Luigi
Pochi ma buoni: un’illusione
poco ambiziosa che si trascina da secoli.
"Non voglio entrare nelle decisioni politiche del governo italiano ma le racconto una storia che mi ha dato un dispiacere: ho saputo di un vescovo che ha affermato che con questa pandemia la gente si è "disabituata" – ha detto proprio così - ad andare in chiesa, che non tornerà più a inginocchiarsi davanti a un crocifisso o a ricevere il corpo di Cristo. Io dico che se questa "gente", come la chiama il vescovo, veniva in chiesa per abitudine allora è meglio che resti pure a casa. È lo Spirito Santo che chiama la gente. Forse dopo questa dura prova, con queste nuove difficoltà, con la sofferenza che entra nelle case, i fedeli saranno più veri, più autentici, Mi creda, sarà così".
Alla lettura di queste righe, mi è subito tornato alla mente un libro di Pierre Andreu uscito in Francia nel 1953 in cui riassumeva il pensiero di George Sorel (1847-1922) sul futuro del Cattolicesimo, e lo faceva in questo modo:
“I cattolici saranno sempre meno numerosi; ma saranno forse migliori; il numero non è tutto”.
Pierre Andreu, pag. 179, Sorel Il
nostro maestro, Giovanni Volpe Editore, Roma 1967
(ed. orig. Notre maître M. Sorel,
Grasset 1953)
Alla fine dei conti, si tratta della stessa idea che sembra riproporre il Santo Padre, nell’intervista di oggi. Il dubbio però viene: ormai già da qualche secolo ci ripetiamo lo stesso mantra; purtroppo, però, picchi di qualità non saltano all’occhio e si registra soltanto un costante (e sempre più veloce) calo delle presenze tra i banchi delle chiese.
Soddisfatti Sorel, Andreu e il Papa…!
Sempre speranzosi, restiamo in attesa di intuizioni e proposte migliori. Nella consapevolezza che, in questo caso, di migliori (ma era S. Carlo Borromeo!)ne esistono già e basterebbe recuperarle dalla mansarda della canonica.
Nessun commento:
Posta un commento