Vogliono far passare per "normale" una prassi peccaminosa.
Ripetiamo: piena e caritatevole accoglienza verso tutti, se dopo accurato discernimento sono consapevoli del proprio sbaglio, pentiti del peccato e casti nei propositi, nel rispetto e nell'accoglimento filiale del Catechismo. Come per qualsiasi peccatore.
Nessuna tolleranza invece verso chi cerca di "normalizzare" un comportamento disordinato e di stravolgere la dottrina sul peccato contro natura dei sodomiti, uno dei quattro peccati "che gridano (vendetta) verso il cielo" (o come erano chiamati prima del 1983 "che gridano vendetta al cospetto di Dio) per il quale il Signore distrusse con fuoco e zolfo le città di Sodoma e di Gomorra (checchè ne dica Mons. Galantino):
Ripetiamo: piena e caritatevole accoglienza verso tutti, se dopo accurato discernimento sono consapevoli del proprio sbaglio, pentiti del peccato e casti nei propositi, nel rispetto e nell'accoglimento filiale del Catechismo. Come per qualsiasi peccatore.
Nessuna tolleranza invece verso chi cerca di "normalizzare" un comportamento disordinato e di stravolgere la dottrina sul peccato contro natura dei sodomiti, uno dei quattro peccati "che gridano (vendetta) verso il cielo" (o come erano chiamati prima del 1983 "che gridano vendetta al cospetto di Dio) per il quale il Signore distrusse con fuoco e zolfo le città di Sodoma e di Gomorra (checchè ne dica Mons. Galantino):
24 "Igitur Dominus pluit super Sodomam et Gomorram sulphur et ignem a Domino de caelo (25) et subvertit civitates has et omnem circa regionem, universos habitatores urbium et cuncta terrae virentia." Genesi, 19, 24-25)
Roberto
di Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana 25.5.2020
Avvenire, il cardinale Zuppi, l'editrice San Paolo: tutti insieme per lanciare una nuova offensiva per la legittimazione dell'omosessualità nella Chiesa. Un libro, con la benedizione dell'arcivescovo di Bologna, che raccoglie le voci di teologi, psicologi, che spingono tutti dalla stessa parte. Con la scusa dell'accoglienza delle persone si cancella la differenza tra orientamento sessuale e atti omosessuali, spingendosi fino ad aprire a un qualche riconoscimento delle unioni gay. Ratzinger aveva avvertito già 34 anni fa: nella Chiesa una lobby gay vuole sovvertire l'insegnamento sulla sessualità.
Avvenire che guida la crociata catto-gay. Ormai non fa più neanche notizia. Però aprire una pagina del giornale della Conferenza Episcopale Italiana e trovare il titolone “Zuppi: gli omosessuali? La diversità è ricchezza”, fa sempre un certo effetto, anche perché si tratta di un’affermazione che implica quasi una necessità dell’omosessualità, visto che senzasaremmo più poveri. Il che contrasta in modo piuttosto evidente con il Catechismo della Chiesa cattolica e con tutta la tradizione. Basti ricordare che il Catechismo indica la sodomia tra i quattro «peccati che gridano verso il cielo», linguaggio modernizzato rispetto a «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio», in uso precedentemente.
A veder bene la pagina in questione, c’è però di più: le affermazioni dell’arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, sono parte della prefazione-intervista al libro del giornalista di Avvenire Luciano Moia (che della crociata catto-gay ha fatto una ragione di vita) dal titolo “Chiesa e omosessualità. Un’inchiesta alla luce del magistero di papa Francesco”. Nel libro, viene spiegato, trovano spazio una serie di interviste realizzate dall’inserto di Avvenire “Noi, famiglia e vita” a cavallo tra il 2018 e il 2019, che spingono ovviamente tutte dalla stessa parte. E a mettere il sigillo dell’autorità c’è anche la prefazione del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Dunque, non si tratta del lavoro frutto di un interesse personale di un giornalista, ma una vera e propria operazione che catalizza attorno all’organo ufficiale della CEI teologi, psicologi, un cardinale considerato nella manica del Papa e dato per prossimo presidente della CEI, e l’editrice San Paolo, ovvero un pilastro dell’editoria cattolica.
