Roberto
Carissimi Stilumcuriali, Il M° Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione sulla paura che la categoria del “Sacro” sembra inspirare a tanti liturgisti moderni, e il suo collegamento l’attacco condotto dal Pontefice regnante nei confronti del Moti Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Buona lettura e riflessione.
La paura del sacro
Il grande sommovimento che ha creato il Motu Proprio di papa Francesco sulla Messa Tridentina, ha causato numerosi commenti che si sono soffermati spesso sul merito del documento stesso o della situazione che andrebbe a creare. Io invece vorrei riflettere sulla situazione che determina in alcune persone, non poche, la necessità di assistere alla Messa Tridentina piuttosto che al Novus Ordo.
Questo penso possa essere identificato con il fatto che in quest’ultimo, tranne rarissime eccezioni, vi è stata una perdita del sacro con conseguente mancanza del senso di adorazione.
Il “sacro” è categoria molto difficile da maneggiare ed esso ovviamente va ben oltre l’ambito nostro specifico del Cattolicesimo. Sacro, dal latino sacer, è ciò che è consacrato, ciò che viene separato per la divinità. Si oppone al profano e si oppone ancora di più all’intrattenimento (la cui musica è ora spacciata da alcuni per musica adatta alla liturgia) nel senso che ci ha insegnato l’antropologo Victor Turner, per cui intrattenimento (dall’antico francese entretenir) significa anche “tenere separato”, quindi una separazione che si oppone a quella del sacro (Dal rito al teatro).
Eppure questa categoria del sacro sembra far paura a tanti moderni liturgisti, anche se è questa categoria che costituisce il sacerdote (sacra dans), non altre pur nobili attività. Anche il sacerdote è separato, riservato per il suo alto compito di celebrare il sacrificio che ci merita la salvezza. Tutte le altre cose connesse al ruolo del sacerdote, dalla sua empatia alla sua sensibilità ambientale, sono ampiamente secondarie rispetto a questo ruolo che lo costituisce come “uomo del sacro”.
Il sacro fa paura perché ovviamente può sfuggire in direzioni non sane. Mircea Eliade diceva a Fausto Gianfranceschi: “Sì, mi sembra ormai acclarato che l’esperienza del sacro non è qualcosa di contingente, riferibile soltanto a certi periodi e a certe condizioni, ma costituisce una struttura permanente dello spirito umano, nonostante le eclissi e i camuffamenti” (in Miti delle origini e ritmi cosmici).
Questa esigenza del sacro a cui corrisponde il ruolo della religione (da re-ligare, tenere avvinti a certi riti) è stata terribilmente offuscata grazie al camuffamento che si è fatto dell’azione sacra nel Novus Ordo, un generalizzato uso dell’abuso che non è mai stato colpito con la necessaria forza e decisione.
Lo stesso Mircea Eliade diceva a Alfredo Cattabiani: “La perdita della sacralità conduce invece all’angoscia di fronte allo scorrere banale dell’esistenza” (op. cit.). Ma il problema è che poi il sacro non va perduto, ma viene deviato su qualcosa di improprio. Ecco vediamo tanti sacerdoti che invece di essere coloro che comunicano il sacro che viene da Dio, divengono loro stessi “sacralizzati” ponendosi al centro dell’attenzione e incentrando il rito sui propri sproloqui e su una verbosità che nulla ha a che fare con la liturgia.
Si dovrebbe ammettere che la crescita della Messa Tridentina denuncia in modo chiaro il fallimento del progetto di riforma postconciliare. Invece di prendersela con i “tradizionalisti” sarebbe il caso di punire coloro che hanno tradito la Sacrosanctum Concilium, che chiedeva ben altro rispetto a quello che vediamo in tante, troppo chiese.
Nessuno dice che la Messa nel Novus Ordo non sia valida, ma un conto è quanto sia valida un altro quanto sia edificante. A volte prende una profonda tristezza ad osservare sacerdoti che deviano dal testo liturgico, canti inadeguati e male eseguiti, fedeli del tutto spaesati…sarà anche valido, ma non è certo edificante.
E non mi si dica che queste sono eccezioni, tutti sappiamo che questa è oramai la regola. Il sacro che sfugge da questa parte poi lo si va a cercare da un’altra e la migliore delle ipotesi è proprio quella della Messa Tridentina (perché la stragrande maggioranza di quei fedeli vuole rimanere in comunione con Roma, altro che divisione o scisma) ma molti lo vanno a cercare in altri movimenti religiosi o negli UFO (che non a caso stanno conoscendo un revival).
Le chiese si svuotano sempre più, è un processo inarrestabile. Facciamo in modo che il sacro ritrovi posto laddove deve giustamente manifestarsi e non lasciamolo scorazzare in modo che esso si estrinsechi in manifestazioni deviate che saranno inesorabilmente fuori controllo e, per alcuni, veicolo di perdizione.
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