Riportiamo (vedi QUI) l'articolo di Francesco Boezi pubblicato ieri su Il Giornale.
Claudio
Il Papa modifica la normativa sulla Messa tridentina. Protesta dei tradizionalisti. Per la "destra ecclesiastica" è un vero e proprio attacco.
La rivoluzione che in molti temevano si è verificata: il Papa ha riformato la normativa che disciplina la Messa in rito antico. E la preoccupata attesa dei tradizionalisti è terminata.
Dal "fronte tradizionale" insistevano da mesi su imminenti e nuove limitazioni all'utilizzo del Messale romano. A conti fatti, non a torto. Le interpretazioni di queste ore possono non essere sovrapponibili alla perfezione. Ma tra i sostenitori della cosiddetta Messa tridentina prevale chi critica il Motu proprio di papa Francesco. Il rumore sui social è lapalissiano. Lo spazio per la dialettica sembra poco. In realtà, c'è pure chi pensa che Jorge Mario Bergoglio abbia preso una posizione mediana, in grado di tutelare tanto il Concilio Vaticano II quanto chi è solito prendere parte al rito antico. Non che le due istanze siano in contraddizione. Comunque sia, in certi ambienti ecclesiastici domina la prima interpretazione: quella di un colpo inflitto al rito antico, senza troppi panegirici, oltre che senza "se" e senza "ma".
Il riferimento di Traditiones Custodis, che è il titolo del Motu proprio dell'ex arcivescovo di Buenos Aires, è il Summorum Pontificum del papa emerito Joseph Ratzinger. Riporre nel cassetto quel testo - avvertivano retroscena, commenti e disamine - sarebbe stato il "piano" del pontefice argentino. E nel corso delle settimane precedenti a questa le voci non hanno fatto che rincorrersi: la Messa in latino - veniva ventilato anche a IlGiornale.it - sta per essere cancellata sul piano liturgico.
Insomma, il Motu proprio ratzingeriano, che il teologo tedesco aveva studiato e confezionato alla sua maniera, pure per evitare di strappare del tutto con il fronte scismatico di monsignor Lefebvre, lo stesso Motu che era divenuto simbolico di come la liturgia potesse difendersi dal modernismo imperante, stava per subire un'offensiva. La contraerea era già in campo, al netto dell'attacco. Il tempo costituiva l'unico argine.
Il Summorum Pontificum - insistono da destra - guardava verso la direzione dell'unità e della bellezza della pluralità liturgica. Non che queste esigenze non siano percepite da Bergoglio, che sulla scia dell'emerito scrive: "Nel solco dell’iniziativa del mio Venerato Predecessore Benedetto XVI di invitare i vescovi a una verifica dell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, a tre anni dalla sua pubblicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha svolto una capillare consultazione dei vescovi nel 2020, i cui risultati sono stati ponderatamente considerati alla luce dell’esperienza maturata in questi anni". Per cui proprio l'applicazione e le varie declinazioni del Motu proprio ratzingeriano risiedono alla base ragionativa del provvedimento di Francesco, che fa a meno di smentire l'emerito.
Tuttavia qualcosa cambia, e di parecchio, perché la mossa del Papa regnante estende le facoltà decisionali già nelle mani dei vescovi. Il Papa impone, in buona sostanza, che i gruppi che vogliono celebrare con quel Messale debbano intraprendere una strada obbligata: passare per l'avvallo del presule, che riferisce poi alla Sede apostolica, peraltro con una diminutio del numero dei luoghi in cui quel tipo di rito liturgico diviene fattibile. Da oggi, il vescovo istituisce una parrocchia ad hoc. Sempre che abbia intenzione di farlo, annotano i frequentatori del rito antico. Per la "destra ecclesiastica" non c'è molto da dire. Più che altro circola con costanza la parola "combattere", nell'accezione dottrinale.
Tuttavia, proprio sulla "battaglia" in corso attorno al rito antico è intervenuto il pontefice argentino, che non intende tollerare le "distorsioni" tagliate su questa o quella impostazione. Perché il rischio mal celato è la creazione di divisioni, dunque di gruppi. E sappiamo quanto Bergoglio non sia un fautore dei correntismi ecclesiologici. Peraltro, la formazione di gruppi contrapposti su base liturgica in ambito parrocchiale, tra post-conciliari e non, è un fenomeno che si è già diffuso.
Le disposizioni del pontefice argentino non sono passate certo inosservate in ambito diocesano, dove in alcuni contesti è scattata una sorta di protesta. Alcune diocesi legate al rito antico si sono affrettate nel comunicare che la Messa in latino non scomparirà affatto. Un tam-tam che ha luogo soprattutto negli Stati Uniti, dove la polarizzazione dottrinale è più forte che in altri contesti. Come ha raccontato Sabino Paciolla nel suo blog, ad esempio, l'arcivescovo di San Francisco ha messo qualche "puntino sulle i", fornendo ai fedeli rassicurazioni sulla continuazione della disponibilità del rito antico nella sua diocesi. Esistono anche casi analoghi. Il clima è acceso. Il cardinale Raymond Leo Burke, come raccontato dal blog di Aldo Maria Valli, ha dichiarato che dinanzi "a tanta durezza" i fedeli sono comunque chiamati a non scoraggiarsi.
