Post in evidenza

LA BIBBIA DEL GIUBILEO: una nuova edizione arricchita dai mosaici di Monreale. Peccato che sia stata guastata da una pessima traduzione

Il disastro delle nuove traduzioni bibliche. Luigi 17-9-23,  Investigatore Biblico Poteva forse mancare una nuova Bibbia per il Giubileo? In...

sabato 26 dicembre 2020

Vincent Nagle: "Viaggio in Terra Santa"

Una lettura per il Tempo di Natale.
Luigi

Viaggio in Terra Santa, dove storia e fede si incrociano
11-12-2020


Visitare i luoghi dove si svolse la vita terrena di Nostro Signore può essere l’inizio di un’esperienza della fede completamente nuova, dando modo di constatare la veridicità delle Scritture. Fresco di stampa un libro scritto da don Vincent Nagle e ricco di dati storici, geografici, archeologici e biblici: Viaggio in Terra Santa. Vedere e credere: leggere il Vangelo nei luoghi di Gesù (Ares).

Come l’Eucaristia è la via prediletta che Dio ha scelto per stare con noi fino alla fine del mondo, così la Terra Santa è la parte di mondo dove quel dono divino è stato dato per la prima volta e dove, nella pienezza dei tempi, si è compiuta la Redenzione. Visitarla, dunque, può essere l’inizio di un’esperienza della fede - sia per chi non crede sia per chi credente lo è già - completamente nuova, come testimonia Viaggio in Terra Santa. Vedere e credere: leggere il Vangelo nei luoghi di Gesù (Ares, 2020, pp. 272), libro fresco di stampa scritto da don Vincent Nagle, sacerdote americano che da tempo opera in Italia dopo aver vissuto per sei anni, a partire dal 2006, nelle terre calcate da Nostro Signore.

Ma è dal suo primo impatto con la Terra Santa - avvenuto nel ’93 (un anno dopo l’ordinazione sacerdotale), durante un pellegrinaggio intrapreso quasi per caso - che bisogna partire per entrare nello spirito del libro. «(…) fino ad allora, senza che ne fossi cosciente, tutto ciò che riguardava la storia di Gesù - scrive don Vincent nell’introduzione - era da me situato su un piano più o meno astratto. Meditavo le sue parole e i suoi gesti come una “piena ipotesi di verità”, ma non consideravo i racconti del Vangelo come fatti storici, concreti, scientificamente riscontrabili. Visitando la Terra Santa, invece, ho visto tanti luoghi e tanti elementi che mi hanno fatto dire: “Ma allora è veramente così! È proprio come si dice nel Vangelo, sul serio!”. Questa scoperta ha rappresentato per me una liberazione incredibile».

Questo senso di liberazione - che il sacerdote, dopo essere stato guida per migliaia di pellegrini, vuole comunicare ai lettori - segue le orme del Dio che si è fatto carne e si nutre di realtà fisiche quali la casa di san Pietro a Cafarnao, la piscina di Betzaetà (di cui parla san Giovanni all'inizio del quinto capitolo del suo Vangelo, fornendo una descrizione che corrisponde perfettamente ai resti di una struttura riportata alla luce dagli scavi compiuti tra gli anni Cinquanta e Settanta del XX secolo), i graffiti per il gioco dei dadi presso il Litostroto, ecc. «La possibilità di vedere i segni che confermano con evidenza la veridicità dei testi sacri, può avere un impatto profondo e duraturo sul nostro rapporto con il Mistero».

Il libro è ricco di dati storici (antichi e contemporanei), geografici, archeologici e naturalmente biblici, che si intersecano con gli aneddoti e le catechesi di don Vincent (noto per il suo sincero amore per Dio e l’umanità testimoniata silenziosamente anche nel nostro Paese, come cappellano della Fondazione Maddalena Grassi, recando conforto a malati gravi). Si suddivide in 34 capitoli che portano da un luogo all’altro della Terra Santa, dall’antica Galilea (al Nord) alla Giudea (al Sud), e da un evento all’altro della storia della salvezza: si inizia con la chiesa gerosolimitana di Sant’Anna, che sorge sul luogo dove si ricorda la nascita di Maria. Seguono tutti i principali snodi nella vita terrena di Gesù, fino alla sua Ascensione al Cielo dal Monte degli Ulivi e, quindi, all’inizio della missione della Chiesa con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste.

Ripercorrendo queste tappe si scopre, o si trova la conferma, che nei divini disegni non c’è nulla di casuale. Vedi per esempio Beit Sahour, dove la Chiesa fa memoria dell’apparizione degli angeli ai pastori la notte della nascita del Salvatore. Presso tale città, di tradizione cristiana, nello spazio compreso tra Betlemme e Gerusalemme «è situato il luogo dove, ai tempi di Gesù, si teneva un gregge molto particolare, vale a dire il gregge degli animali destinati ai sacrifici nel Tempio. Questi animali dovevano essere custoditi con molta cura (…)», informa don Vincent, che fa un parallelo tra gli agnelli avvolti in fasce non appena nati e l’annuncio dato ai pastori (Lc 2, 12), forse custodi proprio del gregge destinato al Tempio, il che fa pensare che «Gesù, fin dal primo momento, è stato riconosciuto come l’agnello destinato al sacrificio per la salvezza del popolo».

Quell’Agnello è lo stesso che sarebbe stato giudicato degno di morte nel processo religioso davanti al sinedrio, nei pressi del luogo dove oggi sorge il santuario di San Pietro in Gallicantu. Sotto questa chiesa gli scavi hanno individuato alcune cisterne e all’interno di una di esse, buia e stretta, «sono stati trovati graffiti cristiani» che inducono a identificarla come il luogo in cui Gesù fu tenuto prigioniero nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, dopo esservi stato calato presumibilmente con l’aiuto di corde, secondo una consuetudine piuttosto diffusa nel mondo antico.

Proprio quella chiesa, che ricorda il rinnegamento di Pietro, sta a dire che non c’è peccato né dolore che non possa essere sanato dalla Misericordia divina, purché la si accolga. Don Paolo Sottopietra, Superiore generale della Fraternità San Carlo Borromeo, rammenta nella postfazione che don Vincent (membro della stessa FSCB), parlando davanti a San Pietro in Gallicantu, ha detto una volta che «questo luogo mi è molto caro, perché qui finalmente la verità comincia a farsi strada nel cuore di Pietro. Per capire chi è Gesù, devo fare esperienza di chi sono io». Perciò, osserva giustamente Sottopietra:


«Al cuore di questo libro sta il dramma della vera scoperta di sé. Vincent Nagle vuole portarci a dire con verità: “Salvami, Signore, non ho speranza se non perché ci sei tu!”. Tu non sei, o Cristo, l’abbellimento religioso di un’esistenza che trova in sé stessa le energie della riuscita (…). La tua presenza è, per me, questione di vita o di morte».

Per saperne di più: