Post in evidenza

Via libera di Francesco alla Messa Maya

Grazie a Franca Giansoldati per la ripresa di questa, ennesima, brutta notizia per la Chiesa e la sua Liturgia. QUI su MiL Michael Haynes. ...

mercoledì 18 marzo 2020

Valli e Chiappalone: fanta cronache liturgiche dal futuro

Fantascienza, ma non troppo, dagli amici Stefano Chiappalone e  Aldo Maria Valli.
Scherzando ma non troppo
Luigi

Il ritorno del Papa

“Siete proprio sicuri?”, chiese il Papa, in fondo già deciso ad assecondare quel suggerimento che gli pareva quanto mai opportuno. “Ma certo, Santità, la gente non aspetta altro che di potervi rivedere in condizioni di maggior sicurezza”, rispose il cerimoniere, all’unisono col decano del Sacro Collegio e altri due prelati convenuti per gli ultimi preparativi. “Voi sapete che non sono preoccupato per me”, riprese il pontefice, “ma per i fedeli. Altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente di ricorrere a tutto quell’apparato…”. Ma sorrisero tutti e al di là di qualche residuo dubbio il clima era disteso in vista di un incontro a lungo atteso. Erano ormai anni, lunghi anni, dai tempi della drammatica epidemia di coronavirus che il successore di Pietro doveva tenersi suo
malgrado a distanza dai fedeli limitandosi a parlare loro da uno schermo. Passata quella pestilenza ne erano sopraggiunte di nuove e nessuna precauzione pareva mai sufficiente, vista anche la veneranda età e quindi il maggior rischio per l’anziano pontefice che, a sua volta, si preoccupava di non veicolare i suoi malanni, temendo che potessero trasformarsi in qualcos’altro. Per anni le Messe erano state un lontano ricordo, se non attraverso i mezzi di comunicazione e solo da poche settimane si era ripreso a celebrare la liturgia in presenza dei fedeli, riportando gli altari in fondo all’abside e tornando a celebrare rivolti a Oriente per garantire maggiore distanza e quindi minor rischio di contagio. Ovviamente, a mantenere le distanze di sicurezza, si prestavano meglio all’uopo le ampie e antiche chiese dalle grandi navate, col presbiterio separato da gradini, mentre si dovettero ristrutturare totalmente quelle chiese di foggia moderna e di taglio “orizzontale” studiate perché si stesse “in cerchio” se non proprio faccia a faccia. Va da sé che in tutti quegli edifici che le avevano eliminate, si fece a gara per ripristinare le (un tempo aborrite) balaustre.


 Ma in ogni ambito, dal sacro al profano, l’eccessivo contatto e il parlare faccia a faccia avevano veicolato la diffusione del morbo e così, col prete “di spalle” i fedeli stessi si sentivano più sicuri, tanto più che l’epidemia non era ancora passata del tutto e si andava riscoprendo la suggestiva simbologia dell’essere tutti volti nella stessa direzione, incontro al Signore che viene, quasi un lungo corale Avvento.
L’indomani dunque il Papa si svegliò ancora prima del solito. Mentre si radeva, guardandosi allo specchio si sorprendeva a sorridere, pregustando quell’incontro con i fedeli di Roma e del mondo da cui si era dovuto astenere per troppo tempo. “Chi l’avrebbe mai detto? Proprio io che passavo per progressista?”, scherzò col cerimoniere. “Avanti, portami al… patibolo! In fondo, avevamo già tutti i mezzi in casa...”. Un patibolo ben lontano dalla sua sensibilità, ma cui si sottoponeva volentieri perché gli consentiva di rivedere ancora la folla, senza rischi per sé e soprattutto per i più deboli tra i fedeli.
Questi ultimi erano radunati in piazza, fino a via della Conciliazione, tenuti a distanza di un metro dalle Guardie Svizzere e dalla Gendarmeria. Gli uomini della sicurezza erano un po’ tesi, ma soprattutto emozionati di rivivere ciò che alcuni anni prima era abituale per loro e per tutta la Città Eterna. Ed ecco che dalle mascherine d’ordinanza si susseguivano sussurri, sempre più fitti, e infine un boato. Il Romano Pontefice faceva di nuovo ingresso in Piazza San Pietro, in mezzo ai suoi fedeli, fisicamente, senza più schermi, avanzando sulla sedia gestatoria.
Nessun parapiglia tra i fedeli, come un tempo, e quindi nessun rischio di assembramento per toccare il pontefice, poiché era sufficientemente in alto per rispettare le norme di sicurezza e al contempo per essere visto da tutti, anche dai più lontani che invece erano sempre rimasti esclusi dalla vista della papamobile e dovevano accalcarsi alle transenne, cosa ormai non più consigliabile.

