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Grazie a Franca Giansoldati per la ripresa di questa, ennesima, brutta notizia per la Chiesa e la sua Liturgia. QUI su MiL Michael Haynes. ...

lunedì 2 settembre 2019

Ratzinger parla ancora e bacchetta gli a-teologi


Benedetto XVI parla ancora, in risposta alle critiche sulle sue NOTE su "La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali" (QUI un commento su MiL). Il neretto è nostro: 
"CITTÀ DEL VATICANO , 27 agosto, 2019 / 9:00 AM (ACI Stampa).-Per quanto posso vedere, nella maggior parte delle reazioni al mio contributo, Dio non appare affatto, e perciò non viene affrontato proprio quello che volevo sottolineare come il punto chiave della questione”. “Il contributo della Signora Aschmann ("La vera sofferenza cattolica al 1968, HK, luglio 2019, 44-47), nonostante la sua unilateralità- si legge nel numero di settembre della rivista-  può ispirare ulteriori riflessioni, ma come risposta alla mia pubblicazione sul Clergy Paper on the Abuse Crisis (No. 4/2019, 75-81) tuttavia è insufficiente e tipico del deficit generale nella ricezione del mio testo. Mi sembra che nelle quattro pagine dell'articolo della Signora Aschmann non appaia la parola Dio, che ho posto al centro della questione. Ho scritto, "Un mondo senza Dio può essere solo un mondo senza significato" (78). "La società occidentale è una società in cui Dio è assente dal pubblico e non ha altro da dire. Ed è per questo che è una società in cui la misura dell'umanità si perde sempre più "(79). Per quanto posso vedere, nella maggior parte delle reazioni al mio contributo, Dio non appare affatto, e perciò non viene affrontato proprio quello che volevo sottolineare come il punto chiave della questione. Il fatto che il contributo di Aschmann trascuri il passaggio centrale della mia argomentazione proprio come la maggior parte delle reazioni di cui sono venuto a conoscenza mi mostra la gravità di una situazione in cui la parola Dio sembra spesso emarginata nella teologia”.
Vedere anche QUI Campari e de Maistre e QUI Tosatti.
Di seguito un intelligente  commento della Bussola.
Luigi

Stefano Fontana, La Nuova Bussola Quotidiana, 28-08-2019
Nuova uscita di Benedetto XVI sui commenti ricevuti alle sue note su Chiesa e abusi sessuali: “Chi mi critica non parla mai di Dio”. Così il Papa emerito liquida gli a-teologi della teologia modernista di oggi. Sono il frutto maturo e amaro di una lunga stagione teologica che ha scelto di non parlare più di Dio ma solo dell’uomo.
L’11 aprile 2019 Benedetto XVI pubblicava le sue Note su “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali” (LEGGI QUI IL DOSSIER DELLA NBQ). Lo faceva poco dopo la riunione di tutti i Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo indetta da papa Francesco. Le riflessioni di Benedetto XVI si collocavano su un piano molto diverso da quelle emerse dalla riunione vaticana. Egli tornava indietro nel tempo quando, negli anni Sessanta, la Chiesa cattolica assistette al “collasso” della propria teologia morale. Era un collasso interno alla Chiesa e non provocato da attori esterni, ed era un collasso teologico, dovuto ad un nuovo modo di fare teologia che egli giudicava disastroso.

Il 27 agosto scorso, Benedetto è tornato sull’argomento. Lo ha fatto con una breve nota pubblicata sulla tedesca Herder Korrespondenz, la rivista che aveva ospitato diversi contributi a commento delle sue Note sulla Chiesa e gli abusi sessuali. Benedetto XVI ne ha chiesto la pubblicazione per dire che in moltissimi scritti a commento di quel suo intervento, e in particolare in quelli pubblicati sulla rivista tedesca, non si parla mai di Dio e quindi non si coglie il punto centrale delle sue osservazioni di allora, che volevano infatti mettere al centro della crisi la dimenticanza di Dio.

Nelle Note sugli abusi, Benedetto XVI aveva scritto che la nuova teologia, diversamente da quanto scritto nella Veritatis splendor da Giovanni Paolo II, sosteneva che la morale si gioca solo sul bilanciamento dei beni e che non esistono beni indisponibili, valori che non è mai lecito sacrificare e che stanno al di sopra della vita fisica, come i martiri hanno testimoniato. E concludeva “Dio è più grande della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita”. La nuova teologia morale al “collasso”, che ormai nega l’esistenza di azioni che sempre e in ogni circostanza devono essere considerata sbagliate (come l’aborto oppure l’adulterio), in pratica rinnega Dio, è una morale a-teologica, fino ad arrivare alla tesi secondo cui la Chiesa non ha e non può avere una propria morale. Dio spariva dall’orizzonte della morale e così spariva anche la morale.

“Un mondo senza Dio è un mondo senza senso” ove “non ci sarebbero più criteri del bene e del male”. “Una società nella quale Dio è assente – una società che non lo riconosce più e lo tratta come se non esistesse – è una società che perde il suo criterio”, “la società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire”. E per questo è una società nella quale si perde il criterio e la misura dell’umano”. “Preferiamo non parlare di Dio” e “Dio è divenuto fatto privato di una minoranza”. 

Frasi come quelle ora ricordate non potevano lasciare dubbi sul significato di quell’intervento di Benedetto XVI e di come esso andasse controcorrente rispetto alla secolarizzazione della teologia oggi imperante. Da qui il suo rammarico, che è anche la conferma di una diagnosi nefasta: i teologi non parlano più di Dio, professano una a-teologia. La morte di Dio è evidente sulla scena pubblica, la qual cosa deve ritenersi drammatica ma in fondo anche non nuova. Che la morte di Dio sia nella teologia cattolica desta ancora maggior dolore. 

