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giovedì 21 ottobre 2021

Storia del Movimento Liturgico #3 - "S. Messa e Ufficio Divino sotto attacco: Giovanni Bona" #liturgia

Terza puntata dei medaglioni liturgici del M° Aurelio Porfiri sulla Storia della liturgia. 
Qui i primi due. 
Roberto

Santa Messa e Ufficio Divino sotto attacco: Giovanni Bona (1609-1674)
di Aurelio Porfiri

Gli autori intorno al XVI e XVII secolo, si trovarono a dover fronteggiare la grande sfida che era venuta dalla rivolta di Martin Lutero che, non lo dimentichiamo, prese di mira la liturgia cattolica con una violenza senza precedenti: “Il piano per distruggere la Messa risale a molti secoli fa e non è avvenuto da un giorno all'altro. Lutero, che ha fondato il movimento riformista, ha capito bene che il modo per distruggere la Chiesa è distruggere la Messa su cui è edificata l'intera Chiesa. «È infatti sulla Messa come su una roccia che si edifica tutto l'ordinamento papale, con i suoi monasteri, i suoi vescovati, le sue collegiate, i suoi altari, i suoi ministeri, la sua dottrina, cioè con tutte le sue viscere. Tutti questi non possono non sgretolarsi una volta caduta la loro messa sacrilega e abominevole”. (Martin Lutero, Contro Enrico, re d'Inghilterra, 1522, Werke, Vol. X, p. 220.)” (1). Quindi era importante dimostrare anche seguendo dei mezzi scientifici disponibili allora che la Messa era legata alla Chiesa da un vincolo di Tradizione che risaliva alle origini, ma non al modo giansenista che considerava tutto ciò che veniva in mezzo come una deviazione, ma che la Messa del tempo di Lutero era lo sviluppo organico di quella dell’era apostolica.

