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mercoledì 25 dicembre 2019

Un'ottima predica natalizia "politicamente scorretta" perchè coraggiosamente teologica.

Riceviamo il testo dell'omelia che don M., un giovane sacerdote, ha tenuto la notte scorsa durante la Messa della vigilia del S. Natale 2019.
Davvero coraggiosa e religiosa, e stupendamente "politicalmente scorretta". sarebbe stata da "92 minuti di applausi"!!!!!
Ah, ce ne fossero!
Speriamo che qualche altro sacerdote possa prendervi spunto per qualche Messa di questo periodo natalizio.
(sottolineato nostro).


La Redazione coglie l'occasione per augurare a tutti i suoi lettori un


BUON NATALE !


La Redazione MiL - Messainlatino.it

Notte di Natale (anno A) 

(Is 62,1-5; Sal 88; At 13,16-17.22-25; Mt 1,1-25) 

Sia lodato Gesù Cristo. 

Quando Dio, il Creatore di tutte le cose, scende sulla terra per farsi uomo, e quindi come una creatura, allora qualcosa di veramente grave dev’essere successo. Quel fatidico evento a Betlemme, 2000 anni orsono, la nascita di Gesù Cristo, ha davvero e definitivamente cambiato le nostre vite, e tutta la Storia umana. In quella Santa Notte, di cui memoriale celebriamo oggi, è cominciata la nostra salvezza. 



Il Re del cielo è sceso dalle stelle perché l’uomo ne aveva veramente bisogno. Perché a
causa del peccato originale era come separato da Dio. Iddio invece non poteva accettare quella separazione. L’uomo però non era in grado di redimersi dal danno. Allora Dio si fece carne, diventando come uno di noi, tranne nel peccato. In effetti il profeta Isaia preannunciò Gesù 700 anni prima della natività come l’Emmanuele, che significa in ebraico “Dio con noi”. Gesù è allora il Dio con noi. 


La nascita di Gesù, e quindi l’essere di Dio con noi, aveva uno scopo ben preciso: cioè la nostra redenzione sulla croce. Quella croce redentrice è la vera causa della mangiatoia: Senza il Venerdì Santo niente Natale. Perché per poter morire per la nostra redenzione e salvezza il Figlio di Dio doveva prima nascere. Senza la Croce niente mangiatoia. Tanti artisti di vari secoli hanno sottolineato questo nesso in modo molto bello e profondo, dipingendo una stella in forma di croce sopra la capanna di Betlemme. 

Contemplando quella connessione tra mangiatoia e croce comprendiamo che cosa vuol dire veramente “Emmanuele”, cioè “Dio con noi”: questo “essere con noi” di Dio in Gesù Cristo non va inteso come un semplice stare con noi come un fine a sé stesso. Pensare così sarebbe troppo superficiale e non coglierebbe il vero significato. No, quella comunione fra Dio e noi non poteva rimanere soltanto una comunione terrestre e quindi temporanea, ma Dio mirava in alto: ha ristabilito la comunione eterna con noi. Lo scopo della sua incarnazione in quella stalla a Betlemme non era uno stare tra noi, ma lo stare con noi nell’eternità. 

Per questo motivo non è corretto quello che si sente dire spesso, soprattutto in questi giorni sotto Natale, anche in tante prediche, cioè che Gesù nacque per essere solidale con l’uomo. Non è vero! Non è vero, perché non è abbastanza e sufficiente. Chi è solidale condivide la sorte con cui è solidale. La causa della nostra separazione da Dio era il peccato. Gesù invece non ha condiviso la nostra sorte peccaminosa. Anzi: non ha condiviso la nostra sorte, ma l’ha cambiata! È tutta un’altra cosa! Per questo non si può affermare che Dio o Gesù era solidale. Questo termine non è né adeguato né corretto. 

La causa della nascita di Gesù allora non è che Dio poteva stare con noi, ma al contrario: che noi possiamo stare con lui nella gloria dei cieli. Questo è il vero significato in cui Gesù è l“Emmanuele”, cioè il “Dio con noi”. 

