Il 3 ottobre è morto il cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estevez, nella città di Santiago del Cile dove era nato nel 1926. I più lo ricordano per l'indimenticabile giornata del 19 aprile 2005, quando fu lui, in qualità di protodiacono, ad affacciarsi dalla loggia della basilica vaticana per annunciare al mondo l'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger.
Ne ricordiamo anche il sostegno alla liturgia tradizionale che lui stesso riscoprì dopo una visita dal monastero di Le Barroux quando era prefetto della Congregazione per il Culto Divino. Le sue parole (ancora più attuali adesso) e le foto sono tratte da New Liturgical Movement (QUI e QUI).
Stefano"Alcuni invocano la più ampia libertà nella Chiesa ma, con mio grande stupore, non vogliono permettere una più ampia sopravvivenza dell'antica forma del rito romano. È curioso che tollerino abusi volontari o involontari nelle celebrazioni secondo la forma recente del rito romano. Da parte mia, auspico con forza che il Santo Padre [allora Benedetto XVI, ndr] si esprima nel senso di una maggiore libertà dell'uso del rito romano antico"
(Card. Jorge Arturo Medina Estevez)
Requiem aeternam dona ei, Domine. Una preghiera per l'anima di questo Cardinale, che ora è comparso davanti a Dio per esserne giudicato. Non ricordo ora qual'era quel Papa, in epoca medioevale, che mentre stava per morire disse: "Magari fossi rimasto in convento a lavare i piatti!"... Certo che il giudizio di chi sta in alto, come dice la Sacra Scrittura (il Libro della Sapienza, mi pare) è molto più severo di quello degli altri.
RispondiEliminaComunque vorrei qui anche commentare brevemente il post precedente di Mons. Schneider, che non prevede commenti (e non ne capisco il motivo): ottimo, Mons. Schneider, riconosce finalmente che tra le due forme liturgiche, il Vetus ed il novus Ordo, c'è contrapposizione.
Ricorda anche ottimamente il rito disgraziatamente dimenticato del 1965, praticamente identico al Vetus Ordo ma in lingua volgare - tranne il Canone, che era sempre in latino.
Personalmente penso che bisognerebbe rivalutarlo, e penso a tanti sacerdoti che non conoscono il latino o avrebbero serie difficoltà ad impararlo: potrebbero celebrare con il Rito Antico ugualmente, adottando appunto quello del 1965.
Non bisogna a mio avvisofare i 'puristi', il latino è sì importante ma non fondamentale. Ciò che importa invece è la santità e l'antichità del Rito stesso, mi pare. Perché abbandonare questi sacerdoti al rito filoprotestante di Paolo VI/Bugnini? Potremmo recuperarli facilmente, in questo modo, ed i fedeli ne avrebbero un immenso giovamento spirituale.
Mons. Schneider, per chi avesse dei dubbi in proposito, ricorda molto opportunamente che anche Mons. Marcel lefebvre,dal 1965 al 1974 mi sembra, celebrò con il Messale del 1965, un Messale perfettamente cattolico.
Spero che i sacerdoti interessati si muovano in questo senso, e presto anche.
don Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano
Non sapevo dell'esistenza di questo messale del '65! Grazie ho imparato una cosa nuova e soprattutto ritengo davvero interessante, saggia e fattibile l'idea di usare quel messale.
EliminaE non è neppure difficile trovarlo in vendita online, il Messale del 1965, oppure in biblioteche di parrocchie, conventi, Seminari... In attesa che possa essere ristampato, naturalmente. Speriamo che lo facciano, a Dio piacendo.
Eliminadon Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano
Grazie don Andrea per le informazioni. (Tra l'altro, concordo sul fatto che non sia importante la lingua in sé).
EliminaIo ne ho uno del 1960 che ho avuto in dono alla mia prima Comunione e uno del 1965;quando posso partecipare alla Santa Messa di sempre porto quelli perche' vanno benissimo.
RispondiEliminaElle