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mercoledì 1 aprile 2020

Coronavirus "Frammentazione" delle famiglie religiose e "fuga mundi" per sopravvivere spiritualmente e materialmente

Non occorre essere  economisti o tanto meno indovini per prevedere che la situazione finanziaria italiana nelle fasi susseguenti alla pandemia del coronavirus sarà difficilissima. 
Si prospetta un futuro economico talmente critico che alcuni  reponsabili di ordini religiosi, già rinsecchiti dalla mancanza di vocazioni, ipotizzano un cambio totale d'impostazione delle  loro comunità religiose.
Si sentono già  delle nuove espressioni lessicali che racchiudono strategie e tattiche nuove. 
Ci hanno infatti colpito due frasi, totalmente nuove nel linguaggio clericale, che in questi ultimi anni è stato espressione di orizzontalismo antropocentrico al limite del ridicolo:
" frammentazione delle comunità" e "recupero del carisma originale". 
Due combinazioni lessicali che fanno subito dimenticare le "scelte di razionalizzazione" tristemente note, soprattutto negli ambienti claustrali per l'effetto lager che ha prodotto determinando la chiusura di conventi e di  monasteri ricchi con l'umiliante e disumana dispersione delle monache che ne erano le proprietarie. ( sfogliare QUI )
Per effetto delle "scelte di razionalizzazione"   molti  sacri recinti  sono stati "trasformati" in strutture recettive per il defunto turismo internazionale o per i business  dei cosiddetti "migranti": una fonte sicura di entrate" statali.  (*)
Ai freddi "delegati alle soppressioni" dei monasteri non importò "la sensazione di paura che assale i Contemplativi soprattutto le Monache di clausura che constatano la "distruzione della vita contemplativa che si sta operando dall’alto con la pubblicazione costituzione apostolica Vultum Dei quaerere e l’istruzione applicativa Cor orans" ( QUI ). 
I superiori, accecati dai miraggi delle "scelte di razionalizzazione": cioè dei benefici economici che la vendita o l'affitto di un immobile può arrecare alle casse centrali precedentemente saccheggiate da altrettanti religiosi incoscienti, hanno ignorato le lacrime di tanti Consacrate sbattute fuori dal loro monastero.
Nel dopo-coronavirus le famiglie religiose italiane, che non percepiscono l'8/1000 dallo Stato, si troveranno inevitabilmente  in gradissime difficoltà soprattutto nelle grandi Città, Roma in primis, non potendo più avere quegli escamotages economici derivanti dagli affitti delle foresterie ai turisti.
Non si riesce neppure a prevedere quando i  viaggiatori vacanzieri stranieri o italiani potranno gradatamente  riprendere a circolare. 
Nel severo scenario  che si viene a delineare per il prossimo futuro come potranno le famiglie  religiose continuare a vivere in un convento o in un monastero senza la legittima possibilità di ospitare dei turisti?
Per questo, fin d'ora, si fa strada nei religiosi la necessità di invertire totalmente la rotta: ritornare nei piccoli paesi dove una piccola comunità di 3-4 religiosi potrebbe avere una maggiore possibilità di sopravvivenza nella gioiosa, concreta prospettiva  di riscoprire il carisma autentico del loro ordine purificato dai virus delle "modernità commerciali" che hanno contaminato   la vita conventuale negli ultimi anni di cui i flash mob, penosamente ridicoli, di frati e di suore nelle piazze o nei più svariati raduni sono stati le inutili chimere.
La salutare "fuga mundi"  favorirà la conversione alla  bellezza evangelica: non rendersi schiavi delle cose terrene e mondane per accrescere  il desiderio per le cose celesti ad imitazione di tutti i Santi Fondatori degli Ordini religiosi di qualsiasi epoca storica.
Incominciamo invece a considerare la reale possibilità di aiuti concreti  collaborativi   con le  nuove, piccole comunità di religiosi che si dovranno insediare quà e là nel territorio nazionale dei "gruppi stabili" legati alla Liturgia antica notoriamente ricchi di giovani. 
Abbiamo motivo di immaginare che in un prossimo futuro i fedeli dei "gruppi stabili" italiani saranno chiamati ad aiutare tante comunità di religiosi e di religiose in stato di concreta necessità.
AC


Immagine: Monteprandone (AP) Chiesa di Santa Maria delle Grazie e Santuario di San Giacomo della Marca; chiostro: 25 lunette affrescate con la vita e i miracoli di San Giacomo, opus di Emidio Tegli (1848).