Perciò è molto grave quando certi esponenti del clero abusano di questa Santa Notte per fare politica. Il Santo Natale è un evento profondamente religioso, il fondamento della nostra salvezza celeste, e non ha proprio niente di politico! Non ha niente di sentimentale, e paragonare la Santa Famiglia per esempio ai profughi vuol dire privare il Santo Natale del suo vero significato, cioè quello religioso. 

Non erano profughi perché stavano per recarsi proprio a casa a causa del censimento. Non erano poveri, perché San Giuseppe aveva un buon lavoro come falegname; ma i falegnami (tektos) dell’epoca erano più come gli architetti dei nostri giorni che progettavano le abitazioni. Gesù è nato in una povera stalla, solo perché Giuseppe e Maria erano in viaggio, ma non perché non avevano casa. È vero che aiutare il prossimo è una virtù, nessuno lo nega. Ma non è giusto creare dal Natale una sorta di morale sentimentale, prescindendo dai principi della teologia morale, come sembra che sia diventato un po’ la moda negli ultimi anni. 

Tanto meno non è né giusto né onesto dedurre e costruire artificialmente dagli eventi di Betlemme un obbligo morale di appoggiare certi correnti politici o di appoggiare una immorale immigrazione di massa. Ed è ancora più vergognoso ed ignominioso di negare la cattolicità a chi la pensa diversamente o chi appoggia certi politici o partiti che smascherano quella disonestà intellettuale o morale anche di certi parroci, prelati, vescovi, cardinali… Fare politica con una delle feste più centrali della nostra fede cattolica per appoggiare determinati politici o partiti e discreditare altri vuol dire abusare del proprio potere spirituale e sfigurare il suo vero significato teologico

Gli imperativi del Santo Natale non sono allora di natura politica, ma di natura religiosa. Questa Santa Notte porta con sé l’imperativo dei pastori: venite adoremus! Venite adoriamo! Porta con sé l’imperativo degli angeli e della schiera celeste, che lodava Dio cantando: “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis” Gloria a Dio nell’alto dei celi e pace in terra agli uomini di buona volontà! E porta in sé anche l’imperativo dei re magi che si recavano a Betlemme per rendere omaggio a quel divin fanciullo che è il Re del mondo e dell’universo intero. 

Carissimi! Questi imperativi sono veramente importanti. Non solo una o due volte all’anno. Ma valgono per ogni giorno dell’anno. Venite adoriamo! Non perché Dio ne abbia bisogno – ma perché siamo noi che dobbiamo tutto al nostro Redentore. È intrinsecamente giusto lodarlo ed adorarlo, perché è il nostro Salvatore. È il nostro primo dovere da figli di Dio. 

Stiamo veramente correndo il rischio di perdere Dio. Abbiamo messo l’uomo al posto che spetta lui. Ma non potrà mai funzionare, perché il secondo posto dell’uomo dopo Dio è sempre molto più alto ed elevato del primo posto senza Dio! Dio ci solleva e ci innalza. Se mettiamo Dio al primo posto, allora non togliamo niente a nessuno e non perdiamo niente, ma guadagniamo tanto. 

Se mettiamo l’uomo, e quindi noi stessi al centro, allora dipende tutto dal libero arbitrio dell’uomo. E come sappiamo è molto effimero. Non è una situazione stabile ed affidabile, perché le mode e le tendenze cambiano velocemente, e gli uomini non sono proprio famosi per essere molto resistenti alle pressioni. Mentre se mettiamo al centro Gesù Cristo, allora siamo sempre sul lato sicuro e diamo la necessaria stabilità anche al bene che facciamo agli altri, perché egli non cambia mai. 

