Conoscendo "de visu" le virtù cristiane tenacemente venerate e perseguite dai cattolici provenienti dall'Africa e l'attaccamento che sentono soprattutto per la famiglia "sogniamo" che l'urgentissima nuova evangelizzazione dello scristianizzato continente europeo possa avvalersi di nuovi testimoni della fede provenienti dalle quelle terre africane che un tempo furono oggetto delle attenzioni di tanti santi missionari.
Ci congratuliamo con il campione olimpico di maratona Eliud Kipchoge trionfatore della gara di Vienna e con i suoi familiari, soprattutto con la mamma, che lo hanno sostenuto anche con la preghiera e con la recita del Santo Rosario.
AC
Kipchoge, maratoneta di Dio
di Aldo Maria Valli
Si chiama Eliud Kipchoge, è keniano ed è la prima persona al mondo ad aver corso una maratona (quarantadue chilometri e duecento metri) in meno di due ore, portando a termine l’impresa in un’ora, cinquantanove minuti e quaranta secondi.
Ma ciò che pochi hanno notato è che alcuni istanti dopo aver terminato la corsa, lontano dai riflettori, Kipchoge ha fatto ciò che fa dopo ogni gara: si è inginocchiato, ha portato la fronte
fino a terra, si è fatto il segno della croce e ha ringraziato Dio.
Nella sua città natale, i suoi amici e parenti ne sono convinti: se Eliud è un atleta così eccezionale è perché ha una profonda fede cattolica.
Un cugino di Kipchoge, padre Kennedy Kipchumba, ha riferito che l’impresa di Eliud è stata vissuta da tutti come un momento di gioia, con la consapevolezza che Dio mantiene le sue promesse.
“Facevo parte delle quasi tremila persone che stavano seguendo la gara da un grande schermo e con tutti loro alla fine ci siamo inchinati davanti a Dio per ringraziarlo per tutto ciò che ci ha offerto”, ha spiegato il religioso.
E dopo l’impresa di Eliud, sapete che cosa hanno fatto i suoi familiari?
Sono andati a una Messa di ringraziamento.
“Tutti sono venuti in Chiesa, una piccola cappella, San Pietro Kapsisiwa, per dire grazie a Dio. Sì, abbiamo celebrato la Messa per ringraziare. C’era tutta la famiglia, ma anche la comunità parrocchiale”, racconta padre Benjamin Oroiyo.
Kipchoge, trentaquattro anni, è cresciuto qui, nel piccolo villaggio di Kapsisiwa, a circa trecentosettanta chilometri dalla capitale del Kenya, Nairobi.
La zona è un altopiano di dolci colline verdi, dove Eliud ha iniziato a correre da bambino.
La madre di Kipchoge, Janeth Rotich, è considerata la prima sostenitrice morale e spirituale di suo figlio.
“Mi sveglio ogni giorno alle tre del mattino per pregare per mio figlio. Prego il rosario”, ha detto ai giornalisti locali.
Kipchoge a causa dell’impresa in cui è stato impegnato a Vienna (e che non sarà omologata come record del mondo perché l’atleta si è servito di alcuni accorgimenti tecnici che normalmente non si possono usare) non ha potuto essere in paese per la festa della Madonna del Rosario, ma prima di partire ha partecipato a una Messa a Nairobi, durante la quale sono state recitate preghiere per lui. “Eliud è un esempio per i giovani e un uomo umile; grazie a lui i giovani scoprono che i loro sogni possono essere realizzati da Dio”, ha detto il cappellano dell’Università St Paul di Nairobi.
Durante la Messa, il celebrante ha chiesto a Dio, alla Vergine Maria e a tutti i santi di spingere e sostenere Eliud, e il risultato finale parla chiaro: “La nostra preghiera è stata esaudita”, ha detto il cappellano.
In Kenya molti fedeli hanno interpretato il successo di Kipchoge come un segno divino nel contesto del Mese missionario straordinario, il cui tema è Battezzato e inviato.
Ha detto un altro religioso, padre Samuel Nyattaya: “Eliud Kipchoge, battezzato e inviato! Ho visto sua madre con un rosario bianco al collo. Questo è il modo in cui viene tramandata la fede! Una grande testimonianza”.
Ma ciò che pochi hanno notato è che alcuni istanti dopo aver terminato la corsa, lontano dai riflettori, Kipchoge ha fatto ciò che fa dopo ogni gara: si è inginocchiato, ha portato la fronte
fino a terra, si è fatto il segno della croce e ha ringraziato Dio.
