Mercoledì 20 gennaio, poco prima delle 8 del mattino, una porzione dell’edificio adiacente alla chiesa barocca di Santa Maria del Rosario alle Pigne di Napoli, da tutti conosciuta come chiesa del Rosariello, è rovinosamente crollata seminando macerie in piazza Cavour. Come si può vedere dalle fotografie che pubblichiamo, l’edificio collassato (e del tutto fatiscente, ridotto ormai ad una specie di bosco verticale ante litteram) era quasi inglobato nella facciata della chiesa, che, quindi, è risultata coinvolta nel crollo. La chiesa del Rosariello è la sede dell’Apostolato napoletano dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, ed è affidata alla cura pastorale del Can. Similien Waché de Corbie, affiancato dai Cann. Florian Braun e Samuel Garcia-Vega: tre dei tanti giovani sacerdoti dell’Istituto che svolgono con grande dedizione il loro ministero nel nostro paese. Sempre a Napoli si trova il convento San Tommaso d’Aquino, che ospita il noviziato delle Suore Adoratrici del Cuore Regale di Gesù Cristo Sommo Sacerdote.
I lettori più attenti di MiL si saranno accorti che, sinora, non avevamo dedicato la nostra attenzione a quest’evento, di cui ha ampiamente parlato la stampa nazionale, e che coinvolge direttamente, come abbiamo visto, il mondo della Tradizione. Abbiamo preferito che il clamore mediatico si diradasse, per esaminare un po’ più approfonditamente la vicenda, ed ora possiamo proporre gli esiti della nostra rudimentale inchiesta.
La chiesa del Rosariello è stata edificata dall’architetto napoletano Arcangelo Guglielmelli (1648-1723) tra il 1690 e il 1693. L’elemento di maggior importanza è proprio la facciata, che prospetta sull’odierna piazza Cavour, e che oggi custodisce nuovamente, nella nicchia centrale, la venerata immagine della Madonna del Rosariello, dalla quale la chiesa prende il nome popolare. Anche la cupola, interamente in tufo, ha un significativo pregio architettonico. La chiesa, che in passato custodiva opere d’arte di indiscusso valore (dipinti di Luca Giordano, Giuseppe Simonelli, Giacomo del Pò, Onofrio Avellino e Santolo Cirillo, poi collocate altrove), venne chiusa in seguito al terremoto del 1980, e così è rimasta sino al 2017, quando l’Arcivescovo, il Card. Crescenzio Sepe, l’affidò all’ICRSS per la riconsegna al culto, e, in particolare, alla liturgia tradizionale (che a Napoli si celebra, grazie al Cielo, anche in altre chiese: S. Gaetano, S. Ferdinando - attualmente sospesa, S. Anna alle Paludi, S. Maria della Vittoria, S. Maria della Sanità a Barra). Si deve dunque all’Istituto la rinascita della chiesa, il progressivo abbellimento dell’interno, nonché – soprattutto – il già ricordato ripristino della statua della Madonna al centro della facciata.
Purtroppo, l’impegno di Don Similien e dei tanti fedeli che frequentano il tempio, non ha potuto estendersi al consolidamento strutturale dell’edifico, di proprietà del Comune e, men che meno, di quelli adiacenti. Tuttavia, la situazione di pericolo poi sfociata nell’evento del 20 gennaio, era tristemente nota, oggetto di attento monitoraggio, ed era stata debitamente segnalata a chi di dovere.
Una relazione tecnica realizzata a cura dell’ICRSS nel dicembre dello scorso anno evidenziava che l’intero fabbricato si trovava in pessimo stato di manutenzione, e che il prospetto su piazza Cavour presentava diffusi distacchi di intonaco, ed una folta vegetazione. Stessa situazione sul fronte prospiciente l’attigua via Stella (si tratta, in buona sostanza, della facciata dell’edificio poi parzialmente crollato), con grave pericolo per l’incolumità dei pedoni e del traffico veicolare, tanto da indurre il transennamento cautelativo di una porzione della piazza e della via adiacente. Quanto all’interno della chiesa – in particolare agli intradossi delle volte, degli archi e della cupola – si riscontravano evidenti infiltrazioni d’acqua provenienti dalla copertura, con conseguenti macchie diffuse, rigonfiamenti della tinteggiatura, distacchi di intonaco. La relazione concludeva, dunque, richiedendo l’urgente esecuzione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il grido d’allarme dell’Istituto venne prontamente portato sulla scrivania del Cardinale, e da questi ugualmente subito trasmesso alla Soprintendenza alle Belle Arti di Napoli: la quale, con una nota indirizzata al Comune di Napoli – l’ente proprietario di tutti gli immobili coinvolti – richiedeva l’effettuazione degli interventi di somma urgenza previsti in questi casi dalla legge, sia per garantire l’incolumità pubblica, sia per ottemperare all’obbligo di conservazione dei beni culturali di proprietà pubblica (artt. 27 e 30 D. L.vo n. 42/2004 – Codice dei beni culturali e del paesaggio). Vogliamo sottolineare che si trattava di interventi di somma urgenza: per i quali le norme consentono di evitare le complesse procedure previste per gli appalti pubblici.