(*) Nel lontanissimo 2010 a commento di un articolo di Stéphanie Le Bars su "Le Monde" fu scritto: "[che sofferenza! Che aberrazione religiosa! Che fallimento! Santi monasteri che per secoli hanno cresciuto religiosi e religiose per la Gloria di Dio, tra le cui mura son state levate pie orazioni e trattate le cose di Dio, trasformati miseramente (con compiacimento dei religiosi stessi), in alberghi per turismo "spirituale" per credenti e non credenti in cerca di "silenzio e di senso". Perché queste suore non si sforzano di nuovo, come un tempo, a far capire che non c'è miglior senso di quello cristiano? Che non c'è miglior silenzio di quello orante?] ( QUI

8 commenti:

  1. Si continua a non voler ammettere che la mondanizzazione dei "sacri recinti", attraverso le "scelte di razionalizzazione", è un frutto marcio del vaticano II, che, tramite una pastorale sovversiva, ha voluto la Chiesa "aperta al mondo". Si continua a non voler riconoscere che dal vaticano II in poi è stato tutto un "progredire" verso la situazione attuale, evidentemente con il consenso o la dabbenaggine di tutti i papi post-conciliari. Si continua a parlare di "pace liturgica" quando invece, e la storia di questi ultimi decenni lo dimostra, tra la liturgia tradizionale, Messa tridentina in testa, e la liturgia vaicanosecondista, messa montiniana in testa, c'è un abisso di concezione del Sacro, ammesso che la parola "sacro" dica davvero qualcosa ai modernisti. Non risulta che gli Istituti rimasti fedeli alla Liturgia ed alla Messa di sempre si siano prostituiti a "scelte di razionalizzazione" e si siano trasformati in alberghi o affitta camere con colazione compresa. Si continua ad ignorare che nelle alte e basse sfere ecclesiastiche (fatte salve le eccezioni che confermano la regola) della la cosiddetta "ermeneutica della continuità", come si dice, non gliene può fregare di meno ed anzi vi si nutre un profondo disprezzo se non addirittura odio. In realtà non c'è alcuna "ermeneutica della continuità" e nessuna "ermeneutica della rottura", semplicemente perché la chiesa post-conciliare è del tutto altra cosa dalla Santa Chiesa bimillenaria che ininterrottamente è giunta ai giorni nostri e che, a dispetto delle apparenze, gode di ottima salute.

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    1. Certissimamente certo! Per non dire della "chiesa in uscita" e dell'"ospedale da campo"!

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    2. Appunto don Pasquale : la situazione iper fallimentare delle famiglie religiose potrebbe essere un frutto marcio come ha scritto lei "Si continua a non voler ammettere che la mondanizzazione dei "sacri recinti", attraverso le "scelte di razionalizzazione", è un frutto marcio del vaticano II, che, tramite una pastorale sovversiva, ha voluto la Chiesa "aperta al mondo".
      Un "frutto marcio" è un'eccezione, qualcosa andato a male in un ben più ampio albero che ha prodotto anche dei frutti buoni.
      Il suo ragionamento è monco: ammettriamo per puro esercizio mentale che il CVII ha prodotto solo frutti marci.
      Allora che cosa dovrebbero fare il singolo cattolico o le comunità considerato la Gerarchia legittimamente costituita non intende , ne' lo farà in futuro, disconoscere neppure le deviazioni successive al CVII?
      Non sarebbe semmai ora, come tentò inutilmente BXVI, di iniziare a riscoprire nello spirito dell'ermeneutica della continuità le vere proposizioni del CVII che ebbe come padri conciliari per lo più vescovi nominati ed educati con la ferrea disciplina tridentina sotto il pontificato di Pio XII, di v.m.

