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lunedì 11 ottobre 2021

Bux: «Il futuro sinodo è un pericolo. Sul “green” si segua la Genesi»

Un'intervista a tutto campo a Mons. Bux.
A Sinodo sulla Sinodalità iniziato, purtroppo.
Luigi


Il teologo: «Attenti alla rivoluzione voluta dal Papa: la Chiesa democratica. Che cattiveria la battuta contro Burke. I vaccini? Il magistero cattolico non prescriveva di promuoverli»
Con il gentile consenso di Mons. Nicola Bux, rilanciamo l’intervista da lui concessa a Alessandro Rico, giornalista de La Verità, il 4 ottobre scorso.

Don Nicola Bux, teologo, esperto di liturgia e già stretto collaboratore di Benedetto XVI, è allarmato per quello che sta succedendo alla Chiesa.

Domenica prossima, il Papa inaugurerà con una messa il Sinodo sulla sinodalità, indetto per ottobre 2022. Quali dovrebbero essere, nelle intenzioni di Francesco, gli obiettivi di questa iniziativa ?

«Forse un cambiamento della natura della Chiesa, in apparenza senza toccare la dottrina».

Un cambiamento di che tipo?

«La Chiesa cattolica, da comunione gerarchica, scivolerebbe verso un’assemblea permanente di chierici e laici che decide tutto, esautorando i vescovi che sono l’unica istituzione di diritto divino insieme al Papa».

E come?

«Il modo si è visto negli altri sinodi di questo Pontificato».

Cioè?

«Si decide un argomento, si fanno preparare i testi preliminari da amici più o meno esperti, in modo che si conoscano in partenza le conclusioni; servendosi poi di omelie e interventi a braccio nel corso dei lavori, si attiva una sorta di moral suasion verso chi la pensa diversamente, in modo da isolarlo e farlo sentire minoritario, incapace di concepire novità… Si raggiunge infine l’obiettivo di far passare la rivoluzione»

S’innescherebbe addirittura una rivoluzione?

«Sotto Paolo VI si parlava di una “Chiesa tutta ministeriale”, ora di una “tutta sinodale”: mettiamoci d’accordo» .

Chi ha ragione?

«Il Vaticano II, in Lumen Gentium 18, afferma che la Chiesa è gerarchica, cioè è retta dall’Ordine sacro a cui Cristo ha assegnato tre compiti: insegnare, santificare e governare».

Allora?
«Questi compiti non sono dei fedeli laici, altrimenti si trasforma in assemblea parlamentare dove ha ragione la maggioranza. Nella Chiesa invece può accadere che la verità la conservi una minoranza, un piccolo resto»

Quindi, lei boccia l’iniziativa?

«C’è un complesso di malintesi sulla sinodalità».

Ovvero?

«Il sinodo assomiglia in piccolo al concilio, ma non è un concilio, in quanto quello finora non è stato deliberativo ma consultivo».

È una distinzione molto tecnica: ce la spiega meglio?

«Possono deliberare solo il Papa e l’intero collegio episcopale perché di istituzione divina e poiché costituiscono il magistero ecclesiale; se rinunziasse a questo, non sarebbe più la Chiesa cattolica ma un’assemblea di comunità simile a quelle protestanti».

E la sinodalità, quindi?

«Assomiglia al sinodo diocesano a cui partecipano chierici e laici, a norma di diritto canonico, che assegna sempre al vescovo l’ultima parola»

Dove sta il problema?

«Taluni guardano alla struttura sinodale delle chiese ortodosse e non si rendono conto che, lungi dal farla “camminare insieme” – significato del termine greco synodos – essa blocca la Chiesa all’interno»

Per quale motivo?
«Perché la funzione di governo di ogni vescovo è del tutto dipendente dal consenso del sinodo della sua chiesa particolare, e all’esterno, a motivo dell’autonomia o autocefalia, ne è impedita di fatto la panortodossia, come si è visto tre anni fa. La sinodalità può anche distruggere la Chiesa, mi confidò il patriarca Bartolomeo»

Davvero?
«Un rischio analogo corrono i vescovi cattolici con la sinodalità applicata alle conferenze episcopali e alle commissioni di esperti istituite per studiare le questioni, che spesso finiscono per dettare anche le soluzioni».

Perché?

«Esse sono utili se non si burocratizzano e non cadono nelle mani dei funzionari e possono farsi carico di talune funzioni finora svolte da Roma, ma non di prerogative dottrinali. Il “camminare insieme”, non deve avere nulla di sociologico, ma esprimere l’intima adesione al Corpo di Cristo che è la Chiesa nel suo cammino verso l’eternità. Dunque, stiamo attenti».

Insomma, la sinodalità confonde le gerarchie?
«Con la sinodalità si vuole mettere sullo stesso piano la Chiesa docente del Papa e dei vescovi, docente perché ha il compito di insegnare, e la Chiesa discente, che deve ascoltare per apprendere».

Ora è chiaro.

«Sempre più spesso i nuovi vescovi, quando entrano nelle diocesi, dicono: “Sono venuto per mettermi in ascolto”».

Non dovrebbero?

«Omettono che essi sono maestri della fede e sono inviai a insegnare la dottrina della fede».

Dove vuole arrivare?

