Come detto ieri, molte sono le reazioni e i commenti che ci giungono in redazione da parte dei nostri lettori.
Oggi proproniamo la riflessione addolorata di un nostro lettore laico dalla Puglia.
Roberto
È questa la Chiesa della misericordia e della collegialità?
È questa una domanda che mi tormenta ormai da diversi anni e che mi spinge oggi a condividere con voi questi miei interrogativi e riflessioni.
È una domanda che ho posto più volte a vari esponenti del clero e ben due arcivescovi senza avere però mai una risposta.
Un interrogativo che è tornato a tormentarmi dopo la pubblicazione dell'ultimo Motu Proprio Traditionis Custodes.
Permettetemi un breve passo indietro per far meglio comprendere l'origine di questa mia domanda.
Ho meno di quarant'anni cresciuto nella mia parrocchia Novus Ordo per il quale ho prestato il servizio di ministrante per circa 20 anni (come potrei essere quindi considerato una persona da accompagnare verso il nuovo rito?). Questo mio compito ovviamente mi ha sempre legato alla liturgia ma con il passare del tempo era sempre più complicato "gestire" la fantasia sacerdotale, per non usare il termine abusi, con il rispetto dei testi liturgici vigenti che nulla avevano a che vedere con Vetus Ordo o cose simili.
Ho scoperto la bellezza, il silenzio, la profondità del rito tridentino dal quale mi è stato impossibile dal qual momento staccarmi nonostante le difficoltà e le distanze da compiere per assistere prima a celebrazioni concesse con l'idulto di Giovanni Paolo II e poi dal Motu Proprio di Benedetto XVI.
Proprio dopo questo secondo documento sono stato spinto da amore filiale ed attaccamento alla Chiesa ed alla mia diocesi a procedere con i passi richiesti per l'applicazione del Summorum Pontificum trovando però solo dei pregiudizi ed ostacoli che puntumente nonostante si riuscissero a risolvere finivano con un nulla di fatto e con il vanto degli ordinari del luogo della mancata applicazione di questo documento costringendo me ed altri fedeli a "emigrare" in altre diocesi per partecipate a questa liturgia giustificato con una "penitenza da compiere" per questa scelta.
Da qui i miei interrogativi. Se io mi sento parte della Chiesa di ieri di oggi e di domani e mi sento parte della Diocesi perché devo sentirmi non accolto ed emarginato? È questa la misericordia di cui si sente tanto parlare o è una misericordia che viene selezionata su chi deve essere applicata? Fatico oggi più di ieri a comprendere.
Continuo a sentire elogiare la collegialità e la laicizzazione della Chiesa ma anche in questo caso mi chiedo se questo vale per tutti i gruppi e tutti i laici o solo su chi sposa idee già ben definite?
L'ultimo Motu Proprio fa riferimento all'ormai celebre questionario sull'uso del rito antico nelle diocesi ma mi chiedo (per esperienza diretta) siamo certi che chi ha rifiutato costantemente ogni confronto vantando la mancata applicazione del precedente documento papale potrà aver scritto di aver rifiutato legittime richieste e ammesso la presenza di gruppi stabili? Questa è collegialità?
Domande che sono ovviamente tornate nella mia mente e non solo nella mia dopo questo ultimo Motu Proprio limitativo della Messa in rito antico.
Sarò ancora costretto a "emigrare" per assistere al Santo Sacrifico Eucaristico e continuerò a farlo nella speranza che la mia Chiesa e la mia diocesi rispondano a questi interrogativi ed anche io possa provare la misericordia ecclesiale senza venire emargianto nelle periferie della Chiesa, quelle periferie dalle quali si vorrebbe far rinascere la Fede e nelle quali vengono invece respinti tanti fedeli rinchiusi in Mu(r)i Propri che limitano movimenti, diritti ed espressioni di Fede.
Spero che questa condivisione possa far comprendere la sofferenza che questo documento ha provocato in tanti e chiedendo che qualcuno possa rispondere a questi miei interrogativi.
Un fedele pugliese
(lettera firmata)
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foto: qui
Piccola galleria di gentaglia renitente al “dovere civico e morale” di vaccinarsi e di denunciare i “NO-Vax”:
RispondiEliminaSe ci vuole il GreenPass, oggi
San Francesco non bacerebbe il lebbroso, ma lo colpirebbe di spada
madre Teresa per le strade di Calcutta non raccoglierebbe moribondi, ma chiamerebbe il servizio comunale di rimozione rifiuti,
San Camillo De Lellis si terrebbe bene alla larga dall’ Ospedale di Santo Spirito, e lascerebbe che il Tevere affoghi indisturbato i ricoverati,
Edmund Wojtyla penserebbe alla carriera da primario o da generale,
San Luigi Gonzaga se ne starebbe nella sua corte marchionale, anziché prendersi la peste dai poveri di Roma
Raoul Follereau starebbe in Borsa a giocarsi i proventi della vendita di un bombardiere,
Damiano De Veuster a Molokai dirigerebbe un Club Mediterranèe molto esclusivo,
eccetera eccetera eccetera....
Chiesa “della misericordia”, Chiesa “ospedale da campo”, dove sei finita ?