"Io, io riesco a ricordare (mi ricordo)
In piedi accanto al Muro (accanto al Muro)
E i fucili sparavano sopra le nostre teste
E ci baciammo,
come se niente potesse accadere
E la vergogna era dall’altra parte
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre
Allora potremmo essere Eroi,
anche solo per un giorno"
David Bowie, Heroes
Il comunismo iniziò a cadere il 9 novembre 1989 con il crollo del famigerato Muro di Berlino.
MiL non si occupa di politica, ma l'inizio della caduta dell'ideologia socialcomunista ci riempie ancora di gioia e di piacere, ringraziando la Madonna di Fatima, Giovanni Paolo II e Ronald Reagan per tutto quello che fecero per la battaglia contro quella ideologia omicida che Pio XI scrisse nella Divini Redemptoris n. 58: "Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana" e Giovanni Paolo II avvicinò questa dottrina perversa ai peccati contro lo spirito santo.
A questo proposito ricordiamo un grande musicista non cattolico, David Bowie, che nel giugno 1987 canto il suo inno Heroes, davanti al Muro, dedicandolo alle vittime del comunismo.
Se lo ricordino gli uomini della new wave ecclesiale che omaggiano e invitano comunisti e laicisti ai consessi cattolici e guardino la foto sotto del musicista Leopol'dovič Rostropovič mentre suona accanto al Muro la notte del suo abbattimento e l'altra di un'udienza vergognosa di qualche anno fa del S. Padre al presidente comunista boliviano Evo Morales.
Sotto i video di Heroes nella versione di David Bowie, in quella di Peter Gabriel cantata a Berlino il 25° anniversario della caduta del Muro e lo stesso Gabriel in una versione dedicata alle forze speciali americane cadute in combattimento contro il fondamentalismo islamico.
Da ascoltare, per lottare
Per non dimenticare.
Da ascoltare, per lottare
Per non dimenticare.
Luigi
LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO/ Quando David Bowie dedicò Heroes ai giovani dell’est
09.11.2019 - Paolo Vites
Il 9 novembre di trent’anni fa la caduta del Muro di Berlino. David Bowie dedicò una canzone agli “eroi” della Germania Est
Il Muro di Berlino
E’ il 6 giugno 1987. David Bowie, che in passato aveva vissuto a lungo a Berlino, si esibisce nella allora ex capitale tedesca. Ovviamente nella parte occidentale. Il luogo prescelto per il concerto ha un significato particolare, davanti al Reichstag, l’ex parlamento nazista che dal 1945 è un edificio semi distrutto, di cui rimane solo l’inquietante scheletro dopo essere stato bombardato e occupato dall’Armata Rossa. Nessuno lo ha più toccato, rimane a monito dell’orrore di quella guerra, anche perché la capitale della Germania occidentale è stata trasferita a Bonn, mentre il Reichstag si trova nella parte occidentale di Berlino. L’edificio si trova poco lontano dal Muro che divide in due da oltre vent’anni la città. David Bowie non ha scelto a caso questa location. La maggior parte degli altoparlanti è infatti diretta verso Berlino est.
Mentre il pubblico pagante della parte occidentale riempie lo spiazzo, dietro al muro lungo il viale Unter den Linden si radunano anche lì migliaia di giovani. Non potranno vedere niente, ma potranno sentire. A un certo punto del concerto, Bowie dice, in tedesco, a voce forte e chiara: “ Salutiamo tutti i nostri amici che sono sull’altro lato del Muro”. Partono le prime note della canzone Heroes. I giovani radunati a Berlino est esplodono di gioia e dimenticano le forze di polizia che li controllano, cominciando a gridare “Giù il muro”. Lo stesso fanno a ovest. Puoi costruire dei muri, ma non puoi fermare la musica.
“Non lo dimenticherò mai. Fu una delle performance più emozionanti della mia vita. Ero in lacrime. Avevano appoggiato il palco al muro stesso, così che il muro fungeva da nostro fondale. Ci era giunto all’orecchio che gli abitanti di Berlino Est avrebbero avuto la possibilità di sentire lo spettacolo, ma non potevamo sapere in quanti fossero. E ce n’erano migliaia dall’altra parte, che si erano radunati vicino al muro. Così fu come fare un doppio concerto. Potevamo sentire le persone dall’altra parte cantare e applaudire. Dio, persino adesso questo ricordo mi toglie il respiro, mi spezza il cuore. Non avevo mai fatto nulla di simile in vita mia, e credo non mi ricapiterà. Quando facemmo “Heroes”… davvero la canzone sembrò un inno, quasi una preghiera. Per quanto bene noi oggi possiamo suonarla, è sempre un po’ come passarci attraverso rispetto all’intensità di quella notte, perché allora significava molto di più” dirà anni dopo l’artista inglese.
Quella sera del 6 giugno 1987 cadde il primo mattone del Muro che due anni dopo, il 9 novembre 1989, sarebbe stato definitivamente distrutto.
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L’accostamento tra la passione e il senso di libertà e il Muro, emblema della divisione, gli ispirò il testo:
Io, io riesco a ricordare (mi ricordo)
In piedi accanto al Muro (accanto al Muro)
E i fucili sparavano sopra le nostre teste
(sopra le nostre teste)
E ci baciammo,
come se niente potesse accadere
(niente potesse accadere)
E la vergogna era dall’altra parte
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre
Allora potremmo essere Eroi,
anche solo per un giorno
La canzone non è trionfalistica, anzi. Allora, come tutti, Bowie non pensava che quel muro sarebbe mai crollato. Ma la canzone affermava la possibilità di essere liberi, anche solo per un giorno, anche solo nei nostri cuori, perché le persone possono essere dominate fisicamente, ma nessuno potrà ma dominarne il cuore:
Io, io vorrei che tu sapessi nuotare
Come i delfini, come nuotano i delfini
Sebbene niente,
niente ci terrà uniti
Possiamo batterli, per l’eternità
Oh possiamo essere Eroi,
anche solo per un giorno
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Quando David Bowie muore, nel gennaio 2016, l’allora ministro degli esteri della Germania riunita scrive su Twitter: “Addio, David Bowie. Ora sei tra gli eroi. Grazie per averci aiutato a far cadere il Muro”.
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