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giovedì 23 luglio 2020

Comunione in bocca o sulla mano? Un po' di chiarezza

di Federico Catani
(da Spunti, bollettino dell'Associazione Luci sull'Est, luglio 2020)

Per un cattolico non c’è tesoro più grande dell’Eucaristia. Eppure mai come oggi il Santissimo Sacramento viene profanato in ogni modo. Sacrilegi dei satanisti, cambiamenti della stessa dottrina della Santa Messa, possibilità per i pubblici peccatori di ricevere la Comunione senza alcun pentimento sono soltanto alcuni degli attacchi che subisce Gesù Sacramentato. 

A seguito dell’emergenza Coronavirus, poi, in molte chiese si è imposta forzosamente la Comunione sulla mano, motivandola con ragioni igieniche alquanto opinabili, visto che molti scienziati sostengono che riceverla sulla lingua non sia affatto più pericoloso, anzi. Ora, poiché
purtroppo c’è da temere che la situazione straordinaria generata dalla pandemia porterà di fatto al divieto permanente della ricezione dell’Eucaristia in bocca, occorre essere chiari: questo nessuno può imporlo, nemmeno il Papa! 

Nell'Ostia santa c'è realmente e sostanzialmente Nostro Signore Gesù Cristo vivo e vero, nel suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Dunque non si può ricevere come qualsiasi altra cosa. 

Nata come abuso... 

La Comunione sulla mano è nata come un abuso. Negli anni Sessanta, nei Paesi dell'Europa settentrionale, ovvero quelli con un episcopato ed un clero marcatamente progressista e disobbediente, si introdusse in maniera del tutto arbitraria tale modo di ricezione dell'Eucaristia. Di fronte al fatto compiuto e alla volontà da parte degli artefici del cambiamento di proseguire su questa strada, la Sacra Congregazione per il Culto Divino rispose con l'istruzione Memoriale Domini (28 maggio 1969). Il documento, voluto ed approvato da Papa Paolo VI, ribadisce che il modo di distribuire la Santa Comunione in bocca «deve essere conservato, non soltanto perché si appoggia sopra un uso trasmesso da una tradizione di molti secoli, ma, principalmente, perché esprime la riverenza dei fedeli cristiani verso l'Eucaristia». Cambiare poteva rappresentare un pericolo. L'istruzione vaticana, infatti, paventava che si arrivasse «a una minore riverenza verso l'augusto Sacramento dell'altare», «alla profanazione dello stesso Sacramento» e «alla adulterazione della retta dottrina». Soltanto un ingenuo non vede che quelli che allora apparivano "solo" dei rischi sono divenuti terribili realtà. Nonostante ciò, i responsabili di tale scempio ed i loro allievi, anziché vergognarsi e ritirarsi in silenzio, continuano a dare lezioni. 

Ebbene, la Memoriale Domini conclude affermando che «la Sede Apostolica esorta veementemente i vescovi, sacerdoti e fedeli a sottomettersi diligentemente alla legge ancora in vigore [ovvero la Comunione in bocca n.d.r.] e un'altra volta confermata, attendendo tanto al giudizio apportato dalla maggior parte dell'Episcopato [all’epoca contrario alla Comunione sulla mano n.d.r.], come alla forma che utilizza il rito attuale della sacra liturgia, come, infine, al bene comune della stessa Chiesa». 

Una falla nella diga 

Purtroppo, nonostante le buone intenzioni, il documento apre però una falla nella diga, rivelatasi ben presto fatale. Infatti l'istruzione dice pure che, laddove non sia possibile frenare la pratica della Comunione sulla mano, con le dovute condizioni la Santa Sede concederà un indulto, a patto però che venga ribadita nella catechesi la verità dogmatica sull'Eucaristia. Questa deleteria apertura ha fatto sì che a poco a poco, quasi tutte le conferenze episcopali del mondo chiedessero l'indulto, imponendo di fatto il nuovo modo di agire, per puro spirito di conformismo ai tempi. E la Santa Sede ha sempre avallato le richieste dei vescovi. In Italia, ad esempio, per un solo voto di scarto (uno solo!), la Comunione in mano venne introdotta nel luglio del 1989. 

