Continuiamo la memoria dei santi Re cattolici commemorati nel Martirologio Romano: Beata Margherita di Lorena (1463 - 1521).
2 novembre.
A Mortagne nella Normandia, beata Margherita di Lorena, che, un tempo duchessa di Alençon, rimasta vedova, professò l’obbedienza alla vita regolare nel monastero di Clarisse da lei stessa fatto costruire. (Martirologio Romano ed. 2004)
L.V.
A dieci anni, durante una passeggiata nel bosco, la nipotina del Re Renato di Sicilia, Duca d’Angiò e di Lorena, si nascose con alcune coetanee, destando apprensione tra le persone del seguito. Ritrovata prima di notte, confessò di aver voluto darsi alla vita eremitica.
Non furono molti a stupirsi, sapendo come il nonno facesse leggere alla bambina le Vite dei Padri del deserto e come il buon Sovrano angioino non si mostrasse né sorpreso né contrariato notando questa precoce vocazione all’ascetismo nella sua nipotina prediletta.
Nata nel 1463, Margherita era ancora adolescente quando il nonno morì. Tornata in Lorena, qualche anno dopo sposò il Duca d’Alençon, che si chiamava anch’egli Renato. Ma la vita dei due sposi non fu facile, perché i disastri della Guerra dei Cent’Anni angustiavano il piccolo Ducato. E peggio fu quando Renato d’Alençon morì, nel 1492, lasciando Margherita vedova a trentadue anni, con tre figli ancora bambini.
Da allora, la vita della donna forte fu dedicata all’educazione dei tre orfani, che i parenti avrebbero voluto sottrarre alla sua tutela e che ella invece seppe far crescere tra i più promettenti e ammirati giovani di sangue reale, e finalmente sposare con ottimi matrimoni.
Una volta libera dall’impegno dei figli, Margherita di Lorena volle anche liberarsi dal peso del ducato, portato con scrupolosa abnegazione durante ventidue anni di vedovanza. Dei suoi beni personali fece tre parti: una destinata ai poveri, l’altra alla Chiesa, la terza al proprio sostentamento. Poi si ritirò nel castello di Essai, che divenne un vero monastero laico, in stretto contatto con le Clarisse di Alençon.
Il Vescovo della Diocesi dovette invitare la Duchessa a moderare il proprio zelo ascetico, che la portava non solo a trascorrere notti quasi insonni, in preghiera, a indossare cilici, a digiunare a lungo, ma anche a disciplinarsi con estremo rigore per provare, com’ella stessa soleva dire, “qualcosa della Passione di Gesù”.
Cedendo alle esortazioni del prelato, Margherita di Lorena accettò di mutare metodo: prese a curare le piaghe degli ammalati, presso un dispensario da lei aperto a Mortagne.
Finalmente la vocazione religiosa della nipotina del buon Re Renato poté essere coronata nel modo più completo e anche più austero, quando Margherita entrò tra le povere Clarisse di Argentan, accettando di condividere la durissima vita delle figlie di Santa Chiara, che oggi la onorano come una loro beata.
Dopo due anni, la Duchessa si ammalò. A chi le proponeva un cambiamento d’aria, rispose che era necessario obbedire alla Regola, ma non era necessario vivere. Infatti non visse a lungo e si preparò alla morte rimettendosi completamente nelle mani della Madre Superiora, perché questa la rimettesse a sua volta nelle mani del Salvatore.
Morì da vera clarissa, la sera del giorno dei defunti, nel 1521. Sul petto le fu trovata una croce di ferro, con tre punte che penetravano nella carne della Duchessa di Lorena, nipotina preferita del Re Renato d’Angiò.
PREGHIERA
Signore Dio, nostro Padre,
tu hai reso illustre la tua serva Margherita di Lorena
per le grandi virtù
che ha mostrato durante tutta la sua vita,
concedi a noi, per sua intercessione,
di perseverare fedelmente nella nostra vocazione
e di rendere sempre testimonianza alla tua luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Fonte: Santi e Beati
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