Purtroppo, lo dobbiamo ammettere, anche la Chiesa non è stato di buon esempio in questo, oggi meno che mai. Anche nella sua Liturgia riformata dopo l’ultimo concilio troviamo delle tendenze, che persino lì abbiamo spostato Dio di lato e messo l’uomo al centro. In tante chiese il tabernacolo è stato spostato dal centro al lato, per esempio. Certe volte non volevamo più venire per adorare, come i pastori, gli angeli ed i Re magi, ma abbiamo preferito radunarci attorno a noi stessi, in una sorte di autocelebrazione in cui noi ci credevamo al centro dell’attenzione. Questa tentazione c’è ed è un grande rischio. E se di fronte a questo Dio, che si è fatto uomo per noi, vogliamo essere proprio sinceri: anche l’inversione degli altari ha contribuito al declino della fede e della vita religiosa, che oggi lamentiamo così spesso. Sarebbe giusto che i sacerdoti tornassero, come una volta, ad orientarsi nella stessa direzione come i fedeli, verso il Cristo, per evidenziare che tutti insieme sono “rivolti al Signore”, come diciamo all’inizio di ogni prefazio. 

Il Vescovo della diocesi di Maasin delle Filippine ha voluto che tornasse Cristo al centro dell’attenzione della Santa Messa, e ha ordinato che dallo scorso primo Avvento in poi tutte le Messe della sua diocesi saranno celebrate sull’altare maggiore, in modo che anche i sacerdoti si rivolgano assieme ai fedeli nella stessa direzione, verso Cristo. Nell’attesa che questo avvenga anche da noi cerchiamo di orientarci almeno interiormente in ogni Santa Messa verso il nostro Redentore, il Re del cielo, che oggi è sceso dalle stelle. Venite adoremus! Venite adoremus! Venite adoremus Dominum!

Sia Lodato Gesù Cristo. 

31 commenti:

  1. Omelia stupenda. Grande don Michele!!

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  2. Si è molto politicamente scorretta,un vero e proprio atto rivoluzionario ma si ferma alla storia e alla forma.
    Di contenuto religioso, di morale, di fede, della rivoluzione portata da Gesù nulla.
    Cioè Cristo è venuto, ci ha liberato dal peccato originale, ora siamo tutti redenti. Fine.
    Questo prete è un contestatore ma non un costruttore.

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    1. Sempre criticare, sempre criticare anche nel santissimo giorno di Natale: ce ne fossero dei Sacerdoti come don Michele!
      Il cd "fuoco amico" è assai più pernicioso degli attacchi dei nemici!
      Malgrado tutto : sinceri auguri anche al fratello, criticone, delle 9:56!

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    2. Mi sa che dell'omelia hai letto ben poco, o forse solo le parti che più ti hanno dato fastidio! Lo capisco, è raro che oggi si sentano dire queste cose, del resto don Michele ha parlato di riportare Dio al centro, e questo in questo momento storico da molto fastidio! Ma - parlo per me - meglio un contestatore cattolico che tanti costruttori di un nulla!

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    3. Effettivamente Anonimo 09:56 mostra nel suo intervento una certa intransigenza che rasenta la spietatezza. Di fronte a un "vescovo" Paglia che deforma il Vangelo facendone (tanto per cambiare) un manuale per l'accoglienza ai migranti, l'omelia di don Michele è davvero meritevole di apprezzamento.

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    4. Altro Sig. Supercazzola che si meriterebbe mille don Gallo.. o mille omelie di 47 minuti stile Fellay.

      È un'omelia, baby, non un trattato di soteriologia o altro.
      E nemmeno una vita sacerdotale (che lei giudica, "contestatore, non costruttore"..). Giusto un'omelia, piuttosto riuscita.

      ...e chiuda almeno la finestra youporn prima di venire a far polemica qui, su..

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    5. "Di contenuto religioso, di morale, di fede, della rivoluzione portata da Gesù nulla. Cioè Cristo è venuto, ci ha liberato dal peccato originale, ora siamo tutti redenti. Fine."

      Ho l'impressione che se la stia prendendo con l'idea malevola che s'è fatto di questa predica piuttosto che con la predica stessa.
      Nella predica non manca ciò di cui denuncia l'assenza e soprattutto, non arriva assolutamente alla conclusione che lei tira da non so dove.
      La sua non è una critica, ma stupida polemica.