«Voglio dire che, senza dubbio, un pensiero non cattolico è penetrato nella Chiesa: la si vuole democratizzare».

E perché?

«Perché non si crede in una Verità eterna, rivelata, immutabile, con la quale l’uomo può solo confrontarsi. Poi, in questo momento di grande crisi, la cosiddetta sinodalità acuirà le tensioni interne tra la dottrina della Chiesa e la sua pratica».

Come mai?

«Si vuole che le minoranze si debbano allineare alle decisioni adottate dalla maggioranza. La sinodalità in Germania sta di fatto affossando il primato del Papa e
dividendo la Chiesa cattolica, con una assimilazione di questa al protestantesimo».

È stato giusto modificare la traduzione del Padre nostro? «Non ci abbandonare alla tentazione», anziché «non ci indurre».

«Non è stato opportuno, a motivo delle divergenze tra non pochi esperti sulla traduzione, perché vi sono numerosi brani dell’Antico e del Nuovo Testamento dove è il Padre a indurre o introdurre in tentazione, ossia nella prova, come nel caso di Giona e di suo Figlio con la passione. Perché non si è attinto alla Bibbia Neovulgata, come aveva stabilito Giovanni Paolo II?».

Come mai Jorge Mario Bergoglio sta «decapitando» i movimenti laicali? Bisognava fare pulizia, o c’è un intento accentratore, come sostiene chi l’accusa addirittura di impiegare metodi «peronisti»?

«Bisognava chiarire che il carisma del fondatore di un movimento non lo eredita il successore. Per il resto, non saprei. Sandro Magister ha scritto che egli incarna il principio di contraddizione – vedi la vicenda di Enzo Bianchi; Ernesto Galli della Loggia ritiene sia un ideologo. Bergoglio ha detto più volte che ha avuto una professoressa comunista; amando ricevere i movimenti popolari, forse ha simpatia per la “dittatura del proletariato”…».

Hanno fatto scalpore le sue parole e sui cardinali che lo volevano morto e che stavano preparando il conclave. Esiste una congiura in Vaticano?

«Forse, sapendo di essere stato proposto dal gruppo di san Gallo – definito “mafia” dal cardinale Godfried Danneels – teme qualcosa di simile. Chi di spada ferisce…».

Il futuro Papa se l’aspetta simile a Francesco? Nel collegio cardinalizio c’è una schiacciante maggioranza di cardinali elettori creati da Bergoglio…

«Se i cardinali ascolteranno lo Spirito Santo, provvederanno in base alla situazione della Chiesa in quel momento e non agli schieramenti. Dovranno confrontarsi prima o poi col Cristo giudice che incombe sulla Sistina, dove, proprio per questo, si tiene il Conclave. Abbiamo fiducia».

Il Pontefice si era anche lasciato andare a una battuta sul cardinale Raymond Leo Burke, «negazionista», non vaccinato e finito in terapia intensiva per Covid. Solo che pure diversi cardinali vaccinati si sono infettati, o, addirittura, sono stati ricoverati.

«C’è chi l’ha definita una cattiveria e chi una grossolana caduta di stile: si può mormorare così dei propri confratelli e primi consiglieri?» .

A che logica risponde questo impegno della Santa Sede in favore delle vaccinazioni?

«A nessuna logica, perché il magistero non ha alcuna competenza in merito».

C’è il rischio si arrivi a introdurre il green pass a messa? Qualche parroco, qua e là per l’Italia, si sta già muovendo autonomamente e qualche sacerdote, come a Pistoia, è stato escluso dalle celebrazioni perché non vaccinato…

«Ciò aumenterebbe la confusione e soprattutto allontanerebbe ulteriormente tanti, approfondendo le divisioni e fornendo al diavolo legna da ardere. Ne parlo
diffusamente nel libro intervista con Vito Palmiotti: Salute o salvezza. La Chiesa al bivio».

Il Papa ha «benedetto» la Youth4climate di Greta Thunberg e la PreCop26 di Milano. Questa «con – versione ecologica» della Chiesa è una svolta positiva?

«L’unica conversione che la Chiesa può annunciare è quella al Vangelo di Gesù Cristo».

E sull’ambiente?

«Sull’ecologia non deve fare altro che proclamare la verità della creazione contenuta nella Genesi, come hanno affermato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in specie la verità sull’uomo».

Ovvero?

«Che è stato creato maschio e femmina, che è chiamato a prolificare e riempire la terra, che deve soggiogarla affinché possa produrre al meglio, che deve dominare sugli animali. Sul pergamo della Cattedrale di Bari, corre questa iscrizione: Vis Evangelii fugat daemones / atria coeli pandet / virtutes confert / reparatque salutem ».

Tradotto?

«“La forza del Vangelo mette in fuga i demoni, apre le porte del cielo, infonde le virtù, ridona la salvezza”. Credono i pastori della Chiesa a questo?».

Ci credono?

«L’interrogativo sorge pensando a tutti i tentativi cosiddetti pastorali per affrontare le sfide del mondo: non hanno alcuna efficacia per la salvezza se ricorrono a
strumenti che prescindono dal Vangelo e dagli “atti” compiuti da Cristo per comunicarne l’efficacia: i sacramenti».