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martedì 3 novembre 2020

L'irricevibile prova di funambolismo lessicale della CEI (e non solo) "Avete figurato l'Islam come esso non è mai stato e mai sarà? E ora godetevelo"


"Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce non per i perseguitati bensì per i persecutori, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che ancora non si è piegato." — Ernst Jünger : Trattato del ribelle, p. 114 
"Quanto c’è da fidarsi del medico che non chiama una malattia col suo nome e non indica le misure appropriate e necessarie per combatterne le cause, la terapia e la diffusione?"  ( da alcuni commenti su Chiesa e post Concilio QUI)  
AC

 

 

 

Lettera al Direttore de Il Foglio 

Al direttore - Spiace constatare come la chiesa italiana (e non solo) abbia fornito ieri un’ulteriore, irricevibile prova di funambolismo lessicale, disciplina in cui ormai da tempo ha raggiunto livelli di ineguagliabile eccellenza. 
Nell’intento di condannare l’ennesimo atto di terrorismo islamista, la cui ferocia ha manifestamente oltre che simbolicamente colpito tre cattolici, la presidenza dei vescovi italiani non ha saputo far di meglio che vergare un comunicatino dove in poco più di 700 battute non c’è la benché minima traccia di ciò che ha connotato la mattanza di Nizza. 
Non una parola, un accenno, un pur flebile riferimento. Zero. 
La parola islam o l’aggettivo islamico/islamista (anche in questo caso contano più i sostantivi degli aggettivi?) sono semplicemente assenti (e mai come in questa occasione del tutto ingiustificati). 
Se uno non sapesse cos’è accaduto, a leggere la nota della Cei potrebbe pensare tutto e il contrario di tutto. Incluso che a commettere l’orrendo eccidio sia stato un fondamentalista cristiano (perché anche tra i cristiani esistono i fondamentalisti, giusto?). 
E’ solo continuando a far finta di non vedere ciò che invece è sotto gli occhi di tutti (persino, pensa un po’, di quegli stessi islamici che hanno parlato di “abominevole attacco terroristico”) che si può parlare di una non meglio precisata “cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso” così come di una comunità cattolica francese “colpita da un’azione criminale e dissennata” che, ripetiamo, messa così non significa assolutamente nulla (il resto della nota lo lasciamo ai volenterosi che vorranno sorbirsela, magari previa assunzione di un gastroprotettore a rilascio lento). Intendiamoci. 
Non è stata la prima e non sarà l’ultima volta che toccherà assistere a simili performance che non fanno altro che confermare un orm
ai consolidato atteggiamento di malcelata quanto ingiustificata sudditanza culturale della chiesa italiana spacciata, quel che è peggio, per evangelica apertura all’ascolto e al dialogo. 
Come se chiamare le cose per nome fosse sinonimo di intolleranza. 
Ma c’è ben poco di cui meravigliarsi. 
Tanto più se si scrivono documenti, come la recente enciclica “Fratelli tutti”, dove in scia a una stravagante rilettura delle fonti francescane si è arrivati a parlare di “sottomissione” quale atteggiamento consigliato da san Francesco “pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede”. 
Detto fatto. 

Luca Del Pozzo 

 

Fonte: Il Foglio QUI

Leggere anche "L'incredibile protesta dei musulmani contro la Francia il giorno dopo la strage di Nizza. Maxi-preghiera a Roma" Su il Tempo QUI