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Ultima follia a Milano: Cresima con cotton fioc biodegradabile
Luisella Scrosati
06-09-2020
Una nota dell'Avvocatura dell'arcidiocesi di Milano detta le nuove regole per la celebrazione delle Cresime: oltre alle solite assurde misure per garantire il distanziamento sociale, per l'unzione si suggerisce - invece del solito batuffolo di cotone - l'uso del «bastoncino cotonato biodegradabile», mirabile esempio di Chiesa sanitariamente corretta e convertita ecologicamente. Intanto in provincia di Forlì un sindaco - pare con il consenso del parroco - impone i tamponi ai bambini come condizione per ricevere la Prima Comunione. Solo gli ultimi esempi di una Chiesa allo sbando e ormai completamente asservita allo Stato.
Il caro cardinale Giacomo Biffi, nel suo umoristico e penetrante Quinto Evangelo - che immaginava il ritrovamento di un nuovo vangelo, appunto, che riprendeva alcuni passi tradizionali rileggendoli ironicamente alla luce della teologia moderna - non era riuscito ad immaginare tanto. La sua argutezza era forse rimasta un po’ frenata dal suo celebre realismo e dal suo sostanziale spirito bonario. Lui, il buon Biffi, non c’era arrivato a pensare che i suoi confratelli nel sacerdozio e nell’episcopato un giorno si sarebbero ispirati ad alcuni versetti di uno pseudo-evangelo che riporta, a modo suo, il racconto della guarigione del lebbroso.
Fosse ancora oggi tra noi avrebbe certamente "ritrovato" anche questa parte in cui, alla supplica del lebbroso, Gesù, anziché stendere la mano, toccarlo e dirgli: «Lo voglio, guarisci!» (cf. Mc. 1, 40-41), si era avvalso dei suoi apostoli e del potere di Roma, per verificare che il lebbroso non avesse una temperatura superiore ai 37.5°c e non fosse stato in contatto con persone positive al tampone o soggette a quarantena. Le cose, insomma, sarebbero andate più o meno così, secondo il testo “ritrovato”:
"Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso da paura, Gesù ritrasse la mano, si assicurò di mantenere la distanza di almeno due metri e, posto con precauzione il velo dinanzi al naso e alla bocca, gli disse: «Lo voglio, sii guarito. Ma in ogni caso, conti come un contagiato». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente di essere uscito di casa e di non aver osservato la quarantena, lo rimandò e gli disse: «Guarda di non andare in giro senza la mascherina, ma va', presentati al sacerdote, e di’ loro di guardarsi da tutti coloro che hanno malattie infettive». E la gente si rallegrava dell’attenzione del Maestro per la sanità pubblica".
È più o meno a questo “evangelo” che dev’essersi ispirata l'arcidiocesi di Milano nel diramare l’ultima meticolosa nota per la celebrazione delle Cresime (qui), a cura dell'Avvocatura e datata 3 settembre. Dunque, mentre nelle scuole di tutta Italia, incluse quelle di Milano e dintorni, i bambini potranno stare seduti al loro banco senza la mascherina, i medesimi pargoli che si troveranno al loro posto tra le panche di una chiesa, le quali notoriamente (spiegatelo sia al vescovo, che al CTS) hanno una cubatura decine di volte maggiore di quella di un’aula scolastica, dovranno tenere la mascherina.
E ovviamente il cresimando dovrà tenere con il padrino la distanza di un metro. Cosa che, potete stare sicuri, avverrà anche durante i festeggiamenti al ristorante o a casa. E che sicuramente era avvenuta prima della celebrazione. Perché lo zio, la sorella o il cugino del cresimando, da febbraio ad oggi, sicuramente non si sono mai avvicinati al pargolo. Che poi lo abbia toccato, nemmeno a pensarlo; la prima volta, il primo contatto avverrà solo nel momento fatidico, quando poggerà la mano sulla spalla del figlioccio, gesto gentilmente concesso dalla diocesi. Ipocrisia.
Ma non è finita qui. Quando i cresimandi andranno a ricevere il sacramento, tutti a debita distanza, e il ministro si sarà messo anche lui la museruola, allora l’unzione verrà data, secondo le disposizioni della CEI, con «un batuffolo di cotone o con una salvietta per ogni cresimando». Ma la diocesi di Milano, sempre zelante, fa di più: suggerisce - udite, udite - «l’utilizzo di bastoncini cotonati biodegradabili», cioè i cotton fioc di nuova generazione. Così sarà contento anche il ministro per l’ambiente e si dimostra l'avvenuta conversione ecologica.
Manco a dirlo, il ministro «nel compiere il gesto espressivo dell’imposizione della mano avrà cura di non toccare con essa il capo del cresimando», essendo noto l’aumento dei contagi “via testa”. Il ministro poi «scambierà la pace con il cresimando pronunciando le parole previste dal Rituale ma senza alcun contatto fisico». Ipocrisia totale.
La diocesi dovrebbe spiegare perché mai, durante le ultime ordinazioni presbiterali in Duomo, l’Arcivescovo abbia toccato con le sue mani le mani degli ordinandi, le abbia unte senza i bastoncini biodegradabili e abbia imposto le mani toccando il capo dei diaconi – gesto ripetuto, orrore! da tutti i preti presenti – (vedere le foto qui).
Dunque, ricapitolando: il virus si trasmette tramite i capelli del cresimando, ma non tramite quelli dell’ordinando; è pericolosissimo toccare la fronte di un cresimando, mentre invece non c’è problema a toccare le mani di un presbitero; a scuola si può stare senza la mascherina, ma in chiesa no. Occorre andare avanti? O è sufficiente per capire che ormai i pastori sono allo sbando? Per decenni hanno fatto finta di non vedere abusi ed amenità liturgiche di ogni genere e specie, e adesso, si mettono con uno zelo senza pari a curare ogni dettaglio igienico?
Giusto per completare il quadro e per far capire che i pastori hanno ormai definitivamente calato le braghe di fronte alle manie igieniste di un potere che, dopo la museruola, imporrà il guinzaglio, passiamo dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla diocesi di Milano a quella di Forlì. Comune e parrocchia di Galeata, dove la sindaca, Elisa Deo, ha pensato bene che, in occasione delle Prime Comunioni di oggi 6 settembre, i bambini dovranno fare tutti il tampone. Altrimenti, niente prima Comunione. E il parroco? È d’accordo, almeno secondo la Deo. La sindaca dunque decide chi può ricevere la Prima Comunione e chi no, manco fosse il Padreterno. Sarà il cognome che le ha montato la testa? Non si sa, ma, dopo gli abusi dei vescovi e dei preti che negano la Comunione a chi la vuole ricevere in bocca, adesso abbiamo i sindaci che impediscono ai bambini di ricevere il Signore. La ragione? Sempre la stessa: contagi in aumento. Ben sette (sic!) casi notificati (non malati gravi o morti!) in quel comune di 2.500 abitanti, in probabile aumento (i contagiati, non gli abitanti). Con tanto di parroco, e probabilmente di genitori, a ringraziarla per la sua sensibilità.
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