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    6. L'omelia di quel sacerdote, per chi vuole leggerla, senza preclusioni ideologiche, è rigorosamente cristocentrica, lontana dalle fanfaluche che propinano i disinvolti catechisti, tipo: siamo tutti redenti, siamo tutti gistificati etc. etc. ; l'uomo può pensare ai fattacci propri tanto Cristo non serve più. Che pacchia ! Nelle chiese facciamo banchetti quale palestra sporriva e brindiamo nascondendo un abusivo occupante Sacramento! Non è più una svolta ma un baratro antropologico, voluto da Satana che ha lavato il cervello a tanta infiltrata gerarchia e seguaci cui non restano che reazioni isteriche, indice della loro debolezza e inferiorità.

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  3. Politicamente scorretta, ma religiosamente correttissima. Grazie don Michele.

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  4. Bella e coraggiosa omelia che ci riporta ad una corretta visione teologica ed esegetica del Natale del Signore, oggi deformata dalla miscredenza, da ideologie pauperistiche e relativistiche. Ci riporta alla fede vera, quella del popolo che anche nella sofferenza capisce cosa significa ,nel disegno di Dio, la sua venuta 'secundum carnem'. In un mirabile presepe, in Sulmona, cittadina abruzzese, popolato di statuine di legno intagliate da mani di orafo, con la Natività tra tanti personaggi che esercitano i più vari mestieri, l'autore, umile e raffinato artigiano, ha posto un cartello con questa scritta: "Questo presepe vuole essere un omaggio ai nostri padri e nonni, alla gente semplice e laboriosa di un tempo, ai pastori ai contadini ed operai che con il loro faticoso lavoro, meritano l'onore di partecipare alla gioia del Natale di Cristo". Ha detto tutto! ( E.F.)

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  5. Non si può volere da una predica un trattato teologico. Questa predica è già veramente tanto, di questi tempi, ed è sinceramente onesta. Grazie dunque a questo sacerdote. Ce ne fossero così...

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  6. Sarebbe veramente bello se ci fossero più prediche come questa. Sembra una persona molto in gamba

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  7. Anonimo delle 9,56, forse non hai letto l'articolo dall'inizio. Troverai quello che cerchi, o sei il solito criticone a prescindere?? Se è così, gran brutto Natale per te.

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  8. In quale città o paese si trova Don Michele? Qual'è il suo cognome?

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  9. Grazie, don Michele, ripartiamo con Cristo al centro.
    Che Dio la benedica.
    Buon Santo Natale a tutti.

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  10. Classico prete clericofascista!
    No problem ci penserà l'autorità ecclesiastica a redimerlo inviandolo in missione in AMAZZONIA! Così gli passano le fisime clericaliste (può portare seco i piviali, le pianete, i calici d'oro, le scarpe con la fibbia d'argento.... tutto seco in Amazzonia e lì c'é tanto da evangelizzare e c'è poca Ecclesia Triumphans)
    Auguri e attento al demone meridiano…….....
    pROSIT.

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    1. False e noiose stantie accuse contro chi difende la dottrina e la morale cattolica, cercando di renderle credibili con il gioco della tre carte. Se mandano quel sacerdote ( che non sta difendendo pianete, calici d'oro etc. ma la fede) in Amazzonia farà sparire i bambocci idolatri, disobbedendo a Bergoglio che si balocca con essi, ingannando quegli indigeni per farli restare schiavi della superstizione, da sempre nemica anche di ogni vera promozione umana.

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    2. Grazie per la rosicata.

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    3. In un primo momento mi sembrava che 16:01 si esprimesse in senso sarcastico per sottolineare il nefasto metodo bergogliano. Mi sono sbagliato? 16:01 è davvero uno che parla sul serio dell'Amazzonia, della evangelizzazione (quella "nuova" s'intende, cioè pachamamica) e nomina il "demone meridiano"? Se è così, poveraccio lui.

