Le Figaro, ad esempio, dice che il progetto degli interni della cattedrale, elaborato durante l’anno scorso con la massima discrezione dall'arcivescovado saranno scrutinate con molta attenzione perché molti degli esperti della Commissione, architetti e storici, vedono ogni minimo cambiamento con un occhio molto negativo”. Altri osservatori, Le Monde in testa, esultano per le notizie che vedrebbero la trasformazione di Notre Dame in un novello ‘parco dei divertimenti’ per sentimentalisti, ambientalisti e sincretisti. Scrive Laurent Carpentier sul giornale più venduto di Francia che “un restauro strettamente identico all’originale, sarebbe una capitolazione”, mentre l’incendio del 2019 “ha trasformato l'interno della cattedrale in una pagina bianca, un'opportunità insperata di rifondere lo spazio liturgico” a favore della “modernità e dell'ecumenismo” e contro “i garanti di un conservatorismo nostalgico”. Di parere diametralmente opposto lo storico dell’arte francese Didier Rykner che su La Tribune de l’art, descrive il progetto che verrà presentato nei prossimi giorni dalla Diocesi alla Commissione come “brutto, indegno di Notre-Dame e [che] deve essere fermamente contrastato dagli amanti del patrimonio”. Rykner descrive nel dettaglio lo scempio che si vorrebbe attuare: molti altari saranno interamente spogliati non solo del loro arredamento (ostensori, candelabri...), ma anche delle sculture… i confessionali, saranno rimossi da tutte le cappelle laterali…le cappelle saranno riempite da opere d'arte contemporanea, di cui non si sa nulla”.
E chi finanzierà queste ristrutturazioni? Gli iconoclasti parigini, vestano essi abiti talari o grembiulini, contano anche molto sulle donazioni dei fedeli, ma sarà molto difficile convincerli senza un chiaro progetto e senza un impegno certo a riportare la Cattedrale di Notre Dame agli antichi e originali splendori di luogo di fede verso la Madonna e Suo Figlio Gesù. Il 9 dicembre la scempiaggine del restauro avrebbe dovuto esser discusso (forse approvato) a Parigi, lo stesso giorno il Presidente del CIASE e l’intera Commissione avrebbero dovuto incontrare il Papa a Roma. Il 9 dicembre si celebra l’anniversario della Legge di separazione tra Stato e Chiesa di Francia, fortemente voluta dai massoni nel 1905. Si voleva presentare il nuovo volto della Chiesa, umiliata e disponibile a distruggere le proprie cattedrali e trasformarla da ‘sistematicamente pedofila’ a ‘sentimentalmente sincretista’. Progetto smascherato e speriamo fallito.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt...
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