Nell’Instrumentum laboris del sinodo sull’Amazzonia di Dio si parla pochissimo. La recente e famosa intervista a La Stampa di papa Francesco parlava di mille problemi politici ma non faceva mai riferimento a Gesù Cristo. Nella Lettera dei presidenti delle Conferenze episcopali continentali per il vertice ONU di Katowice dell’ottobre scorso ci si riferiva alla “Madre Terra” ma non a Dio. La Dottrina sociale della Chiesa, che serve proprio a parlare di Dio in pubblico, è messa da parte e la pastorale sociale è uno strumento per risolvere in modo condiviso i problemi sociali assunti solo sul piano orizzontale. 

Il punto fondamentale è teologico. Nella nota su Kerder KorrespondenzBenedetto dice che “Il fatto che il contributo di Aschmann trascuri il passaggio centrale della mia argomentazione proprio come la maggior parte delle reazioni di cui sono venuto a conoscenza mi mostra la gravità di una situazione in cui la parola Dio sembra spesso emarginata nella teologia”. 

Si tratta del frutto maturo e amaro di una lunga stagione teologica che ha scelto di non parlare più di Dio ma solo dell’uomo, pensando che anche Dio ci parli solo nell’uomo. Che parli indirettamente all’umanità e non direttamente alla sua Chiesa. Per la teologia modernista prevalente oggi, il primo a praticare una a-teologia sarebbe Dio stesso. Ne consegue, per forza di cose, che anche la Chiesa non debba più parlare di Dio, ma della biodiversità o della società multireligiosa, ossia dell’uomo e dei suoi problemi.

10 commenti:

  1. Venerato papa Benedetto, ogni volta che parli come pastore e maestro quale tu sei, una luce sembra squarciare le tenebre in cui è avvolta la Chiesa cattolica: profondità teologica, fede, logica e chiarezza di espressione didattica, sono scomparsi nel linguaggio dei sedicenti 'teologi' e dalle labbra di una gerarchia ecclesiale adeguata perché malata di apostasia e sempre più povera di fede, al seguito di chi afferma che " non esiste un Dio cattolico " e, pertanto, se non esiste è inutile parlarne. Esiste al più un Dio impersonale ed estraneo all'uomo libero di autogestirsi senza Comandamenti, come lo vogliono le ideologie massonico-illuministiche e una sociologia atea.

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    1. Qui si fa come con Giuseppe Conte: prima era un burattino pilotato, adesso è un secondo Wiston Churchill. Ratzinger, punta di diamante del CVII, quindi modernista a tutto tondo, adesso è diventato un "venerato papa", magari strenuo difensore dell'ortodossia cattolica. Eh no, mica è così facile.

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    2. Fosse restato al suo posto oggi non avremmo Bergoglio: questo è un dato di fatto

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    3. Verissimo.Speriamo che la luce di questo papa non venga offuscata irrimediabilmente, ma cio' non accadra', perche' le porte dell ' Ades non prevarranno ( ha assicurato Gesu' ) e i nemici della chiesa, i mercenari saranno smascherati e sconfitti

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    4. Ma lei, almeno, ha mai sentito la necessità di leggere e cercare di capire le opere di papa Benedetto, ad es. la Dominus Jesus e i volumi su Gesù di Nazaret dove rivendica il Cristo della storia unico salvatore, negato in modo deciso dal modernismo per farne un'invenzione di discepoli allucinati ? Dove è il modernismo nel pensiero di Ratzinger ?

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    5. Come prima,durante e dopo il pontificato si continua a vomitare bile contro papa Benedetto, accusandolo di essere modernista ( !?!) come è avvenuto per Pio XII che tanto operò per la pace, accusato di essere un guerrafondaio, perché difensore della vera dottrina della Chiesa. Ma pensiamone un'altra meno ridicola!

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    6. Pio XII, il 12.08.1950 nell'enciclica Humani generis: " IL CORPO MISTICO DI CRISTO E LA CHIESA CATTOLICA ROMANA SONO UNA SOLA E STESSA COSA. Certi riducono a cosa vana la necessità di appartenere alla vera Chiesa per ottenere la salvezza eterna". Il Card. Joseph Ratzinger ed il papa Benedetto XVI sostengono, invece, che "la Chiesa è un qualcosa di interiore per cui si deve passare da un'ecclesiologia come corpo mistico a un'ecclesiologia eucaristica, fino ad una ecclesiologia di comunione" (Card. Ratzinger, Osservatore Romano del 17.09.2001).

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  2. Buona sera. Forse sarò fuori tema ma ho l'impressione che oggi la Chiesa non parlo più di Croce ma solo di resurrezione (la erre minuscola è voluta). Fino a 60 anni fa circa si parlava solo di croce e non di Resurrezione. Così abbiamo perso e Dio e l'Uomo. Ultima penosa constatazione: non si parla quasi mai di Carità. Nemmeno i teologi antichi o moderni.

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  3. Ho 46 anni e da poco svolgo servizio di ministro eucaristico. Stare più vicino a Gesù mi salva dalle tentazioni di questo mondo che sono molte. Eppure una suora molto anziana mi ha rimproverata sostenendo che come donna io non ci dovrei stare sull'altare. Per me Dio è tutta la mia vita, in una società in cui Dio è solo un dovere domenicale. Santo Padre Lei cosa mi consigli? Grazie.

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    1. Non sono il Santo Padre, ma ho un suggerimento per Lei: faccia come la Madre di Gesù, se ne stia in disparte e rinunci al protagonismo femminista. Mediti in cuor suo il Vangelo: in cuor suo, come faceva la Madre di Gesù.

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