Marco Politi è stato per 17 anni il vaticanista di Repubblica e, a mia scienza, uno dei pochi vecchi vaticanisti che si dichiarava ateo o giù di lì.
Mi ricordo però la sua commozione, tanti anni fa, a raccontare la folla di Fatima inginocchiata davanti a Giovanni Paolo II e alla statua della Madonna. Un avversario del cattolicesimo, ma intelligente.
Pubblichiamo un articolo del suo Blog che è ospitato dal Fatto.
Ovviamente non condividiamo le tesi di fondo, ma mi pare molto più onesto di tanti commentatori.
QUI un approfondimento della vicenda sul Blog di Maurizio Blondet e QUI, QUI e QUI nel Blog di Sabino Paciolla.
QUI Tosatti.
Luigi
Il Fatto Quotidiano, 16-1-20
Sono bastate 48 ore per smontare la tesi di un malinteso o di una trappola in cui sarebbe caduto l’ex papa Ratzinger a proposito dell’altolà sul celibato lanciato a Papa Francesco in un libro firmato insieme al cardinale Robert Sarah. In poco tempo si è liquefatta la versione fatta circolare anonimamente in prima battuta dall’entourage ratzingeriano: si sarebbe trattato di semplici “appunti” trasmessi dall’ex papa al cardinale guineano. Versione accompagnata dalla pretesa di non avere nulla a che fare con il progetto del libro.
Il cardinale ha dimostrato di essere stato in contatto con Ratzinger per tre mesi di fila: settembre, ottobre e novembre (mesi a cavallo del sinodo sull’Amazzonia, contrassegnato proprio dal dibattito sull’eventualità di ordinare preti uomini sposati); ha portato le prove di uno scambio di mail, ha spiegato che le bozze del libro e la copertina erano state mandate a Ratzinger il 19 novembre e di avere avuto il placet il 25 novembre. Di più: il 3 dicembre Sarah è andato personalmente a incontrare il papa emerito.
Sarah è un porporato tradizionalista molto legato a Benedetto XVI, sincero, conosciuto in Vaticano per la sua rigorosa spiritualità. Prospettare l’idea che abbia manipolato le carte ricevute da Ratzinger e abbia agito alle spalle dell’ex pontefice è “abietto” e diffamatorio, come lui stesso ha detto. Non basta che monsignor Gänswein, nel comunicato in cui chiede il ritiro della doppia firma dalla copertina del libro e la cancellazione della doppia firma dall’introduzione e dalle conclusioni, affermi che solo il capitolo scritto da Ratzinger è suo.
Sia il testo dell’introduzione sia il testo della conclusione sono redatti usando il “noi”. Manca nelle dichiarazioni di Gänswein un elemento importante: la dichiarazione che il testo dell’introduzione e delle conclusioni sarebbe stato falsato, inserendo il pronome plurale a insaputa di Ratzinger. Questa dichiarazione non è venuta. E il silenzio in proposito pesa.
Il libro è già uscito in Francia a doppia firma. Il fatto che la copertina della seconda edizione indicherà come autore il cardinale Sarah “con il contributo di Benedetto XVI” è solo una toppa peggio dello sbrego (come si dice in veneto). Tutti i testi rimarranno invariati. È significativo che la casa editrice cattolica statunitense Ignatius Press (di orientamento conservatore) abbia deciso di pubblicare comunque il libro con i due nomi in copertina.
Tirando le somme. Il cardinale Sarah continua coerentemente la sua battaglia di opposizione alla linea riformista di papa Francesco, ieri sulla questione della comunione ai divorziati risposati, oggi sul tema del celibato. Nel libro chiede a Francesco di porre il “veto” a innovazioni e definisce una “catastrofe” l’ipotesi di un clero sposato, seppure come eccezione. Benedetto XVI, sotto lo stesso tetto del libro, viene a schierarsi per la prima volta ufficialmente con uno dei partiti protagonisti della guerra civile in corso nella Chiesa.
Ratzinger, debole nel fisico ma assolutamente lucido intellettualmente, era consapevole di intervenire sul tema del celibato in coincidenza con il dibattito sinodale – cioè di una istanza ufficiale della Chiesa cattolica – e in una fase in cui Francesco doveva prendere una decisione nella pienezza dei suoi poteri. Il suo contributo al libro rappresenta una interferenza grave. E la successiva marcia indietro con il ritiro della firma all’introduzione e alle conclusioni del libro finisce per evidenziare l’irresponsabilità iniziale del suo intervento, ma anche l’insostenibilità di una posizione che ha suscitato disorientamento e irritazione in una gran massa di cattolici.
Monsignor Gänswein è il fedele sostegno e l’unico collegamento dell’ex pontefice con il resto del mondo. Potrebbe consigliare a Ratzinger di non esporsi in questo modo. Non è detto che l’ex papa lo ascolterebbe, ma non risulta che Gänswein lo abbia fatto nemmeno l’anno scorso, quando Ratzinger scrisse un saggio sulla radici degli abusi nella Chiesa, contrapponendosi frontalmente all’analisi appena fatta da papa Francesco. In realtà Gänswein è totalmente sulla lunghezza d’onda di Ratzinger ed è da tempo a disagio con molte cose che avvengono durante il pontificato di Bergoglio.
Per il fronte conservatore l’intera vicenda non rappresenta un successo. Anzi ha rilanciato la discussione sulla necessità di definire rigorosamente lo status dei papi dimissionari, eliminando il titolo di “papa emerito” e la veste bianca: un controsenso, fonte di confusioni.
Nel frattempo papa Bergoglio parla per segni. Vatican News, organo ufficiale del dicastero pontificio della comunicazione, ha appena pubblicato brani del decreto conciliare sul sacerdozio Presbyterorum Ordinis, in cui è sottolineato ufficialmente – ed è legge della Chiesa – che la “perpetua continenza (celibataria)… non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiesa orientali”.
Parola del Concilio. Uno schiaffo alla tesi di Ratzinger sul legame “ontologico” tra sacerdozio e impossibilità del matrimonio. Francesco, quale che sia la decisione che prenderà sull’ordinazione sacerdotale di diaconi sposati, non intende farsi ricattare.