Così, tra interpretazioni apocalittiche e riflessioni meno tranchant, prosegue la marcia della Chiesa cattolica verso la sua evoluzione in chiave riformista. In ottica di "politica vaticana", è un passo che pesa. Francesco, dopo le tante critiche subite all'epoca dei Dubia, pareva aver limitato la sua azione "progressista". Questa storia della Messa antica riposiziona la narrativa e consente a tanti commentatori, cattolici e non, di riproporre lo schema tradizionalisti "contro" il Papa. O del Papa "contro" i tradizionalisti, che dir si voglia.
Carissima redazione,sono sacerdote da 10 anni. Sono stato ordinato qualche anno dopo l'uscita del Summorum, perciò ho avuto modo prepararmi al sacerdozio studiando e gustando il Messale e il breviarium. Ci tengo a precisare che non ho mai imposto a nessun fedele o persona di mia conoscenza la mia "spiritualità" lasciando ad ogni persona di seguire il proprio itinerario cristiano (movimenti, associazioni...) per rispetto e obbedienza alla Santa Chiesa che da a tutti la possibilità di trovare la propria strada per incontrare Cristo. Volevo solo fare il sacerdote nutrendomi del messale della tradizione per poi nutrire qualsiasi fedele. Ripeto non ho mai imposto nulla a nessuno e non ho mai detto mezza parola contro alcun pontefice e nemmeno contro la liturgia di Paolo VI! Da parte dei miei confratelli non è stato così!
RispondiEliminaIntanto i parroci dove prestai il mio servizio da diacono e viceparroco: rimproveri perche pregavo con il breviarium,accuse di fomentare la divisione nella chiesa,di essere nostalgico...fino a quando l'arcivescovo non inizia a chiamarmi a colloquio facendomi capire,con un linguaggio ecclesiale,che sarei durato poco!Inoltre intimidazioni e accuse perché portavo la talare! Non ci credete ma sono stato rimproverato perché mi sono presentato in talare ad un incontro del clero!
Poi sono stato nominato amministratore parrocchiale..e qui si sono scatenati confratelli e laici...in pratica sarei uno dell'Isis,versione cattolica! Non si può citare il catechismo,non si può pretendere serietà nella preparazione dei Sacramenti e altro...Ora io ho celebrato solo 4 volte con i fedeli con il Messale del 1962,per il resto sempre quando sono stato da solo.(vacanza, lockdown,malattia...).
Non faccio la vittima...perché ho tanti peccati anche io...ma ditemi:che cosa deve fare un sacerdote bene intenzionato? Disobbedire?Ribellarsi?Fomentare? Celebrare clandestinamente? Fare come don Minutella? Stare zitto e intascarmi lo stipendio lo stesso?
Ho paura di mancare di rispetto al Santo Padre (io continuo a chiamarlo così e a pregare per lui e con lui).Sono confuso! E mi spiace esserlo perché in questi tempi di confusione voi fedeli laici avreste diritto ad avere guide sicure!
Vi chiedo umilmente da prete:pregate per me e ditemi:cosa dobbiamo fare?
Grazie alla redazione per il prezioso lavoro di apostolato e a tutti voi che leggete e scrivete!
Prego per voi e vi chiedo di unirci con il Santo Rosario!Per il pontefice Francesco e per la Santa Messa "di sempre". Scusate lo sfogo.
Caro fratello in Cristo, pregherò per te e offriamo insieme al Signore, purtroppo mi piacerebbe offrire di meglio ma tant'è...
EliminaIn cordibus Jesu et Mariae.
Diego - Vittorio Veneto
Lei si è comportato bene, non deve tenere nulla Padre. Mi dispiace che altri le abbiano fatto questa specie di vergognoso, invidioso e ignorante mobbing. Lei ha perfettamente rispettato il Summorum nelle sue indicazioni e avrebbe dovuto ( se non lo ha fatto) seguire le indicazioni di Gesù e andare prima dai molestatori a dire di smetterla, poi se non capivano da un terzo fuori parte e se non capivano neppure così da un superiore che a quel punto avrebbe valutato di spostarla in luoghi più rispettosi o mettere in riga chi stava maltrattandola. Purtroppo anche nella Chiesa conciliare frange di traditori modernisti estremi danno fastidio e non rispettano i Pontefici e le loro indicazioni e lo si vede nelle follie liturgiche di alcune Messe nella forma nuova che anche Papa Francesco ha richiamato. Sulla sua confusione credo debba rispondersi più su un piano psicologico che spirituale. Lei ha cercato di essere armonioso o è stato provocatore per sentirsi superiore? Cosa la spinge verso la liturgia antica? Soprattutto a questa domanda deve rispondere a se stesso: buone intenzioni o voglia di fare la guerra? Perché la Messa di San Pio V è stata conservata da Lefebvre e lì la situazione è ambivalente perché quella impostazione di pensiero è secondo l'ermeneutica della discontinuità. Si analizzi, stia sereno.
EliminaArticolo veramente brutto e purtroppo c'è di peggio,molto peggio.Però non bisogna essere duri con i vaticanisti:anche loro devono guadagnarsi la pagnotta.
RispondiEliminaArticolo brutto, sì, anche nella forma. Ma c'è ancora qualcuno che scrive in italiano? Pover'a noi!
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