Tradizione e funzionalità, praticità e simbolismo quel giorno avevano ripreso ad andare di pari passo.

Il Papa era felice a vedere che proprio certi orpelli che un tempo aveva egli stesso disprezzato, si rivelavano ora utili mezzi per ritornare al suo posto, in mezzo al gregge. L’ampia falda papale e la tunicella contribuivano a celare gli indumenti antibatterici divenuti ormai d’obbligo negli spazi esterni. Le chiroteche del colore liturgico del giorno corrispondevano ai guanti che ogni romano doveva indossare uscendo di casa. Il manipolo, che non a caso nei tempi antichi era qualcosa di analogo al fazzoletto, assieme alla simbologia (“il manipolo del pianto e del dolore”, recitava la preghiera tornata in uso quando i lutti si erano moltiplicati) aveva dunque recuperato anche quella funzione in caso di starnuti insieme al fanone, che per lo stesso motivo pratico, fu rimesso in uso a ulteriore protezione del Santo Padre, che era pur sempre un uomo anziano, e dei fedeli. Intorno alla sedia gestatoria avanzavano persino i flabellieri: le piume, rigorosamente sintetiche, ondeggiando spargevano sulla piazza un liquido igienizzante che si posava come piccole gocce di rugiada sul capo dei pellegrini. Così che quel primo, rinnovato passaggio del vescovo di Roma, fu insieme sanificazione del corpo e santificazione dello spirito.
Stefano Chiappalone

Cronache dal futuro. Quando noi andavamo a messa
16-3-20
Il nonno allarga le braccia, alza gli occhi al cielo e spegne il computer. L’immagine del celebrante scompare. Il nonno sospira.
“Nonno, che cosa c’è?”
“Oh, niente, niente”
“Dai. Ti conosco. Vedo che se pensieroso. Che c’è, nonno? Non t’è piaciuta la video-messa?”
“No, non è quello. Stavo solo pensando… ai miei tempi, i vecchi tempi…”
“Cioè?”
“A quando noi si andava a messa”.

“Andavate a messa, tu e la nonna?”

“Certo, le messe non erano solo virtuali, come adesso. Si andava in chiesa e c’era un prete vero”

“Un prete verooo?”

“Oh sì, e nelle chiese c’erano delle panche e noi stavamo lì durante la celebrazione”

“Niente video-messe, nonno?”

“Oh, no. Le video-messe arrivarono dopo. Furono una conseguenza del Grande Virus. Fu allora che ci fu vietato di andare in chiesa”

“Messe in chiesa, con un prete vero, in carne e ossa. Nonno, mi stai prendendo in giro?”

“Non mi permetterei mai, nipote mio. Chiedilo alla nonna, se vuoi…”

“Nonna, è vero quel che racconta il nonno?”

La nonna si toglie i video-occhialini per la realtà aumentata, sorride e dice: “Certo. Noi andavamo a messa! E pensa che durante il rito, a un certo punto, ci scambiavamo… come si chiamava?”

“Il segno della pace” dice il nonno.

“Già… il segno della pace” conferma la nonna.

“E come facevate, nonna?”

“Era una stretta di mano, con quelli vicini a noi”

“Una stretta di mano?! Dunque, voi… voi… vi toccavate?”

