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venerdì 27 novembre 2020

27 novembre 1095 - 2020: Dieu il veut!

Il 27 novembre 1095, durante il Concilio di Clermont, Papa Urbano II, in risposta all’invocazione di aiuto giunta dall’Imperatore Alessio I Comneno, pronunciò il celebre appello affinché i cavalieri cristiani intervenissero in aiuto dei fratelli orientali e dei pellegrini in Terrasanta, minacciati gli uni e gli altri dall’espansione dei turchi selgiuchidi.
La storia narra che quel giorno la folla era così grande che non tutti poterono entrare nella cattedrale, così che il soglio pontificio venne istituito in un campo al di fuori della Chiesa di Notre-Dame du Port. Il trono papale fu posto sopra una piattaforma davanti ad una moltitudine impaziente.
Papa Urbano II usò al massimo la sua meravigliosa dote di eloquenza, descrivendo il dominio dei Saraceni nella Sacra Città dove Cristo aveva sofferto ed era morto, ed il discorso da lui pronunciato fu commovente e indimenticabile.
Quando il Papa cessò di parlare, il potente grido «Dieu il veut!» (Dio lo vuole, che ancora oggi è il motto dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme) si alzò dalla folla: stava per iniziare la straordinaria epopea cristiana delle Crociate: «uomini che predicarono la crociata per finalità puramente spirituali; altri che presero la croce e la spada, compiendo il grande passo del voto corrispondente, e lasciarono le loro sicure case nell’Occidente per inseguire un sogno religioso ed una idealità ascetica; uomini di penitenza che nel pellegrinaggio al Sepolcro di Cristo pensavano di rinnovargli la loro fede» (Giorgio Fedalto, Perché le crociate. Saggio interpretativo, Bologna, 1980), perché credevano che Gesù Cristo fosse il significato ultimo della vita, ciò per cui valeva la pena di vivere e di morire e non si poteva accettare che non si potesse più andare ad inginocchiarsi dove Egli era nato e dove Egli era morto.
Ricordiamo la grande eredità che ci è stata lasciata da questi cavalieri: la testimonianza secondo cui per la fede si può vivere e morire e, attraverso il loro sacrificio, oggi noi viviamo liberi di professare e diffondere la nostra fede: la vera fede!

Riportiamo il testo integrale del discorso di Papa Urbano II, tradotto in italiano.

L.V.

Popolo dei Franchi, popolo d’oltre i monti, popolo come riluce in molte delle vostre azioni eletto ed amato da Dio, distinto da tutte le nazioni sia per il sito del vostro paese che per l’osservanza della fede cattolica e per l’onore prestato alla Santa Chiesa, a voi si rivolge il nostro discorso e la nostra esortazione. Vogliamo che voi sappiate quale lugubre motivo ci abbia condotto nelle vostre terre; quale necessità vostra e di tutti i fedeli ci abbia qui, attratti.
Da Gerusalemme e da Costantinopoli è pervenuta e più d’una volta è giunta a noi una dolorosa notizia: i Persiani, gente tanto diversa da noi, popolo affatto alieno da Dio, stirpe dal cuore incostante e il cui spirito non fu fedele al Signore, ha invaso le terre di quei cristiani, le ha devastate col ferro, con la rapina e col fuoco e ne ha in parte condotti prigionieri gli abitanti nel proprio paese, parte ne ha uccisi con miserevole strage, e le chiese di Dio o ha distrutte dalle fondamenta o ha adibite al culto della propria religione. Abbattono gli altari dopo averli sconciamente profanati, circoncidono i cristiani e il sangue della circoncisione o spargono sopra gli altari o gettano nelle vasche battesimali; e a quelli che vogliono condannare a una morte vergognosa perforano l’ombelico, strappano i genitali, li legano a un palo e, percuotendoli con sferze, li conducono in giro, sinché, con le viscere strappate, cadono a terra prostrati. Altri fanno bersaglio alle frecce dopo averli legati ad un palo; altri, fattogli piegare il collo, assalgono con le spade e provano a troncare loro la testa con un sol colpo.
Che dire della nefanda violenza recata alle donne, della quale peggio è parlare che tacere? Il regno dei Greci è stato da loro già tanto gravemente colpito e alienato dalle sue consuetudini, che non può essere attraversato con un viaggio di due mesi. A chi dunque incombe l’onere di trarne vendetta e di riconquistarlo, se non a voi cui più che a tutte le altre genti Dio concesse insigne gloria nelle armi, grandezza d’animo, agilità nelle membra, potenza d’umiliare sino in fondo coloro che vi resistono? Vi muovano e incitino gli animi vostri ad azioni le gesta dei vostri antenati, la probità e la grandezza del vostro re Carlo Magno e di Ludovico suo figlio e degli altri vostri sovrani che distrussero i regni dei pagani e ad essi allargarono i confini della Chiesa. Soprattutto vi sproni il Santo Sepolcro del Signore Salvatore nostro, ch’è in mano d’una gente immonda, e i luoghi santi, che ora sono da essa vergognosamente posseduti e irriverentemente insozzati dalla sua immondezza.
O soldati fortissimi, figli di padri invitti, non siate degeneri, ma ricordatevi del valore dei vostri predecessori; e se vi trattiene il dolce affetto dei figli, dei genitori e delle consorti, riandate a ciò che dice il Signore nel Vangelo “chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me. Chiunque lascerà il padre o la madre o la moglie o i figli o i campi per amore del mio nome riceverà cento volte tanto e possederà la vita eterna”. Non vi trattenga il pensiero di alcuna proprietà, nessuna cura delle cose domestiche, ché questa terra che voi abitate, serrata d’ogni parte dal mare o da gioghi montani, è fatta angusta dalla vostra moltitudine, né è esuberante di ricchezza e appena somministra di che vivere a chi la coltiva. Perciò vi offendete e vi osteggiate a vicenda, vi fate guerra e tanto spesso vi uccidete tra voi. Cessino dunque i vostri odi intestini, tacciano le contese, si plachino le guerre e si acquieti ogni dissenso ed ogni inimicizia. Prendete la via del santo Sepolcro, strappate quella terra a quella gente scellerata e sottomettetela a voi: essa da Dio fu data in possessione ai figli di Israele; come dice la Scrittura, in essa scorrono latte e miele.
Gerusalemme è l’ombelico del mondo, terra ferace sopra tutte quasi un altro paradiso di delizie; il Redentore del genere umano la rese illustre con la sua venuta, la onorò con la sua dimora, la consacrò con la sua passione, la redense con la sua morte, la fece insigne con la sua sepoltura. E proprio questa regale città posta al centro del mondo, è ora tenuta in soggezione dai propri nemici e dagli infedeli, è fatta serva del rito pagano.
Essa alza il suo lamento e anela ad essere liberata e non cessa d’implorare che voi andiate in suo soccorso. Da voi più che da ogni altro essa esige aiuto poiché a voi è stata concessa da Dio sopra tutte le stirpi la gloria delle armi. Intraprendete dunque questo cammino in remissione dei vostri peccati, sicuri dell’immarcescibile gloria del regno dei cieli.
O fratelli amatissimi, oggi in noi si è manifestato quanto il Signore dice nel Vangelo: “Dove due o tre saranno radunati nel mio nome, ivi io sarò in mezzo a loro”. Se il Signore Iddio non avesse ispirato i vostri pensieri, la vostra voce non sarebbe stata unanime; quantunque essa abbia risuonato con timbro diverso, unica fu tuttavia la sua origine: Dio che l’ha suscitata, Dio che l’ha ispirata nei vostri cuori. Sia dunque questa vostra voce il vostro grido di guerra, dal momento che essa viene da Dio. Quando andrete all’assalto dei bellicosi nemici, sia questo l’unanime grido di tutti i soldati di Dio: “Dio lo vuole! Dio lo vuole!” E noi non invitiamo ad intraprendere questo cammino i vecchi o quelli che noti sono idonei a portare le armi; né le mogli si muovano senza i mariti o senza i fratelli o senza i legittimi testimoni: tutti costoro sono più un impedimento che un aiuto, più un peso che un vantaggio. I ricchi sovvengano i poveri e conducano a proprie spese con loro uomini pronti a combattere. Ai sacerdoti e ai chierici di qualunque ordine non sia lecito partire senza licenza dei loro vescovi, perché questo viaggio sarebbe inutile per loro senza questo consenso; e neppure ai laici sia permesso partire senza la benedizione del loro sacerdote. Chiunque vorrà compiere questo santo pellegrinaggio e ne avrà fatto promessa a Dio e a lui si sarà consacrato come vittima vivente santa e accettevole porti sul suo petto il segno della croce del Signore; chi poi, pago dei suo voto, vorrà ritornarsene, ponga alle sue terga; sarà così adempiuto il precetto che il Signore dà nel Vangelo: “Chi non porta la sua croce e non viene dietro di me non è degno di me”.

3 commenti:

  1. sì, ma avevano le mascherine ? i distanziamenti erano rispettati ?

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  2. Ma come si fa, oggi come oggi, ad esaltare la guerra santa mettendosi alla stessa stregua degli estremisti islamici? Come non capire che la religione, QUELLA VERA, è tutt'altro? Se davvero intendessimo la vera fede quella che accumuna gli uni agli altri non saremmo di conseguenza tutti molto più devoti, umani e partecipi di una religione universale?

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    1. Bravo, ora torna pure al circolo del PD e lascia stare cose che, evidentemente, ignori.

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