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    3. Mi scusi, 15:05, scrivendo "un" la posto di "il" a proposito del frutto marcio, le ho fornito il motivo del suo intervento. Vorrei perciò chiarire il malinteso che (su quel che intendo) ne è seguito. Secondo quel che lei afferma ci sarebbe un albero che produce frutti buoni e frutti marci, e qui, a mio parere, occorre intendersi. Se l'albero che lei intende è la Chiesa Cattolica i conti non tornano. La Chiesa Cattolica dal punto di vista dottrinale, liturgica e pastorale non può produrre frutti marci (altro sono i peccati personali degli uomini che la rappresentano). Con il vaticano II è accaduto ciò che mons. Lefevre individuò magistralmente e non a caso come "il colpo da maestro di satana", e che si è "materializzato" nella creazione di un'ALTRA chiesa, cioè della chiesa ecumenico-protestantico-umanistica con una propria dottrina, una propria liturgia, una propria messa e una propria pastorale, che rappresentano la scimmiottatura (satanica) della Chiesa Cattolica, ovvero lasciando delle somiglianze con essa in modo da trarre in inganno la massa dei fedeli. Per questo sostengo che La Chiesa Cattolica continua ad esistere laddove (e non necessariamente nella Città del Vaticano!) la dottrina, la liturgia, la messa e la pastorale sono conservate nella loro sacralità e purezza, quindi assolutamente al di fuori della dottrina, della liturgia, della messa e della pastorale vaticanosecondiste. La legittimità della costituzione della Gerarchia funge da supporto (non si sa poi quanto "legittimo") al mostro misericordioso che si spaccia per Chiesa Cattolica. Pertanto nessuna ermeneutica della continuità e nessuna ermeneutica della rottura. In realtà, la Chiesa Cattolica è da sempre e sarà sempre la Chiesa Cattolica, mentre la chiesa ecumenico-protestantico-umanista creata dal vaticano II è un'ALTRA cosa. Mai c'è stato e mai potrà esserci una "pace liturgica".

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    4. Don Pasquale La ringrazio della "risposta" che mi ha cortesemente dato ieri alle ore 16:34. Per un attimo avevo paventato di che dietro il nomignolo operistico "Don Pasquale" ci fosse effettivamente stato un reverendo ma quando Ella, riferendosi al grande campione dell'ortodossia cattolica, di venerata memoria,ha scritto "Lefevre" invece che Lefebvre, Lefebvre, Lefebvre ho avuto l'illuminazione che sulla tastiera ci sia stato uno dei tanti bei ragazzotti abilissimo nel "copia-incolla". Lei continui dunque a scrivere "Per questo sostengo che ..." sostenga quel che le aggrada guardandosi compiaciuto allo specchio e autocontemplandosi. "Per questo sostengo che " lo ripeta in questi giorni di clausura magari un uccellino che si affaccia nel balcone gli darà ragione. "Per questo sostengo che " è ora di salutarla. Buona giornata.

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    5. Carissimo 09:29, prendo atto che Lei, evidentemente, battendo sulla tastiera non ha mai sbagliato un colpo. Io, invece, ogni tanto sbaglio. Se ci ha fatto caso (ma no che non ci ha fatto caso!) nella quinta riga del mio intervento ho battuto "liturgica" al femminile invece che "liturgico" con riferimento a "punto di vista". Perciò vorrà perdonarmi se vista la Sua pignoleria ... sostengo che lei si è attaccato sarcasticamente ad un'inezia non avendo argomento da proporre. Sono quasi certo che, quando ero giovane, il numero di frequentazioni del catechismo presso i sacerdoti di mons. "Lefebvre, Lefebvre, Lefebvre", siano abbondantissimamente sopra il numero di parole da lei impiegato battendo da cecchino infallibile sulla tastiera. La saluto cordialmente.

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    6. Grazie don Pasquale per i graditissimi, cordiali saluti che ricambio con medesimo e grato sentimento.
      "Lei, evidentemente, battendo sulla tastiera non ha mai sbagliato un colpo" ha scritto ma se si riferisce allo scrivente ( sono il medesimo delle 09:29) si sbaglia grandemente: sono il più pasticcione dei pasticcioni e non solo per il errori di "battuta" purtroppo...
      Buona serata.

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  2. Da Tosatti.com : Inaudito! Vaticano impazzito: “Coronavirus alleato di Madre Terra” (da Chiesa e post Concilio). La pagina delle notizie del Vaticano, Vatican News, ha pubblicato il 30 marzo un articolo intitolato “Coronavirus: l’incredibile alleato della Terra” (purtroppo ancora brucia il ricordo della madre terra in Vaticano, nonché l’abominio della ‘conversione ecologica’!). Si spera che a nessuno passi per la mente, davanti a queste amenità, che in Vaticano ci siano ancora dei Cattolici.

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