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giovedì 11 giugno 2020

Mons. Olivero ha davvero detto che ci sono "cose più urgenti" delle Messe con popolo?

Il lupo perde il pelo ma non la bandana. 

Il vescovo Olivero, dopo le incredibili raccomandazioni con cui "avvisava" i suoi sacerdoti che “Se vengo a sapere che in qualche parrocchia non si farà nulla in questa direzione (cura delle relazioni e attenzione ai poveri), in tale parrocchia posticiperò ulteriormente l’inizio della celebrazione della Messa con il popolo.” dando da intendere chiaramente che per lui la Messa col popolo non è fonte e culmine di tutta la vita cristiana, (Catechismo 1324, cfr. CVII, Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 15) ma un corollario alle relazioni sociali e all'attenzione ai poveri (tali meritevoli cure, per un cristiano, devono sgorgare dall'Adorazione Eucaristica da cui traggono linga vitale). 

In occasione e a giustificazione del rinvio dell'apertura delle chiese al 25 maggio 2020
(nonostante fosse stato fissato al 18 maggio dalla CEI), il Vescovo nella sua lettera ha esordito con tre parole che mai ci saremmo aspettati da sentire nemmeno dalla bocca del  seminarista sessantottino più progressista. Già l'incipit è tutto un capolavoro di femminismo e di gigioneria: 

Carissime amiche, carissimi amici,
in questi giorni si è acceso un dibattito sulle Messe: aprire o aspettare ancora? In realtà la vita di tutti ci sta dicendo di pensare a cose più urgenti: il dolore di chi ha perso un famigliare, senza neppure poterlo salutare; l’angoscia di chi ha perso il lavoro e fatica ad arrivare a fine mese; il peso di chi ha tenuto chiuso un’attività per tutto questo tempo e non sa come e se riaprirà; i ragazzi e i giovani che non hanno potuto seguire lezioni regolari a scuola; i genitori che devono con fatica prendersi cura dei figli rimasti a casa tutto il giorno; la ripresa economica con un impoverimento generale…

"cose più urgenti" ! L'ha proprio scritto!
Tutto vero: se non ci credete, ingrandite la foto sopra o andate direttamente sul sito della diocesi.

Che colpo al cuore! Che brutto momento!
Se un vescovo, al proprio gregge in grave difficoltà e in lutto, provato da duri sacrifici e sofferenze, non sa più indicare nella S. Messa, nella preghiera, nell'adorazione, nell'affidamento a Dio (attraverso i sacramenti) quell'unica Via, l'unica Verità, l'unica acqua che disseta, l'unica roccia a cui aggrapparsi, che è Gesù Cristo, assieme alla Beatissima Vergine Maria, allora possiamo dire che siamo rovinati. 

A queste parole del Vescovo, un sacerdote e un fedele hanno risposto con due lettere aperte indirizzate al proprio Antistite e Sabino Paciolla le ha pubblicate sul suo blog.
 
- Qui la lettera del sacerdote. 20.05.2020)


Ahimè, sappiamo che fine abbiano fatto... ma mai demordere e... chissà che il tarlo del rimorso non lavori nella coscienza del vescovo... 

Roberto 

4 commenti:

  1. Un poveretto invasato di egocentrismo ed assetato di potere! Mi stupisce che non riceva una risata in faccia dai suoi "fedeli" ogni volta che mette il naso fuori dall'episcopio.

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  2. ha detto bene sono sicuro che sia così la messa è per dio e non per il popolo avete una mentalità sessantottina del contestaretutto. per chi va a messa tridentina e deve macinare kilometri e ci può andare solo poche volte all'anno non cambia nulla. siete abituati male falsi cattolici che avete la messa domenicale serale e quella del sabato che vale per la domenica. il giorno da santificare è la domenica e invece la domenica libera per fare i comodi propri e la messa il sabato. dio ci ha voluto punire per questa empia usanza.

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  3. giustissimo! sacrifici per la messa! km per avere la vera messa. onore a voi e gloria a Dio.

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  4. messe per lo popolo. linguaggio marxista. messe solo per li fedeli. lo popolo se no brace per la pece. (feudalesimo e dignità)

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