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  11. Questo sacerdote che ha avuto il coraggio di dire la verità sulle deviazioni relativistiche e antropologiche di coloro che reggono la Chiesa di questi tempi, rischia di essere severamente censurato perché non si adegua, come tanti altri giovani sacerdoti, ad una mentalità contraria alla dottrina di sempre per la quale hanno sentito la vocazione.

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  12. Finalmente un Sacerdote che gliele canta e glielesuona.

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  13. Temo che il povero don Michele sarà mandato in Amazzonia dall'autorità clericomisericordiosa per essere rieducato da quel vescovo che in 40 anni non ha mai battezzato un pagano.Effettivamente un prete così nella Chiesa dei pachamami è fuori posto.A da passà a nuttata…..

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  14. Grazie don Michele. Bella, lucida e precisa omelia. Occorre separare la spiritualità dal moralismo.

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  15. Innanzitutto questo sacerdote che denigra i "colleghi' perché esprimono, a suo dire, opinioni politiche non si rende conto che implicitamente anche lui,con i suoi commenti, influenza politicamente chi lo ascolta.La Chiesa interviene costantemente nel dibattito politico quando le pare opportuno: perché allora non stigmatizzare questa consuetudine invece di criticare i sacerdoti che cercano argomenti per sensibilizzare chi frequenta ancora la Messa? Certo è molto più d'effetto moraleggiare accusando il mondo esterno di ogni male.Unica soluzione?Tornare alla Chiesa del Concilio di Trento.
    Complimenti a chi forma i giovani sacerdoti,ma in fondo è giusto che a queste condizioni le chiese rimangano semi vuote.Chi è causa del suo mal..

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    1. Effettivamente non critica commenti politici in genere ma l'abuso del ministero per discreditare politici come Salvini e critica che con la scusa del buonismo dicono che non è cattolico chi non ha una determinata opinione politica

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  16. Dopo un buon inizio il giovane sacerdote è franato clamorosamente fra svarioni biblici, riferimenti discutibili all'attualità ecclesiale, per finire con un attacco alla riforma liturgica. Non è politicamente scorretto, ma "fuori tema" per almeno tre quarti dell'omelia. Ma è giovane; se è pure intelligente, migliorerà...

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    1. discordo... l'omelia evidenzia che diciamo una cosa ("bisogna adorare Dio"), ma facciamo il contrario (comunichiamo l'uno con l'altro anziché con Dio durante la Messa NOM).
      Sinceramente: in una Messa NOM non è possibile pregare veramente. Troppe distrazioni, troppe parole, sempre rispondere, niente silenzio... la liturgia riformata è una liturgia che non è più capace di adorare. Questa cosa l'ha fatto capire in modo molto conciso e ben argomentato.
      Quindi parte molto bene e finisce ancora meglio.
      Ha fatto centro con questa predica, lo inviterei subito per una conferenza o anche una bella celebrazione

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    2. La riforma liturgica è una dei cambiamenti responsabili della drammatica crisi di fede e dottrina della Chiesa. Chi ha vissuto i tempi della sua gestazione e promulgazione ricorda bene come sia stata entusiasticamente accolta, come del resto il CVII, dal mondo massonico e soprattutto marksista. Per gli altri, non testimoni diretti, basta documentarsi, come quel giovane sacerdoteh ha sentito il dovere di fare ed esprimere con lucida e cruda analisi.

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  17. Ma esiste davvero un prete così? Ditemi dove che ci vado a messa.

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  18. Siete talmente monotematici che non vi rendete conto di quanto sia fuori luogo, se non ridicolo, utilizzare l'omelia della Solennità di Natale per esternare le vostre fosse. Il mistero dell'Incarnazione è molto più grande.

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  19. Finalmente un sacerdote che parla apertamente del suo pensiero, senza timore di eventuali ripercussioni da parte di qualche alto prelato. Purtroppo tanti sacerdoti la pensano alla stessa maniera ma sono timorosi di esprimere pubblicamente ciò che intimamente pensano. Grande Don Michele!!!

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