Si spiega bene, dunque, perché la stampa, riferendo della vicenda, abbia potuto parlare di “crollo annunciato”; e si deve registrare tristemente un ennesimo episodio di incuria da parte degli enti pubblici quanto al loro stesso patrimonio culturale e immobiliare.
Ma non possiamo fermarci qui: tutta la storia recente della chiesa del Rosariello può fornire qualche altro utile spunto di riflessione. Abbiamo visto che si tratta di un edificio sottratto al culto sin dal terremoto del 1980: uno dei tanti luoghi sacri chiusi al pubblico – per le più diverse ragioni – che affollano le nostre città, e che non sono certo una prerogativa della sola Napoli; edifici condannati ad un triste degrado per la strutturale incapacità delle nostre Diocesi di mantenerli vivi in virtù dell’esercizio del culto, ad iniziare dalla celebrazione regolare della S. Messa. Abbiamo anche visto che, a Napoli, la chiesa del Rosariello ha potuto risorgere una volta affidata all’ICRSS, e che la ripresa regolare del culto ha permesso anche di monitorarne lo stato di manutenzione, e di provare ad arrestarne il decadimento, ancorché, in questo specifico caso, senza pieno successo – sembrerebbe, va detto, per responsabilità della proprietà.
A fronte di ciò, in tante città, in tanti paesi, in prossimità di tante chiese similmente dismesse, numerosi coetus fidelium – vaste porzioni del Populus Summorum Pontificum d’Italia – attendono l’assegnazione di un luogo di culto stabile per la celebrazione della liturgia tradizionale, e sono spesso costretti a forme di vero e proprio migrantismo liturgico per poter esercitare un diritto loro riconosciuto dalle leggi della Chiesa. Nello stesso tempo, gli istituti Ecclesia Dei, cui non fa difetto – siamone grati alla Provvidenza! – la disponibilità di sacerdoti giovani e santamente volonterosi, sono nelle condizioni di dare man forte al clero diocesano per garantire la celebrazione dei Sacramenti e della S. Messa, secondo la liturgia tradizionale, anche e proprio laddove le note difficoltà delle Chiese locali hanno determinato la chiusura di così numerosi luoghi di culto. Perchè, dunque, non affidare alla loro cura – alla cura dei coetus fidelium o degli istituti Ecclesia Dei – almeno le principali chiese sinora dismesse? Ove questo è avvenuto, si è potuto garantire la stessa conservazione degli edifici, e talora si è riusciti ad eseguire restauri altrimenti impossibili; senza parlare, ovviamente, della rinascita spirituale di cui il recupero architettonico di chiese e cappelle è solo la manifestazione esteriore.
Tornando a Napoli e alla temporanea chiusura – si spera breve – della chiesa del Rosariello, va notato con piacere che essa non ha comunque interrotto la solerte opera dell’Apostolato dell’ICRSS: come leggiamo sul suo sito internet, in attesa della riapertura «le Messe saranno celebrate nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Porta Nolana (Piazza Nolana), grazie alla gentile accoglienza del Parroco don Armando Sannino e della comunità parrocchiale», secondo il seguente orario:
Domenica e Feste:
Ore 12,00: Santa Messa cantata
Ore 18,00: Secondi Vespri
Ore 18,30: Benedizione Eucaristica
Ore 19,00: Santa Messa bassa con organo
Confessioni delle 19,00 alle 20,00 e su richiesta.
Da lunedì a venerdì:
Ore 18,00: Vespri
Ore 18,30: Santa Messa bassa
Ore 19,15: Santo Rosario
Sabato:
Ore 11,00: Santa Messa bassa
Adorazione del Santissimo Sacramento:
Ogni venerdì: 17,30 – 18,20.
ER