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martedì 17 marzo 2020

Coronavirus, CONTRORDINE COMPAGNI: un’istruzione della CEI ai sacerdoti, perché non facciano “i don Abbondio”



Contrordine compagni. Per fortuna che la linea CEI è cambiata.
Ma lo stato confusionale della gerarchia non cambia (leggete il modernista vescovo di Bergamo S.E.Rev. Francesco Beschi cosa propone).
Luigi

Settimo Cielo, 17-3-20
Dopo che papa Francesco aveva più volte esortato i sacerdoti ad avere “il coraggio di uscire e andare dagli ammalati portando l’eucarestia”, e ringraziato quelli che “hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare i don Abbondio”, è suonata come una nota stridente, su “L’Osservatore Romano” dato alle stampe il 16 marzo, la voce del vescovo di Bergamo Francesco Beschi, il quale ha detto, come rassegnato:

“Non possiamo nemmeno più dare l’unzione agli infermi: i sacerdoti nelle parrocchie cercano di avvicinare i malati ma c’è la preoccupazione di non portare il virus insieme con il Signore Gesù, quindi c’è anche un po’ di prudenza”.

In assenza di incontri reali tra i sacerdoti e i malati, il vescovo di Bergamo ha prospettato l’estensione di un ricorso ai sacramenti – l’eucaristia, la confessione, l’unzione degli inferni – fatto solo di “voto”, di “desiderio”, in attesa di tempi migliori nei quali tornare dal virtuale al reale.

Ma già per le messe trasmesse in streaming – quindi con la sola comunione “di desiderio” – avviene oggi qualcosa di simile, col rischio messo in luce, tra gli altri, da una personalità non sospetta di nostalgie come Enzo Bianchi del monastero di Bose, per il quale “la virtualizzazione della liturgia significa morte della liturgia cristiana, che è sempre incontro di corpi e di realtà materiali”.

Ebbene, i “Suggerimenti per la celebrazione dei sacramenti in tempo di emergenza Covid-19” che la segreteria della conferenza episcopale italiana ha inviato a tutti i vescovi martedì 17 marzo sembrano proprio voler contrastare questo rischio, a giudicare da quel che è scritto nei tre paragrafi iniziali:

“I suggerimenti proposti si armonizzano con la tradizione della Chiesa per cui, se non sussistono le condizioni per poter amministrare il sacramento, ’supplet Ecclesia’, affidandosi al ‘votum sacramenti’, come del resto il ‘battesimo di desiderio’ insegna.

“Nello stesso tempo, la storia della Chiesa testimonia che, in situazioni estreme di guerra o di epidemia, i sacerdoti non sempre hanno potuto avvicinarsi ai fedeli che necessitavano di ricevere i sacramenti indefettibili, ma tutte le volte che è stato possibile lo hanno fatto con gli accorgimenti e le dotazioni che avevano a disposizione.

“Lo scopo di questa nota, diretta ai sacerdoti impegnati nel servizio pastorale al di fuori dei presidi ospedalieri e degli istituti di ricovero e cura, è duplice: assicurare ai fedeli che ricevono i sacramenti una adeguata protezione dal possibile contagio virale; prevenire una eventuale infezione del ministro del sacramento”.

L’istruzione è molto dettagliata e spiega cosa fare nel celebrare la messa, nel portare il viatico, nell’amministrare il battesimo, la confessione, l’unzione degli infermi, col massimo di attenzione per evitare il contagio ma senza rinunciare a un contatto personale con i malati. Nello spirito di un san Carlo, se non con le sue maniere.

(Sul sito ufficiale della CEI l’istruzione ancora non compare, ma può essere letta per intero nel sito dell’arcidiocesi di Bari e Bitonto).

3 commenti:

  1. Don Abbondio mica negava i sacramenti (salva la proibizione di don Rodrigo). Don Abbondio stava sempre scrupolosamente dalla parte dei potenti (un governo rosso-rosso, un sindaco di Cerveteri progressista, i vigili urbani imberrettati come se avessero la reticella e il ciuffo), ma procurando di far vedere all'oppresso ch' egli non gli era volontariamente nemico.

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    1. Beh si.
      Tutto quello che dice, è vero, però HA NEGATO un Sacramento per paura "[...]allora avreste sentito che l'iniquità può aver bensì delle minacce da fare, de' colpi da dare, ma non de' comandi; avreste unito, secondo la legge di Dio, ciò che l'uomo voleva separare[...]" (Card Borromeo a Don Abbondio, PS,cap. 26°).

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  2. Il vescovo di BG va ringraziato comunque perché ha concesso a noi fedeli già nel lontano 2007 la messa in vetus ordo celebrata da ottimi sacerdoti. Certo non sarà un burke o un tradizionalista ma almeno concede una certa libertà ratzingeriana, vedi le rogazioni in vetus ordo celebrate con gli amici sacerdoti francesi in un noto santuario bergamasco, cosa impensabile in altre diocesi.

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