Ad ogni modo l’intervista al cardinale Zuppi è sufficiente per mettere in evidenza le menzogne e ambiguità che un certo clericalismo usa per promuovere gli stili di vita omosessuali. Del resto, ricordiamo, il cardinale Zuppi aveva già firmato la prefazione al libro di padre James Martin “Un ponte da costruire – Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt”, un vero e proprio manifesto dell’omosessualismo (sedicente) cattolico.
Prima questione: si dà l’idea che fino ad Amoris Laetitia l’unico atteggiamento della Chiesa nei confronti delle persone con tendenza omosessuale fosse di condanna ed emarginazione. Poi, finalmente, l’avvento della Chiesa di Francesco ha cambiato tutto, guardando alle persone e non a regole astratte. Questa è una chiara menzogna, funzionale all’agenda che si vuole perseguire. Nel Catechismo della Chiesa cattolica, ad esempio, si fa una chiara distinzione tra la persona che presenta certe tendenze e gli atti omosessuali. Ma è proprio questa distinzione che si vuol far sparire, così che l’accoglienza della persona diventa prima tolleranza e poi accettazione anche degli atti.
Si deve al proposito ricordare il preciso e dettagliato documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (firmato dall’allora prefetto cardinale Joseph Ratzinger) «sulla cura pastorale delle persone omosessuali», datato 1 ottobre 1986, testimonianza di un’attenzione al tema delle persone con tale tendenza. Non per niente Gionata, il principale portale internet dei gruppi Lgbt cattolici, lo definisce «famigerato», proprio perché nella comprensione per le persone non è compresa l’accettazione degli atti omosessuali.
E non per niente Avvenire non cita mai questo documento, forse anche perché vi è una denuncia esplicita di una lobby gay all’interno della Chiesa che ha come obiettivo il sovvertimento dell’insegnamento della Chiesa in materia di morale sessuale. Una fotografia precisa di quel che è il giornale della CEI.
Dunque, l’attenzione pastorale alle persone con tendenze omosessuali c’è ben prima dell’attuale pontificato. Quello che cambia con Amoris Laetitia è invece il giudizio sugli atti omosessuali, nel senso che si apre una possibilità alla loro accettazione, come dimostra l’attivismo di Moia e di Avvenire per promuovere l’omosessualità.
Seconda questione: nella concezione espressa da Zuppi e Moia non esiste una verità oggettiva, tutto dipende dal contesto e dalla storia personale. E la volontà di Dio diventa ad personam. «Quella di Dio, infatti, è una Volontà incarnata nella storia della persona, è la Sua volontà che compie la nostra», dice l’arcivescovo di Bologna, e aggiunge: «La pienezza della volontà di Dio per una persona non è la stessa per altre». La conseguenza pratica di tale impostazione è che la consumazione di atti omosessuali può essere peccato per Tizio ma può essere vocazione per Caio. L’importante è «entrare in relazione con Dio», dice Zuppi. Ma la domanda ovvia che sorge è questa: perché questo criterio soggettivista dovrebbe valere soltanto per l’omosessualità? Solo per restare nel campo degli orientamenti sessuali, perché non dovrebbe applicarsi anche alla pedofilia, o alla zoofilia e via dicendo?
Terza questione: questo presunto grande senso di accoglienza e misericordia che si ostenta quando si parla di omosessuali, in realtà ignora proprio la realtà delle persone che vivono questa condizione, con i loro disagi, fragilità ed esigenze. E molto spesso il desiderio di ritrovare una sessualità secondo natura. Si assumono invece gli argomenti del movimento Lgbt che rivendica l’omosessualità e la transessualità come varianti naturali della sessualità e quindi la loro piena legittimazione, attribuendo all’omofobia dell’ambiente circostante l’eventuale disagio dei singoli. Non c’è assolutamente attenzione alle persone in questa campagna condotta nella Chiesa, c’è ascolto soltanto delle rivendicazioni “sindacali” di gruppi ideologicamente organizzati.
