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venerdì 13 dicembre 2019

Aldo Maria Valli: "Uomini sull’orlo di una crisi di fede"

Una bella riflessione dell'amico Aldo Maria Valli, che prende spunto da una lettera di alcuni fedeli canadesi.
Ricordiamo l'Apocalisse", capitolo 3,  alla Chiesa di Laodicea: "14 All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: 15 Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16 Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17 Tu dici: «Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla», ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18 Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. 19 Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. 20 Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21 Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. 22 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese."
Luigi

6-12-19
Insegnare la fede tradizionale e assumere la leadership spirituale, essenziale per combattere la cultura nichilista che spinge molti alla disperazione. Questo l’appello rivolto da un gruppo di uomini canadesi ai loro vescovi.

La richiesta, che contiene anche la raccomandazione di tornare alla Santa Messa in rito antico, è contenuta in una lettera aperta, intitolata Chiediamo fede, firmata da ventinove uomini di età compresa tra i diciotto e i quarantaquattro anni. Tra loro ci sono studenti universitari e professionisti, tutti accomunati dal desiderio che si possa offrire un’alternativa alla vita di tanti maschi canadesi francofoni ormai vittime quotidiane di “una cultura della morte che li deruba del desiderio di vivere e di trasmettere la vita”.

La lettera aperta, inviata ai ventitré vescovi delle diocesi canadesi di lingua francese e alla Conferenza episcopale del Canada (Campagne Québec-Vie) è stata sottoscritta, in seguito, da altre duecento persone, tra cui alcune donne e due sacerdoti: padre Daniel Couture, superiore del distretto canadese della Società San Pio X, e padre Jean-Real Bleau, sacerdote diocesano di Montreal.

Imprigionati nel “ciclo materialistico infernale sonno-lavoro-metro”, molti uomini, si legge, cercano di sfuggire al “baratro del nichilismo con droghe, alcol e pornografia. Divorziano, perdono il contatto con i loro figli e muoiono da soli o scelgono l’eutanasia”.

Il quadro può sembrare eccessivamente fosco, ma le statistiche più recenti del Quebec per quanto riguarda casi di eutanasia, aborti e tasso di natalità sembrano legittimarlo.

Scrivono i firmatari: “Siamo canadesi francesi, le nostre radici penetrano profondamente nel Nuovo Mondo, ma anche in Europa, anche nel suolo della Francia, la figlia prediletta della Chiesa”.

Manifestando “amarezza” nei confronti delle generazioni precedenti, che non hanno custodito e trasmesso adeguatamente la fede cattolica, i firmatari scrivono: “In quell’epoca di delirio euforico e follia distruttiva che furono gli anni Sessanta, coloro che ci hanno preceduto hanno fatto spazio a un’ondata di idee provenienti dalle profondità dell’inferno”. Si pensi alle leggi che hanno legittimato come un diritto l’aborto, “il più grande genocidio nella storia dell’umanità”.

I firmatari chiedono dunque ai vescovi di trasmettere loro la “Fede cattolica nella sua interezza, senza dolcificanti. Chiediamo che il nostro popolo abbia accesso al Santo Sacrificio della Messa in una forma dignitosa che dia gloria a Dio”.

Julien Bertrand, il trentaseienne autore principale della lettera, afferma di averla scritta “come un grido sincero da parte dei miei fratelli franco-canadesi, che vedo soffrire perché intrappolati ini una vita senza Dio, un’esistenza nichilista che porta al suicidio”.

“Da un lato – scrive Bertrand – questi miei fratelli sono perseguitati dal proprio governo, dai media mainstream e dall’intellighenzia perché sono maschi bianchi. Dall’altro lato, la loro famiglia, la scuola e la Santa Madre Chiesa non hanno trasmesso la loro ricca cultura, la loro gloriosa storia e l’unica e vera fede in Nostro Signore Gesù Cristo”.

Gli uomini franco-canadesi “sono come alberi senza radici in mezzo all’uragano della postmodernità, del femminismo radicale e delle massicce invasioni straniere. Spero che coloro che sono responsabili del gregge di Dio ascolteranno la chiamata dei loro figli amorevoli e possano sapere che preghiamo per loro”.

Un firmatario ha dichiarato a LifeSiteNews che non si illude che i vescovi reagiranno positivamente, tuttavia aggiunge: “Ho pensato che fosse importante unirmi agli ideatori di questa lettera, visto che mi identifico completamente con ciò che scrivono”. In effetti, “quando scopri la tradizione ti accorgi di essere stato derubato. Gli uomini hanno bisogno di un Dio che possano temere e amare”, qualcosa per cui vivere e morire, non di una religiosità vaga e zuccherosa.

“Non ho illusioni né nostalgie tradizionaliste” dice un altro firmatario. “Credo però che i periodi di crisi siano favorevoli per chi vuole diventare santo, seguendo Gesù Cristo nelle difficoltà, e una parte di me spera che la lettera darà lo slancio necessario affinché i preti e i vescovi forti e coraggiosi mettano finalmente loro stessi in linea con il nostro Salvatore”.

Il Vaticano “è il centro spirituale del mondo occidentale, ma da quando la Cattedra di San Pietro è stata conquistata dalla causa globalista, la nostra civiltà è senza testa” afferma un altro firmatario. “La guerra condotta contro di noi è soprattutto una guerra spirituale e sarà vinta solo con armi spirituali. Senza una Chiesa forte, siamo come un esercito senza un generale. Abbiamo bisogno di un clero combattente. Non mi aspetto alcuna risposta dai nostri vescovi. La pietà filiale, tuttavia, ci comanda di criticare umilmente e gentilmente il nostro clero”.

A.M.V.

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