di Enrico Salvi
Perché nel parlare comune, quando si incontra uomo o una donna da soli e che sappiamo sposati o fidanzati chiediamo scherzosamente: “Dov’è la tua dolce metà?”. La spiegazione è nella parola ebraica zelah che significa “metà” (o anche “lato”), quindi la traduzione con “costola” di cui nel Libro della Genesi al capitolo 2, almeno a prima vista, può sembrare inadeguata.
«Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò, con la costola che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo».
Riconsideriamo il brano leggendo “metà” invece di “costola”.
«Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse la metà (di lui) e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò, con la metà che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo».
Notiamo inoltre che la costola è un osso, ma essendo scritto: «allora l'uomo disse: è osso delle mie ossa e carne dalla mia carne», “metà” sembra più appropriato di “costola” poiché comprende anche la carne.
E, ancora: «La si chiamerà donna (issha/virago) perché dall’uomo (ish/vir) è stata tratta». Quindi, “donna” è il nome di “una metà dell’uomo”.
Abbiamo allora la divisione a metà di Adamo per farne Eva, cui segue di nuovo un’unione. Dall’uomo DIVISO «part. DI(S) che vale separazione, e rad. VID o VIDUS il mezzo» (etimo.it), prende a distinguersi la donna che poi viene ricondotta all’uomo come «un aiuto che gli sia simile», traduzione di «‘ezer kenegdo» che propriamente significa «come una che gli sta di fronte».
Stando uno di fronte all’altra in quanto simili (perciò non uguali) e in quanto «maschio e femmina», l’uomo e la donna possono formare una coppia: «dal lat. CÒPULA, legame, congiunzione. Due cose della medesima specie messe insieme, congiungimento coniugale» (etimo.it). «E i due saranno una sola carne».
Sono dunque l’uomo e la donna, ossia il maschio e la femmina, che possono davvero UNIRSI in quanto uno COMPLEMENTO dell’altra: «lat. COMPLEMÈNTUM, da COMPLÈRE compire, empire interamente, colmare – Si dice in generale di una parte che, aggiunta ad un’altra, formerebbe un tutto naturale o artificiale» (etimo.it).
Sono l’uomo e la donna, il maschio e la femmina, le due metà che si integrano vicendevolmente grazie alla loro COMPLEMENTARIETÀ, ciò sfatando sia la moderna e deleteria “uguaglianza e parità dei sessi” sia la fantasiosa teoria “gender”, e ciò per la semplice ragione che da due uguali e/o pari non può nascere nulla. Uno+Due=Tre è l’addizione possibile e feconda, mentre Uno+Uno=Zero e Due+Due=Zero sono le addizioni impossibili e sterili, a cui soccorrono gli artifici di uno scientismo malato d’anarchica onnipotenza che così crede di rimediare alle sofferenze e imperfezioni della natura, giacché se e vero che tutto rientra nella natura, ed è quindi “naturale”, è altrettanto vero che innumerevoli sono i modi della sofferenza e dell’imperfezione della natura stessa: la leucemia è “naturale”, ma non per questo la si lascia correre senza tentare una cura; nascere senza braccia è “naturale” ma non per questo non si tenta di porvi rimedio con delle protesi.
Ribadiamolo: Uno e Due, il Maschio e la Femmina, sono fecondi perché complementari (come il seme e la terra), mentre Uno e Uno o Due e Due sono sterili perché sono uguali. Soltanto Uno e Due possono davvero coniugarsi: «coniuge dal lat. CÒNIUX – acc. CÒNIUGEM – comp. di CON=CUM insieme e rad. JUG che vale unire, onde JUG-O=JÚNGO unisco, JÙGUM giogo e fig. vincolo matrimoniale» (etimo.it). Due è la metà di Uno e Uno è la metà di Due. Due non può essere la metà di Due e Uno non può essere la metà di Uno.
Ma, insomma, costola o metà che sia, resta il fatto che Dio “maschio e femmina li creò”, quindi non uguali bensì complementari, cioè fatti l’uno per l’altra e quindi concorrenti alla coniugalità e genitorialità da cui prende vita la famiglia.
http://www.gliscritti.it/blog/entry/2332
Complementare non significa inferiore, certo.
RispondiEliminaFatti l'uno per l'altra mi piace molto, come concetto e come espressione.
Dio ci ama e ci vuole felici, peccato che a volte, magari senza rendercene conto, ci condanniamo con le nostre azioni all'infelicità. Seguire il solco tracciato da Dio per noi, a mio modesto avviso, è l'unico modo per vivere nella gioia.
Gli ebrei soprattutto i seguaci chabad leggono al contrario questa interpretazione. Ossia che l'ebraismo è femminista da questo punto di vista in quanto l' uomo viene plasmato dalla Terra mentre la donna viene plasmata dal materiale di un uomo che aveva già lo spirito di Dio e quindi è più spirituale, motivo per cui i maschi ebrei hanno molte più regole e obblighi delle donne. Questa è la versione dei rabbini chabad.
RispondiEliminaTutte le religioni monoteiste sono maschiliste, bisogna fare i salti mortali nell'interpretazione per affermare il contrario. Addirittura il cattolicesimo elabora la figura della Madonna quasi a compensare l'essere maschio di Gesù (e sotto sotto di Dio stesso). Nei dieci comandamenti viene detto "non desiderare la donna d'altri", significativamente viene usata la stessa formula usata per la "roba" ("non desiderare la roba d'altri"). Questo fa capire come viene considerata la donna nel giudeo-cristianesimo. Non si può prendere in giro la gente, occorre dire la verità, per quanto scomoda questa possa essere. Peraltro oggi la gente è più sveglia, non puoi più raccontarle frottole.
RispondiEliminal'Antico Testamento è stato scritto in un contesto maschilista, quello del mondo antico, ma in esso vi sono molte donne che hanno ruoli importanti e vengono poste ad esempio: la profetessa Debora, Anna madre di Samuele, Ruth, Susanna, Ester
EliminaRispetto la loro interpretazione, ma io sono cristiana, il che non implica affatto ritenere la donna inferiore.
RispondiEliminaUn saluto
perché avete cancellato il mio commento dopo averlo prima pubblicato? Cattolico per sempre!
RispondiElimina