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mercoledì 8 luglio 2020

Il giallo dell'Angelus di domenica scorsa: succubi dei comunisti cinesi?

Tempi bui.
Forti con i deboli e deboli con i forti
Luigi



Antonio Socci, 7-7-20, Libero
Quali sono i veri contenuti del patto – tuttora segreto – fra Vaticano e regime comunista cinese? E perché, dopo due anni, viene ancora nascosto? Cosa c’è da nascondere? La domanda è sempre più scottante, anche perché domenica si è verificato un autentico giallo.

Il vaticanista Marco Tosatti, nel suo seguitissimo blog “Stilum curiae”, subito dopo l’Angelus, ha rivelato che nel bollettino distribuito ai giornalisti prima della preghiera del Papa, erano contenute anche alcune importanti parole sulla crisi di Hong Kong, dove il regime di Pechino sta definitivamente schiacciando la libertà e l’autonomia.
Il discorso doveva essere letto subito dopo la preghiera dell’Angelus, quando, come ogni domenica, il papa interviene sulle questioni che ritiene di più scottante attualità. Queste erano le (preannunciate) parole che il Papa avrebbe dovuto leggere:

“In questi ultimi tempi, ho seguito con particolare attenzione e non senza preoccupazione lo sviluppo della complessa situazione a Hong Kong, e desidero manifestare anzitutto la mia cordiale vicinanza a tutti gli abitanti di quel territorio. Nell’attuale contesto, le tematiche trattate sono indubbiamente delicate e toccano la vita di tutti; perciò è comprensibile che ci sia una marcata sensibilità al riguardo. Auspico pertanto che tutte le persone coinvolte sappiano affrontare i vari problemi con spirito di lungimirante saggezza e di autentico dialogo. Ciò esige coraggio, umiltà, non violenza e rispetto della dignità e dei diritti di tutti. Formulo, poi, il voto che la vita sociale, e specialmente quella religiosa, si esprimano in piena e vera libertà, come d’altronde lo prevedono vari documenti internazionali. Accompagno con la mia costante preghiera tutta la comunità cattolica e le persone di buona volontà di Hong Kong, affinché possano costruire insieme una società prospera e armoniosa”.

Tuttavia – rivela Tosatti – poco prima che il papa si affacciasse alla finestra i giornalisti sono stati informati che il suddetto discorso non sarebbe stato pronunciato. E in effetti il papa non lo ha letto. Quindi – essendo un testo sotto embargo – è ufficialmente inesistente.

Il Vaticano non ha dato nessuna spiegazione di questo singolare incidente. Il discorso sopra citato, peraltro, non è affatto duro con Pechino. Sarebbe stato un intervento significativo solo perché per la prima volta Bergoglio avrebbe detto qualcosa sul dramma di Hong Kong.

È noto infatti che, nonostante il suo spiccatissimo interventismo su qualsiasi questione politica e sociale, il papa argentino è stato del tutto taciturno sulla repressione cinese a Hong Kong, come su tutti i temi che riguardano i diritti umani e la libertà religiosa in Cina.

Quando parla della Cina lo fa sempre e solo positivamente, con espressioni di grande cortesia verso i suoi tiranni comunisti.

Tosatti, dopo aver ricostruito il giallo di ieri, solleva poi tutte le giuste domande del caso. Si chiede “quali pressioni abbia fatto Pechino affinché il Pontefice non ricordasse in mondovisione il dramma dell’ex colonia britannica, anche nei toni più delicati e pacifici che fosse possibile”.

E nota che questo “episodio getta una luce se possibile ancora peggiore sul famoso accordo segreto siglato fra Pechino e la Santa Sede. Le cui conseguenze si stanno facendo sentire pesantemente sulla vita di molti cattolici in Cina, a dispetto della propaganda dei mezzi di comunicazione vaticana. Un accordo che rischia di costituire uno dei più clamorosi errori della diplomazia in talare, e del Pontefice che l’ha voluto e avallato, a differenza dei suoi predecessori”.

Ma il problema non riguarda più solo i cristiani cinesi. Riguarda tutta la Chiesa. Ci si chiede se il Papa è ancora libero e se il Vaticano è ormai sottomesso a Pechino, come molti temono.

E’ una situazione inedita e inquietante. Probabilmente i media italiani taceranno l’evento, ma il caso potrebbe fare impressione negli Stati Uniti. Anche a livello politico: alla Casa Bianca.

Antonio Socci

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