È sempre più difficile stupirsi delle bizzarre notizie che giungono dagli appartamenti vaticani, ma questa volta eravamo quasi sicuri di trovarci di fronte ad una boutade di Lercio.
Invece la notizia è purtroppo vera e verificata: quest’anno, per Natale, il Santo Padre ha disposto di donare ai dipendenti dello Stato della Città del Vaticano cinque (non una di più, non una di meno…) scatole di medicine anti-influenzali a base di paracetamolo e più correttamente – come precisa il quotidiano Il Messaggero – cinque confezioni di Vicks Flu Giorno Notte.
Lo stesso giornale ci offre, con toni da Settimana Incom, i dettagli della strenna salutista: ispiratore della scelta pare non essere lo Spirito Santo (invero poco ascoltato ultimamente nelle stanze vaticane), ma il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità ben noto per i suoi blitz notturni (a favor di telecamere e ben protetto dall’immunità diplomatica), durante i quali provvede a riattaccare la corrente elettrica ai centri sociali morosi (QUI e QUI).
Al momento non conosciamo ancora le reazioni dei destinatari dei doni, certamente meravigliati immaginiamo, e soprattutto speranzosi di non ritrovarsi, in una prossima occasione, con cinque scatole di ben più impegnative supposte (ché rifiutarne l’uso sarebbe davvero uno sgarbo a Sua Santità…).
Ci auguriamo solo che anche questi doni trovino il loro corretto utilizzo in un’ottica di auspicata ed auspicabile ermeneutica della continuità; ed allora al figlioletto che, la sera di Natale (e senza Messa di mezzanotte), chiederà festante e trepidante al genitore dipendente vaticano di aprire il «panettone del Papa», la risposta potrebbe essere: «No, quest’anno con il regalo del Papa facciamo passare il mal di testa alla mamma e chissà che non arrivi un fratellino…».
«Alla base c’è il pensiero del pontefice – aggiunge il quotidiano capitolino – per la salute delle persone e la manifesta preoccupazione a che non si ammalino»: insomma, la mondana preoccupazione per la «salus» dei dipendenti e di più, al momento, è difficile attendersi: della «salus animarum» si occuperanno i suoi successori.
L.V.
di Franca Giansoldati (Il Messaggero, 6 dicembre 2020)
Città del Vaticano – Stavolta niente panettone e spumante sotto l’albero. Al di là del Tevere la consuetudine natalizia quest’anno ha lasciato il passo alla praticità. Il dono scelto da Papa Francesco per tutti i dipendenti che lavorano negli uffici del Vaticano è una strenna piuttosto originale: cinque scatole di medicine anti-influenzali a base di paracetamolo (che di questi tempi, averle in casa, possono sempre fare comodo).
Un piccolo regalo al quale nessuno al di là del Tevere avrebbe mai pensato di ricevere, anche se con i primi freddi dell’inverno e il timore di prendersi un malanno di stagione avere a portata di mano questo prodotto da banco potrebbe rivelarsi molto utile. A suggerire a Bergoglio di fare questo dono sembra sia stato il cardinale Konrad Kraiewski, uomo dal carattere concreto, abituato a risolvere tanti problemi e assai ascoltato a Santa Marta. In questi giorni sono così cominciati ad arrivare i primi scatoloni contenenti le confezioni di Viks plus giorno-notte da distribuire negli uffici. Sopra i pacchi faceva bella mostra un avviso che riassumeva l’iniziativa natalizia: “Dono del Santo Padre per i dipendenti vaticani” con la specifica numerica: “5 confezioni per dipendente”.
La strenna è stata accolta generalmente con simpatia e ottimismo dai lavoratori d’Oltretevere. Alla base c’è il pensiero del pontefice per la salute delle persone e la manifesta preoccupazione a che non si ammalino. Quasi certamente ai quasi 4 mila dipendenti – tra operai, funzionari, amministrativi – non sarà sicuramente sfuggito lo sforzo finanziario che, in questi mesi di grave crisi economica per via del Covid, la struttura vaticana sta facendo per mantenere integri sia i posti di lavoro, sia gli stipendi, nonostante i blocchi dovuti al lockdown, il crollo del turismo e la inattività di tanti settori. La crisi ha bussato anche in Vaticano.
Le offerte sono calate tanto, così come c’è stata una riduzione drastica e importante delle entrate legate ai Musei Vaticani, la fonte maggiore degli introiti. I Musei sono stati di nuovo chiusi, perfettamente allineati alle disposizioni annunciate dal governo italiano. La scorsa settimana il Governatorato ha notificato a tutto il personale che per fronteggiare l’emergenza sanitaria le attività museali sarebbero rimaste chiuse fino alla metà di gennaio, assestando un altro pesante colpo alle finanze della Santa Sede.
Tuttavia di tagliare il personale – che è il costo maggiore – Papa Francesco non ne vuole sapere e continua a ripetere ai cardinali che fanno parte del Consiglio che lo aiuta a riscrivere la riforma della curia, che i posti di lavoro devono rimanere integri. Il bilancio preventivo del 2020 è stato approvato con una perdita di 53 milioni di euro.
La situazione economica non è certamente positiva, ma il neo Prefetto della Segreteria per l’Economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, ha ridimensionato i timori: «Il Vaticano non rischia il default». Intanto il Natale si avvicina e ieri all’Angelus Papa Francesco ha ricordato che sia l’albero che il presepe – in una sorta di par condicio – sono simboli importanti anche in tempi cupi come questi, perché inducono a riflettere sul bisogno di una conversione di vita, più rivolta verso gli altri, meno attaccata al denaro e alle logiche della ‘mondanità’.
Tanto non hanno scampo. Introdurranno l'IMU anche per la Chiesa e li cancelleranno per sempre.
RispondiEliminaE' la nuova confezione delle brioches con cui i dipendenti ridotti alla fame potranno sostituire il pane.
RispondiEliminaQuando Dio è il grande assente. La Chiesa di Cristo ridotta a meme di se stessa da una banda di empi scappati di casa.
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