“Oh sì, eccome. Toccavamo gli altri e anche noi stessi, se è per questo. Col segno della croce, per esempio”

Il nipote strabuzza gli occhi, incredulo. Poi chiede al nonno: “Ma… era legale?”

“Beh, sì. Fu legale, per lungo tempo. Poi arrivò il Grande Virus e allora quelli che provarono a celebrare le messe dal vivo, come si diceva all’epoca, furono arrestati. Le regole parlavano chiaro: solo video-messe, ciascuno a casa propria. Niente contatti reali”.

“Ma nonno, scusa, che cosa c’è di più reale del virtuale?”

“Beh, nipote caro, sarebbe un lungo discorso…”

“Devi pensare – interviene la nonna – che la nostra vita era molto diversa. Non avevamo tutti questi video, tutta questa virtualità. Eravamo un po’… primitivi, ecco. Ma non era male, tutto sommato”.

“No, non era male, davvero” dice il nonno.

“Ma nonno, dimmi: anche il papa era… reale?”

“Certo che sì, nipote mio. Avevamo un papa reale. Ma in seguito al Grande Virus si scoprì che poteva benissimo intervenire via video, senza tutte quelle scomodità… E lì incominciò la virtualità papale…”

Il nipote si toccò il polso sinistro e sulla parete apparve l’immagine di un signore anziano vestito di bianco: “Eccolo, nonno, era questo il vostro papa?”

“Beh, sì, lui era uno dei due. Ma come… come hai fatto? Non riuscirò mai a capire come riesci ad azionare quel coso impiantato sottopelle…”

“E dunque, nonno, anche da questo papa voi potevate andare, come alla messa?”

“Certo che sì” dice la nonna.

“Certamente”, conferma il nonno. “Pensa che c’erano perfino degli incontri periodici. Si chiamavano udienze”

“E poi?”

“E poi tutto finì. Con il Grande Virus le autorità dissero che non si poteva scherzare. E iniziò la Large Quarantine, in seguito divenuta Permanent Quarantine”

“Ma guarda – dice il nipote – non avevo mai saputo che la PQ era incominciata così”

“Eh già, prima la LQ, poi la PQ. Che tempi! Noi, che eravamo abituati a stare sempre fuori, da un giorno all’altro ci trovammo relegati in casa”

“Relegati? Che brutta espressione!” esclama il nipote con aria di rimprovero. “Stare in casa è bellissimo. Stare fuori è pericoloso”

“Oh, certo, certo. Tu sei un bravo ragazzo e hai assorbito bene la lezione: stare in casa è bellissimo, stare fuori è pericoloso. È la legge numero uno. Ma devi pensare che noi venivamo da tutta un’altra storia. Noi eravamo abituati a uscire, a toccarci, ad avere relazioni… fisiche!”

Il nipote si guarda attorno, circospetto: “Nonno! Abbassa la voce! Vuoi farti sentire dagli ispettori?”

“Oh, andiamo. Gli ispettori sanno benissimo che un vecchietto come me sta solo ricordando il passato, un passato che non c’è più”

“Sì, nonno, ma, lo sai, anche solo evocare le… le relazioni fisiche è contro la legge! Dovresti ricordarlo sempre!”

“Tranquillo, nipote, non lo faccio più. Ma ora sono stanco”

“Sì – conferma la nonna – anch’io sono stanca. Ci ritiriamo”

La nonna preme il pulsante e il bozzolo incomincia ad avvolgerla. Poi è il turno del nonno, il quale però, prima di essere imbozzolato per la notte, fa in tempo a sospirare: “E pensare che noi ci davamo il bacio della buonanotte!”.

L’ha detto a voce bassa, ma il nipote l’ha sentito. Per prima cosa, il ragazzo dovrà cancellare ogni traccia digitale della conversazione. Gli ispettori addetti alle verifiche sulla scatola nera domestica arrivano sempre nei momenti meno opportuni.

Il nipote si alza, guarda i due bozzoli trasparenti e pensa: “Sarà poi vero che uscivano? E che si toccavano? Mah! Poveri nonni, come sono invecchiati!”

Aldo Maria Valli

Nessun commento:

Posta un commento