Nella sua città natale, i suoi amici e parenti ne sono convinti: se Eliud è un atleta così eccezionale è perché ha una profonda fede cattolica.
Un cugino di Kipchoge, padre Kennedy Kipchumba, ha riferito che l’impresa di Eliud è stata vissuta da tutti come un momento di gioia, con la consapevolezza che Dio mantiene le sue promesse.
“Facevo parte delle quasi tremila persone che stavano seguendo la gara da un grande schermo e con tutti loro alla fine ci siamo inchinati davanti a Dio per ringraziarlo per tutto ciò che ci ha offerto”, ha spiegato il religioso.
E dopo l’impresa di Eliud, sapete che cosa hanno fatto i suoi familiari?
Sono andati a una Messa di ringraziamento.
“Tutti sono venuti in Chiesa, una piccola cappella, San Pietro Kapsisiwa, per dire grazie a Dio. Sì, abbiamo celebrato la Messa per ringraziare. C’era tutta la famiglia, ma anche la comunità parrocchiale”, racconta padre Benjamin Oroiyo.
Kipchoge, trentaquattro anni, è cresciuto qui, nel piccolo villaggio di Kapsisiwa, a circa trecentosettanta chilometri dalla capitale del Kenya, Nairobi.
La zona è un altopiano di dolci colline verdi, dove Eliud ha iniziato a correre da bambino.
La madre di Kipchoge, Janeth Rotich, è considerata la prima sostenitrice morale e spirituale di suo figlio.
“Mi sveglio ogni giorno alle tre del mattino per pregare per mio figlio. Prego il rosario”, ha detto ai giornalisti locali.
Kipchoge a causa dell’impresa in cui è stato impegnato a Vienna (e che non sarà omologata come record del mondo perché l’atleta si è servito di alcuni accorgimenti tecnici che normalmente non si possono usare) non ha potuto essere in paese per la festa della Madonna del Rosario, ma prima di partire ha partecipato a una Messa a Nairobi, durante la quale sono state recitate preghiere per lui. “Eliud è un esempio per i giovani e un uomo umile; grazie a lui i giovani scoprono che i loro sogni possono essere realizzati da Dio”, ha detto il cappellano dell’Università St Paul di Nairobi.
Durante la Messa, il celebrante ha chiesto a Dio, alla Vergine Maria e a tutti i santi di spingere e sostenere Eliud, e il risultato finale parla chiaro: “La nostra preghiera è stata esaudita”, ha detto il cappellano.
In Kenya molti fedeli hanno interpretato il successo di Kipchoge come un segno divino nel contesto del Mese missionario straordinario, il cui tema è Battezzato e inviato.
Ha detto un altro religioso, padre Samuel Nyattaya: “Eliud Kipchoge, battezzato e inviato! Ho visto sua madre con un rosario bianco al collo. Questo è il modo in cui viene tramandata la fede! Una grande testimonianza”.
A.M.V.
Commovente la pubblica testimonianza di fede cattolica di un africano nero in una città che per eventi storici dal XVII secolo e l'apostasia della gerarchia attuale è del tutto scristianizzata, come altre nazioni europee; percorrere quella città con le chiese deserte e mal tenute, si ha l'impressione di trovarsi all'epoca del supermassone e anticattolico arrogante Giuseppe II. GPII e BXVI, molto criticati, hanno operato perché l'Europa, pena la sua fine, non rinnegasse le proprie radici cristiane. AC auspica che un contributo alla fede europea possa venire dal continente africano. Problema complesso tenuto conto del pericolo che una immigrazione indiscriminata che aggraverebbe l' espansione mussulmana ormai infrenabile e la difficoltà di cattolici immigrati di testimoniare apertamente la fede perché offensiva, pena condanne, di altre religioni. Il card. Biffi fu duramente criticato anche dalle autorità vaticane quando propose di privilegiare la venuta di immigrati cristiani. Tuttavia, il contributo della Chiesa che è in Africa è importante ma i vescovi africani, contrari alle ideologie dominanti in Vaticano e all'abbandono del continente da parte di giovani, sull'esempio di loro cardinali, facciano concordi sentire la propria voce e agire per poter cambiare l'attuale potere massonico-marksista che opprime dall'interno la Chiesa, annullando la sua missione evangelizzatrice, e difendere i valori non negoziabili insegnati dal Vangelo, oggi rinnegati.
RispondiEliminaSi fronte al piattume ed al politicamente corretto del 90% degli atleti questo è un pugno nello stomaco molto molto salutare!
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