Tra i vari studiosi dobbiamo menzionare il cardinale Giovanni Bona, nato a Mondovì ed entrato nell’ordine cistercense. Anzi, fu parte dei Foglianti, che era una branca ancora più rigida di questo ordine, con regole che cercavano di riprodurre la severità delle origini monastiche. Giovanni studiò a Roma e alloggiò per lungo tempo al monastero di san Bernardo alle Terme, dove oggi è sepolto. Fu anche fatto Padre Generale del suo ordine e per la sua saggezza e santità fu tenuto in grande considerazione. E dovette molto soffrire, anche per fronteggiare una nuova eresia che ebbe conseguenze disastrose: “Nel 1643 e nel 1648 il B. assistette al capitolo generale tenuto a Roma. In quello successivo del 1651 fa eletto generale per un triennio. Questi tre anni dovettero risultare per lui, uomo di studio e di una erudizione patristica molto estesa, assai penosi: nel corso di essi ebbe luogo infatti, non senza passione né parzialità, l'esame e poi (il 31 maggio 1653) la condanna delle cinque proposizioni di Giansenio. Se l'abate generale non vi fu implicato direttamente, dovette conoscere però tutti i dettagli, anche quelli più segreti, tramite il suo confratello milanese Ilarione Rancati, abate di S. Croce, che ne fu testimone e anche vittima. In questa circostanza è da ravvisare con tutta probabilità una delle ragioni che alla fine del suo triennato lo indussero a rientrare in fretta in Piemonte, a dispetto di tutte le istanze per trattenerlo a Roma” (2). Conobbe Fabio Chigi che sarà poi papa Alessandro VII, a cui lo legherà una forte amicizia. Nel 1653 pubblicherà Psallentis Ecclesiae harmonia. Tractatus historicus,symbolicus,asceticus de divina psalmodia, una delle sue opere più importanti. Sempre in grande considerazione in curia, viene creato Cardinale nel 1669 da Clemente IX. Nel 1671 pubblica quella che viene considerata la sua opera liturgica maggiore, Rerum liturgicarum libri duo. Fu in corrispondenza con molti dotti del suo tempo. Così il Ceyssens giudica la sua opera liturgica: “Opere: Psallentis Ecclesiae harmonia. Tractatus historicus, symbolicus, asceticus de divina psalmodia eiusque causis, mysteriis et disciplinis, deque variis ritibus omnium ecclesiarum in psallendis divinis officiis, Romae 1653, ripreso e completato nella nuova edizione apparsa con il titolo De divina psalmodia, Paris 1663. È uno dei più interessanti trattati sulla salmodia, o ufficio divino, di cui il B. rintraccia l'antichità, addita i misteri, spiega i simboli e svolge la storia, attingendo alle fonti più sicure e più dotte ed esponendo la materia in modo chiaro e compendioso. Di quest'ufficio divino e delle ore canoniche che lo compongono, la parte più importante e significativa è quella dedicata alla storia del canto liturgico, all'origine e all'uso dell'organo e degli altri strumenti nella chiesa, ai toni o modi ecclesiastici e alle loro proprietà e infine alla disciplina dei cantori ecclesiastici, parte che riecheggia in sostanza le relative regole benedettina e cisterciense sulla musica liturgica. Il B. conclude la sua esposizione esortando i cantori di chiesa a non usare a scopo di diletto ciò che i padri istituirono ad incremento della pietà, esortandoli, cioè, ad una esecuzione perfetta della salmodia, che è insieme preghiera e musica rivolte a Dio solo. Via Compendii ad Deum per motus analogicos et orationes iaculatorias, Romae 1657: breve esposizione della vita contemplativa e metodo pratico per giungere ad essa. De sacrificio missae tractatus asceticus, Romae 1658. Manuductio ad coelum continens medullam sanctorum Patrum et veterum philosophorum, Romae 1658. Rerum liturgicarum libri duo, Romae 1671 (edizione aumentata, Paris 1676): iniziato per sollecitazione del cardinale Pallavicino, comporta la storia e la spiegazione delle diverse parti della messa. Fu attaccato per quel che concerne l'uso nella Chiesa antica del pane azzimo dal francescano portoghese Francesco Macedo, cui il B. rispose con una Monitio introdotta nelle edizioni successive. Di particolare rilievo sono ancora, nel cap. XXV del primo libro, i paragrafi XIX e XX, che trattano, oltre all'origine e allo sviluppo del canto ecclesiastico e all'introduzione e all'uso dell'organo nella chiesa, della importante istituzione della schola cantorum a Roma e altrove. De discretione spirituum in vita spirituali deducendorum, Bruxelles 1671: regole di condotta spirituale tratte dall'esperienza dei grandi mistici e dei direttori d'anime. La traduzione francese era dovuta a Guillaume Le Roy, abate di Haute-Fontaine, noto giansenista. Principia et documenta vitae chistianae, Romae 1673: trattato sui doveri del cristiano, la moderazione delle passioni, la pratica delle virtù” (3). E proprio alla pratica delle virtù il Cardinale Bona dedicherà la sua vita, come dice nel suo Principii e Documenti di Vita Cristiana (qui in una versione Italiana del XIX secolo): “Impertanto la nostra salvezza sta nell'abbracciare la croce, e seguir le tracce di Cristo. Nella croce si truoya la pienezza de’ meriti; e la più sublime filosofia de' Cristiani si è questa, sapere Cristo, e questo crocefisso”. Nella comprensione di questi misteri, fronteggiando le sfide del suo tempo, il cardinale Bona vide nella liturgia il mezzo per assicurare la solidità della nostra fede.


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(1) In MARTIN, David (2011). Vatican II: a Historic Turning Point. The Dawning of a New Epoch. AutorHouse, mia traduzione.
(2) CEYSSENS, Lucien (1969) BONA, Giovanni in Dizionario Biografico degli Italiani. Questa voce fornisce notizie molto interessanti sul Cardinal Bona, la sua vita e opera.
(3) CEYSSENS, op. Cit.

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