Vi proponiamo alcuni brani più significativi di un bell'articolo dell'amico Aldo Maria Valli che, prendendo spunto da due esponenti significativi della Chiesa cattolica (mons. Schneider e, da ultimo, mons. Viganò) parla apertamente di un tema attualissimo, del possibile deragliamento nel post-concilio e di una progressiva nascita di una "chiesa parallela, sovrapposta e contrapposta alla vera Chiesa di Cristo".
Parole gravi, quelle di Viganò e di Valli che noi condividiamo e sottoscriviamo in toto!
Parole gravi, quelle di Viganò e di Valli che noi condividiamo e sottoscriviamo in toto!
Per leggere tutto il suo bel articolo, si veda qui, sul suo blog Duc in Altum., 14.6.2020.
Sottolineato nostro.
Roberto
[...]
Inutile girarci attorno: se oggi abbiamo una Chiesa che in molte occasioni prende vie ereticali di matrice gnostica e si ispira a quel vago umanitarismo che tanto piace al mondo e che, non a caso, le procura l’applauso di chi è sempre stato nemico della Chiesa stessa, è
perché il Concilio Vaticano II, a differenza di tutti quelli che lo precedettero, pretese, in fin dei conti, di fondare una Chiesa nuova. È vero che ciò non venne mai proclamato e che anzi si parlò della necessità del rinnovamento senza intaccare il depositum fidei, ma i circoli modernisti di fatto utilizzarono il Concilio per introdurre una discontinuità. E lo strumento retorico a cui si fece ricorso fu l’espressione, del tutto inedita, “spirito del Concilio”, concetto che permise di fatto di introdurre sconvolgimenti, ben al di là di quanto era scritto nei testi.
perché il Concilio Vaticano II, a differenza di tutti quelli che lo precedettero, pretese, in fin dei conti, di fondare una Chiesa nuova. È vero che ciò non venne mai proclamato e che anzi si parlò della necessità del rinnovamento senza intaccare il depositum fidei, ma i circoli modernisti di fatto utilizzarono il Concilio per introdurre una discontinuità. E lo strumento retorico a cui si fece ricorso fu l’espressione, del tutto inedita, “spirito del Concilio”, concetto che permise di fatto di introdurre sconvolgimenti, ben al di là di quanto era scritto nei testi.
C’è un passaggio, nell’intervento di monsignor Viganò, che mi ha colpito in modo particolare, perché è molto personale e penso che più di un lettore vi si possa riconoscere: “Giunge un momento nella nostra vita in cui, per disposizione della Provvidenza, ci è posta dinanzi una scelta determinante per il futuro della Chiesa e per la nostra salvezza eterna. Parlo della scelta tra il comprendere l’errore in cui siamo caduti praticamente tutti, e quasi sempre senza cattive intenzioni, e il voler continuare a volgere altrove lo sguardo o giustificarci”.
[...]
Riferendosi all’orrenda pachmama, monsignor Viganò lo dice chiaramente: “Se il simulacro di una divinità infernale è potuto entrare in San Pietro, ciò fa parte di un crescendo che lo spartito prevedeva sin dall’inizio”. Allo stesso modo, se “numerosissimi cattolici praticanti, e forse anche gran parte degli stessi chierici, sono oggi convinti che la fede cattolica non sia più necessaria per la salvezza eterna” e se molti sono ormai intimamente convinti che “il Dio Uno e Trino rivelatosi ai nostri padri sia lo stesso dio di Maometto”, è perché il seme dell’errore e dell’eresia è stato piantato più di mezzo secolo fa e poi coltivato nel corso dei decenni.
“I progressisti e i modernisti – scrive Viganò – hanno saputo astutamente nascondere nei testi conciliari quelle espressioni di equivocità che all’epoca parevano innocue ai più ma che oggi si manifestano nella loro valenza eversiva”.
[...]
Viganò è molto netto quando mette in collegamento diretto la pachamama con Dignitatis humanae, la liturgia protestantizzata con le tesi di monsignor Annibale Bugnini, il documento di Abu Dhabi con Nostra aetate, e so bene che tante persone, anche tra coloro che fanno parte dello schieramento opposto a quello modernista, di fronte alle affermazioni dell’arcivescovo fanno un balzo sulla sedia, sostenendo che i mali e gli abusi non sono nati con il Concilio ma a causa di un tradimento del Concilio.
[...] Per parte mia, sento di poter aderire all’analisi di monsignor Viganò quando scrive che “il Concilio è stato utilizzato per legittimare, nel silenzio dell’autorità, le deviazioni dottrinali più aberranti, le innovazioni liturgiche più ardite e gli abusi più spregiudicati. Questo Concilio è stato talmente esaltato da essere indicato come l’unico riferimento legittimo per i cattolici, chierici e vescovi, oscurando e connotando con un senso di spregio la dottrina che la Chiesa aveva sempre autorevolmente insegnato, e proibendo la perenne liturgia che per millenni aveva alimentato la fede di un’ininterrotta generazione di fedeli, martiri e santi”.
" [...] A rendere tangibile la separazione innaturale, anzi, direi perversa, tra gerarchia e Chiesa, tra obbedienza e fedeltà è stato certamente quest’ultimo pontificato”.
Insomma, “nonostante tutti i tentativi di ermeneutica della continuità miseramente naufragati al primo confronto con la realtà della crisi presente, è innegabile che dal Vaticano II in poi si sia costituita una chiesa parallela, sovrapposta e contrapposta alla vera Chiesa di Cristo. Essa ha progressivamente oscurato la divina istituzione fondata da Nostro Signore per sostituirla con un’entità spuria, corrispondente all’auspicata religione universale di cui fu prima teorizzatrice la massoneria. Espressioni come nuovo umanesimo, fratellanza universale, dignità dell’uomo sono parole d’ordine dell’umanitarismo filantropico negatore del vero Dio, del solidarismo orizzontale di vaga ispirazione spiritualista e dell’irenismo ecumenico che la Chiesa condanna senza appello”.
[...]
AMV