Il vero problema, oggi, è che anche tanti uomini di chiesa propongono delle valutazioni che si riducono all’esteriorità, senza considerare nel loro giudizio il portato della fede: in estrema sintesi, evidentemente questo è, sostiene il cardinale Paul Josef Cordes facendo esplicito riferimento ai prelati impegnati nel “Cammino sinodale tedesco”, «il punto di vista di molti pastori consacrati fino ad oggi, quando cercano modi per rinnovare la comunità religiosa in difficoltà».
Qualche Cardinale con la schiena dritta.
Luigi
Il Timone, Giulio Tanel, 3-12-20
Elevato alla porpora cardinalizia da papa Benedetto XVI nel 2007, l’ottantaseienne pastore tedesco ha infatti pubblicato sulle colonne del Tagespost un pezzo dal titolo: “Dove stanno andando questi pastori?”.
L’articolo si apre riportando alcune delle più significative affermazioni che diversi prelati hanno via via fatto nel corso degli ultimi mesi, facendo proprio il “sentire del popolo” rispetto alle tematiche in esame (che ricordiamo essere i poteri nella Chiesa, il sacerdozio, le donne e la morale sessuale) ed elevandolo a nuovo termine di paragone. Conseguentemente, la posizione cui giungono, e che riaffermano, è che «la Chiesa deve aprirsi alle tendenze dei tempi».
Questa visione, sostiene tuttavia Cordes, è fallace alla radice: infatti, così facendo «i vescovi rinunciano evidentemente a secoli di storia della chiesa, alla sua struttura spirituale, anzi alla stessa rivelazione divina, per questo lasciano alle spalle la questione dell’ermeneutica della conoscenza della fede».
Un argomento di certo complesso ma fondamentale, rispetto al quale il cardinale focalizza l’attenzione su due aspetti: i cosiddetti loci theologici, ossia le sorgenti del sapere teologico e dottrinale, e il compito affidato ai vescovi nel momento dell’ordinazione.
Rispetto alla prima sottolineatura, scrive il cardinale, «per i cattolici, la fede si articola nella rivelazione e nell’insegnamento della Chiesa; entrambe sono considerate “Prima Verità” – come disse Tommaso d’Aquino (Summa Theologica II, II, q.5 a.3)». Da questa constatazione deriva la posizione per cui «Dio non dà alla Chiesa nuove informazioni teologiche con l’aiuto di eventi storici o problemi della Chiesa stessa»: la parola di salvezza di Dio è già completa, non può subire aggiunte, bisogna semplicemente illuminare gli eventi che prendono via via corpo alla luce del Vangelo.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, Cordes appare abbastanza netto nell’affermare che i vescovi, chiamati a «predicare fedelmente e instancabilmente il vangelo di Cristo», non intendono «far da padroni sulla vostra fede» (2 Cor 1,24), e questo anche alla luce del motto «lex orandi – lex credendi».
Nel concludere, quindi, il cardinale richiama le parole pronunciate dal papa emerito nel marzo del 2019. Parole che a suo avviso mostrano molto chiaramente quale sia la via da percorrere, alla luce di una sana e solida valutazione teologica non scevra di un limpido giudizio sulla realtà attuale: «Solo l’obbedienza e l’amore per il nostro Signore Gesù Cristo possono indicare la strada giusta… La nostra irredenzione si basa sull’incapacità di riferirsi a Dio amore. Imparare ad amare Dio è quindi la via della redenzione umana».
Quindi immagino che, coerentemente, rifiuti di celebrare la nuova "messa", stella polare della prostrazione della chiesa al mondo. Avete notizie a riguardo?
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