Quarta questione: è ovvio che la logica conseguenza di questa impostazione porta alla legittimazione delle unioni gay. Niente di nuovo, in diverse parti d’Europa – e anche in Italia – abbiamo visto preti e vescovi sostenere la necessità di una liturgia per le coppie gay. A domanda precisa, il cardinale Zuppi è stato prudente, sostenendo che si può accogliere anche senza «giustificare», ma più che la risposta fumosa del cardinale è importante il modo in cui Moia introduce l’argomento che lascia intendere chiaramente quale sia l’indirizzo del giornale. Del resto era stato lo stesso direttore di Avvenire al tempo della legge Cirinnà a sostenere che le unioni omosessuali stabili costituiscono un bene per la società.
Nessuno dunque si stupisca del passo successivo.
Che Zuppi strizzi l'occhio ai sodomiti non è una novità....queste sono le scelte scellerate degli ingressi in seminario dal '68 ad oggi....
RispondiEliminaIn questo momento più che gli omosessuali mi preoccupa la tolleranza degli ambienti tradizionalisti verso una certa lussuria femminile. Costanza Miriano, per esempio,se è la stessa persona che intendo, ha un look che non mi pare in linea con una donna cattolica: ci sono foto di lei in minigonna, scollata, smalto rosso e capelli biondo Satana ( platino) eppure ne pubblicate gli articoli conl foto di Santa Rita.non parliamo poi delle tante parrocchiane che riempiono di cuori rosse le bacheche delle parrocchie, che adulano sacerdoti,che viene permesso loro di aiutarli così da averle vicino. Per cortesia. L'ipocrisia è alle stelle
RispondiEliminaCaro Anonimo 27 maggio 2020 16:55, essendo un momento difficile per noi cattolici, ti prego di non impiegare la mente in illazioni ingiuste e proiezioni morbose.
RispondiEliminaRicordarsi la pagliuzza e la trave.
Auguri.
Le rimostranze di 16:55 non mi sembrano proprio campate in aria. Oltretutto che la Miriano considera l'eresiarca Kiko Argüello come un santo (parole sue), il problema della vanità in ambito cattolico (e io aggiungerei anche in molti uomini, non solo nelle donne) dovrebbe essere, al giorno d'oggi, sentitissimo. Ciò senza nulla togliere al penoso discorso della sodomia del suo apprezzamento tra le fila del neoclero.
EliminaHa ragione Anonimo 27 maggio 22:22. Prima di tutto: non giudicare. Lo dice anche Bergoglio.
EliminaAppunto perhé è un momento, non solo difficile, come accaduto tante volte, ma tragico di apostasia completa della Chiesa cattolica non possiamo tacere di denunciare la perdita della fede che dal CVII è stata prodotta da una gerarchia infedele che rinnega e/o distorcele le verità che la Chiesa ha sempre predicato.
EliminaBeh, circa il trattamento da riservare agli omosessuali, il Vangelo mi pare piuttosto chiaro.
RispondiEliminaAll'inizio del suo sciagurato mandato Bergoglio ha inviato un subdolo segnale quanto mai facile a decodificare, che era tutto un programma : " chi sono io pergiudicare ?" Le logiche conseguenze, volute, sono quelle di una Chiesa cattolica allo sbando. Siamo ad un passo dalla legittimazione anche della pedofilia.
RispondiEliminaInfatti Bergoglio ha mostrato da subito il suo moralismo bigotto, è che qualcuno si ostina a "interpretarlo" in modo cattolico, cosa chiaramente impossibile. Il dato positivo è che si tratta di un pontefice senza nerbo, non ha mai avuto il coraggio di andare fino in fondo, si limita a chiacchierare con i suoi amichetti di sinistra, ma non ha la fibra del vero Papa, e poi è tenuto a freno da Ratzinger.
Eliminaa freno da Ratzinger. ma se è stato messo li da benedetto. ricordate il discorso di commiato, verrà qualcuno meglio di me...? Ratzinger è il mandante dell'accelerazione della nuova chiesa. il nerbo Francesco c'è l'ha.
RispondiEliminacostanza una bella donna non come quelle tradizionaliste gonnoni e vestiti demodé. da massaie turche.
RispondiEliminai cia dess na bott (C. Zalone)
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