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domenica 26 settembre 2021

Porfiri. Un questionario per le visite apostoliche ai tempi di san Pio X e la liturgia

Riceviamo dal Maestro Aurelio Porfiri.
Luigi

Devo dire con grande sincerità che, malgrado il mio amore per la storia e la tradizione, non credo di poter essere considerato una persona che vive nel passato e di passato. Sono ben consapevole che il passato non è tutto vergine e che molti problemi si trovano guardando indietro, come nel nostro presente.

Ad esempio, se guardiamo alla Chiesa, molto ci lamentiamo della condizione del clero attuale e con ragione. Nel passato non che non avessero problemi con il clero, basta ricordare che la crisi modernista della fine del diciannovesimo secolo e inizio del ventesimo secolo ebbe proprio in membri del clero i più importanti protagonisti. Eppure una differenza esiste, ed è nell’approccio che si ha verso le cose sacre. Questo certamente va visto come un chiaro cambiamento di prospettiva e va attentamente ponderato.

Prendiamo ad esempio il Regolamento personale e questionario del visitatore apostolico, un elenco di domande a cui coloro che visitavano le diocesi per conto della Santa Sede dovevano rispondere per poi relazionare i loro superiori a Roma. Da queste domande capiamo cosa interessava in modo particolare alla Santa Sede.
Il padre Lorenzo Bedeschi (1915-2006), a cui tanto si deve per gli studi sul modernismo, ne riporta uno nel suo libro Lineamenti dell’antimodernismo. Il caso Lanzoni (1970, Guanda). Si tratta di un opuscolo di 26 pagine che porta la data del primo luglio 1904 ed è attribuibile al lavoro di Gaetano de Lai (1853-1928), a quel tempo segretario della Congregazione per il Concilio (una Congregazione non più esistente costituita per vigilare sull’applicazione dei decreti del Concilio di Trento) membro della commissione per la formazione del codice di diritto canonico (vedi la voce DE LAI, Gaetano di Rocco Cerrato nella Enciclopedia Treccani). Don Gaetano de Lai (più tardi Cardinale) fu una delle figure più importanti della curia romana ai tempi di san Pio X, insieme al Segretario di Stato Cardinale Raffaele Merry del Val (1865-1930). Il questionario è firmato in primis dal cardinale Vincenzo Vannutelli (1836-1930), al tempo prefetto della Congregazione per il Concilio.

Il questionario, segnato come “ riservato” è molto dettagliato e pieno di domande di ogni tipo. Per esempio parlando della Diocesi in generale, si chiede se esistono Santuari, come sono amministrati e quanta gente vi affluisca e quale vantaggio portano per la pietà e il culto divino. Parlando del popolo si chiede “ se in generale vi sia pratica di vita cristiana, con sentimento di fede e frequenza di sacramenti; oppure regni l’indifferenza o un culto esteriore ed una pratica religiosa di formalità, senza spirito, e senza l’esercizio delle virtù essenziali al cristianesimo“. Ovviamente poi si va nel dettaglio chiedendo di Battesimi e Funerali, di come il precetto Pasquale viene osservato. C’è ovviamente molta attenzione per il clero, specialmente per i parroci di cui, tra l’altro, si chiede “ se facciano il mese mariano in maggio. E se cerchino di fomentare la pietà e la devozione con tutti quei mezzi che suole suggerire un santo zelo della causa di Dio in particolare con prestarsi facilmente ad ascoltare le Confessioni, con moltiplicare i pii esercizi, coll’eccitare i fedeli all’assistenza alla messa, alla visita al Ss.mo Sacramento, alla recita del S. Rosario; ed anche con la diffusione di buoni libri e periodici, e con alcune di quelle pie istituzioni fra i fanciulli, gli artigiani, le giovinette, gli adulti che sono dalla Chiesa approvate e consigliate, ecc.”. C’era molta attenzione, come vediamo, per la partecipazione liturgica del popolo. Ricordiamo che da meno di un anno san Pio X aveva promulgato il suo Motu Proprio sulla musica sacra.

Parlando più in particolare delle chiese e delle cerimonie liturgiche si chiede come siano tenute le chiese, quanto siano pulite, la cura degli altari e se si fa tutto il possibile per assicurare il decoro della casa di Dio. Si insiste molto sulla dignità della chiesa che deve anche essere riflessa nell’arte sacra e nella musica sacra; una domanda specificamente chiede se la musica profana sia stata eliminata dal culto di Dio per introdurre musica veramente sacra. Il questionario va molto in dettaglio per quanto riguarda l’investigazione nella vita dei Seminari e pure per quello che riguarda l’azione pastorale e la morale dei Vescovi. È molto chiaro come si dava grande importanza alla pietà personale dei futuri sacerdoti, e l’assenza di segni in questo senso doveva sicuramente allarmare sulla vocazione del seminarista. Non dimentichiamo che siamo già in pieno clima modernista, che verrà pubblicamente affrontato dal 1907 in poi con documenti di estrema importanza nel pontificato di san Pio X. Quindi si vigilava che le idee dei riformatori non conquistassero i cuori dei giovani sacerdoti. Questa battaglia fece molte vittime, da una parte e dall’altra.

Pochi mesi prima, papa san Pio X rispondeva agli auguri per la festa di san Giuseppe (18 marzo 1904) e di fronte al Sacro Collegio pronunciava un discorso in cui, tra l’altro, diceva: “Mentre pertanto rendiamo al Sacro Collegio sentiti ringraziamenti, eleviamo la Nostra mente ed il Nostro cuore al dolcissimo Patrono della Chiesa universale, affinché a compimento dei voti offertici, ottenga a Noi dal Sovrano Datore di ogni bene lumi ed aiuti nell' esercizio dell' arduo Nostro ministero ed alla Chiesa quella efficace e benigna protezione, di cui ha tanto bisogno nelle dure e perigliose lotte del tempo. E queste lotte certamente non mancano anche ai giorni nostri. Ed in vero se volgiamo lo sguardo alle condizioni della grande famiglia cattolica, Noi troviamo, senza dubbio, argomenti ben solidi di consolazione, scorgendo la bella e stretta unione dell' Episcopato con questa Sede Apostolica, il movimento affettuoso dei popoli verso il centro dell' unità ed il fecondo e sempre crescente sviluppo che vanno prendendo le opere cattoliche presso tutte le nazioni. D' altro lato però abbiamo larga materia di preoccupazione e di amarezza nel vedere con quanto ardore sono oppugnati i principii cattolici, con quanta pertinacia sono sparsi in mezzo alle moltitudini errori funesti non meno alla Chiesa che al civile consorzio e con quanta aberrazione sono distrutte in alcuni luoghi istituzioni ed opere saluberrime, fondate dalla Chiesa con tanta sollecitudine e con tanti sacrificii pel bene morale e materiale del popolo”. La lotta contro questi errori sarà una delle preoccupazioni costanti del Pontificato di san Pio X, una lotta che comprenderà quella per la dignità del culto divino, perché le idee moderniste e certe idee riformatrici per la liturgia hanno molto più in comune di quello che si potrebbe pensare.
Aurelio Porfiri

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