La verità 

La Comunione in mano, tanto amata dai protestanti, è stata pensata proprio per ridurre il Santissimo Sacramento a mero simbolo, attaccando così il dogma cattolico sull'Eucaristia. E viene persino fondata sul Vangelo. Eppure, come spiega mons. Nicola Bux, «lo “spezzare il pane”, da cui il nome dato alla Messa dagli Atti degli Apostoli, non significa che il Sacramento sia stato dato in mano ai discepoli, ma, come attesa Giovanni (cfr 13,26-27), che fu come il boccone porto da Gesù a Giuda, uso ancora invalso presso gli orientali, che ancora fanno la Comunione imboccando i fedeli. Un boccone di pane intinto non può essere dato in mano, ma solo in bocca». Ma se anche Gesù durante l'Ultima Cena avesse dato il pane e il vino in mano agli Apostoli, bisogna tener presente che questi erano i primi vescovi! Il sacerdote ha le mani consacrate con l'unzione, ed è per questo che è l'unico ad avere il "privilegio" e il grave compito di toccare le specie eucaristiche. 

Oltretutto, al contrario di quanto falsamente sostenuto dai novatori, nei casi in cui, nei primi secoli, si riceveva la Comunione in mano, lo si faceva con ogni riguardo e riverenza, spesso senza toccarla direttamente, non come accade adesso. E, come scriveva il passionista p. Enrico Zoffoli, è falso che la prassi della “Comunione sulla lingua” abbia avuto inizio nel secolo IX: documenti incontrovertibili (ignorati o taciuti) dimostrano il contrario. Basti pensare che a Roma, fin dal II secolo, sotto papa s. Sisto I (115-125), ai laici fu proibito persino di toccare i vasi sacri... 

In ogni frammento del pane consacrato, infatti, c'è tutto Nostro Signore ed è una profanazione lasciare che anche uno solo cada a terra e vanga calpestato. Nella cosiddetta Messa tridentina, infatti, dopo la consacrazione il sacerdote non separa più il pollice e l'indice delle mani finché non arriva il momento della purificazione, terminata la distribuzione della Comunione. Oggi invece questa fede eucaristica si è tragicamente persa, anche tra i sacerdoti. I fedeli, poi, sembra vadano a ricevere una caramella: tutti si comunicano ma ben pochi si confessano! In pratica, quello che fino agli anni Sessanta era un abuso, una disubbidienza, un attacco alla verità cattolica, oggi è divenuto la normalità. Eppure l'istruzione della Congregazione del Culto Divino era accompagnata da una lettera pastorale in cui viene nitidamente evidenziato che «la nuova maniera di comunicarsi non dovrà essere imposta in modo che escluda l'uso tradizionale». 

Solo da un ritorno generale al modo tradizionale di ricevere Gesù Sacramentato, in bocca ed in ginocchio, potranno sgorgare grazie abbondanti e si tornerà ad avere una primavera della Chiesa. Pertanto, i laici non debbono stancarsi di chiedere questo ai pastori e di comunicarsi solo in bocca, perché questa è, ancora oggi e nonostante tutto, la norma della Chiesa. 


IL GRANDE MOMENTO DEI LAICI 

«L’assalto organizzato contro il dogma eucaristico tende a colpire il Sacerdozio, e, in esso, a sopprimere la Gerarchia per demolire la Chiesa come società visibile istituita da Cristo, propagata dagli Apostoli, presieduta da Pietro e Successori nella sede di Roma. Ora, eliminata la Chiesa, resterebbe dissolto il Cristianesimo, ridotto ad uno dei tanti discutibili orientamenti religiosi dello spirito umano: esattamente secondo il programma del mondialismo massonico. 

Se il Mistero Eucaristico è la sintesi di tutte le verità di fede (compresa quella della natura della Chiesa) e costituisce la profonda essenza della liturgia che lo esprime e celebra; segue che offendere il culto eucaristico equivale a tradire la fede. 

I nemici del Cristianesimo oggi hanno preferito colpire l’Eucaristia insinuando ed anche imponendo a livello liturgico delle novità le quali — contro la lettera e lo spirito della riforma inaugurata dal Vaticano II — mirano ad estinguere insensibilmente nei fedeli la più illuminata e amorosa venerazione del Santissimo. 

Contro tale congiura insorge la coscienza cristiana di un popolo, troppo spesso ignaro, timido, passivo. Se “Gesù sarà in agonia sino alla fine del mondo”, proprio per questo, secondo Pascal, “durante questo tempo, non bisogna dormire”. 

La missione dei laici, riconosciuta solennemente dal Concilio, impone ad essi il dovere di scuotersi per salvare la Chiesa, come già in altri tempi, e difenderla soprattutto dai suoi nemici interni; i quali, sedotti dal peggiore ecumenismo, tentano di abbatterla, trascinandola nel vortice di una esegesi biblica inquinata di storicismo e agnosticismo». 


Padre Enrico Zoffoli c.p. (1915-1996)

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