Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

giovedì 8 agosto 2019

L'autrice del best seller "Il risveglio della Signorina Prim": “LA MESSA TRADIZIONALE È IL CULTO PIÙ UTILE E LA FORMA DI ADORAZIONE PIÙ PROFONDA CHE SI POSSA OFFRIRE A DIO”


Da Chiesa e post concilio una bella traduzione (da Paix Liturgique)  sulla scrittrice spagnola Natalia Samartin, autrice del  meraviglioso romanzo "Il risveglio della signorina Prim" (vedere la recensione  QUI su Romualdica).
Una buona lettura estiva per i nostri lettori, che parteciperà al prossimo Pellegrinaggio Internazionale Summorum Pontifiocum a Roma la fine ottobre prossimo (25\27 ottobre, VEDERE QUI e  QUI)
Luigi

2-8-19

Natalia Sanmartín Fenollera, nata in Galizia nel 1970, giornalista del prestigioso giornale economico spagnolo Cinco Días, è diventata una rivelazione letteraria internazionale grazie al suo romanzo pubblicato nel 2013, El despertar de la señorita Prim [edito in Italia da Mondadori col titolo Il risveglio della signorina Prim, N.d.T.]. Il romanzo ha avuto un successo così grande che la casa editrice spagnola Editorial Planeta ne ha venduto i diritti a settanta paesi e ci si aspetta presto altre opere da parte della scrittrice.
Il risveglio della signorina Prim è un romanzo deliziosamente sorprendente. La protagonista, Prudence Prime, arriva in una piccola cittadina del centro della Francia, Sant-Irénée d’Artois, che si trova vicino a un’abbazia benedettina in cui si celebra la liturgia in latino (ciò fa pensare a un’abbazia in riva alla Creus...), per lavorare come bibliotecaria per un tanto colto quanto originale celibe.

Nel villaggio, volontariamente isolato dal tempo presente, i bambini – alcuni dei quali vanno alla messa tradizionale ogni mattina – ricevono un’educazione di alta qualità umanistica, non a scuola ma in casa. In questo peculiare borgo non si parla né di televisione né di cellulari, bensì si vive di arte, di lettura, di musica, dei piaceri della conversazione. Le donne si considerano “femministe” nel senso autentico della parola, ossia sono sommamente femminili. E il tempo scorre al rallentatore, al margine della modernità.
Senza essere ermeticamente separati dai circuiti economici odierni, commercianti, artigiani e proprietari di Saint-Irénée vivono in una sorta di sistema “distribuzionista”, fermamente anti-liberista, ispirato a Chesterton (e alla dottrina sociale della Chiesa). Pur essendo dolce ed educata, la loro contestazione del “sistema” è decisamente radicale, ed è inoltre una contestazione cattolica, specialmente dal punto di vista dell’educazione, nella quale la messa tradizionale svolge un ruolo cardinale.

Abbiamo chiesto a Natalia Sanmartín di spiegarci il suo romanzo e di darci alcuni lumi sul suo percorso personale.

Paix liturgique – Saint-Irénée si ispira a una cittadina realmente esistente nel centro della Francia? Sembra che nel Suo romanzo Lei renda omaggio alla sensibilità cattolica di Chesterton, interprete misconosciuto di quella che viene definita “dottrina sociale” della Chiesa.

Natalia Sanmartín – Sant-Irénée non si ispira a nessun paese particolare, bensì a tutti quelli che sono sorti intorno ai monasteri e che, per così dire, hanno tessuto l’Europa. In un certo senso rappresenta la quintessenza dell’antico ordine medievale. Una piccola cittadina è sorta intorno a un cuore spirituale – un monastero benedettino che conserva la liturgia tradizionale – e in essa si coltivano le buone relazioni tra i vicini, l’economia familiare, le antiche tradizioni e un rapporto equilibrato tra la vita e il lavoro. Sì, Chesterton ha una presenza significativa all’interno del libro. So che è attualmente un autore molto popolare, in particolare in ambito cattolico. Il suo pensiero sull’insegnamento sociale cattolico, le sue arringhe in favore del “distributivismo”, la sua critica feroce del liberismo e la sua visione del modo in cui quest’ultimo ha distrutto la famiglia sono estremamente lucide, quasi profetiche, ma questa parte del suo pensiero è scomoda per certi settori, e persino per i cattolici. In generale, non nutriamo dubbi troppo grandi sull’incompatibilità tra il comunismo e il vangelo, per esempio, ma quando si tratta dell’incompatibilità col liberismo – col ruolo attuale della donna nella società, tema vincolato all’accettazione dell’ordine della famiglia e delle relazioni tra uomini e donne così come li vede San Paolo – le cose non sono più altrettanto facili da digerire.

Paix liturgique – Il personaggio principale del Suo romanzo è la signorina Prim, una giovane donna molto indipendente, colta, che ha frequentato l’università, sicura di sé ma molto onesta. La signorina Prim passa attraverso una sorta di conversione, influenzata da un legame sentimentale. Pur difendendo ardentemente il pensiero dominante della nostra società, prova una singolare attrazione per la vita degli abitanti di Saint-Irénée. La signorina Prim può essere considerata la metafora della possibilità della conversione di persone moderne di buona volontà?

Natalia Sanmartín – Sì, la si può considerare in questo modo. Direi che la signorina Prim è una prigioniera e un prodotto tipico del suo tempo. Non è atea e non è nemmeno scettica, perché non si può essere scettici al riguardo di quanto si ignora, il che è la grande tragedia di questo secolo per il cristianesimo. L’idea del libro è nata da una frase del Cardinal Newman che esprime molto bene il dolore per il paradiso perduto che è inscritto nei nostri cuori. La signorina Prim, come molte altre persone moderne non evangelizzate o mal evangelizzate (il che è a mio avviso ancora peggio) ha perso il suo cammino di ritorno in se stessa, ma ritiene che esistano un focolare a cui tornare e un mezzo per farlo. Come molte persone di oggi, cerca di soffocare questo sentimento di nostalgia e di perdita, ma non lo comprende molto bene. Non sa come identificare ciò che succede, ma percepisce che c’è qualcosa che non va; prova un’ansia che non si calma. E non si calma perché solo Dio può calmarla.

Paix liturgique – Il nome “Prudence” che Lei ha dato al Suo personaggio ha un significato aristotelico? Rappresenta per caso la vita virtuosa come terreno favorevole alla grazia?

Natalia Sanmartín – Sì, può darsi, anche se devo dire che Prudence Prime è una protagonista assai imprudente, soprattutto all’inizio del libro. Ma ho voluto anche scegliere un nome che potesse funzionare in varie lingue. Non sapevo che il libro sarebbe stato tradotto in tante lingue, ma non ne avevo escluso la possibilità.

Paix liturgique – Uno dei punti più importanti del Suo libro sembra il riservare uno sguardo critico all’insegnamento odierno. Insegnare a Saint-Irénée sembra implicare il dare la priorità allo studio della letteratura classica e all’insegnamento delle cose che le generazioni precedenti hanno appreso e che si sono dimenticate. Si tratta di un incoraggiamento discreto alla scolarizzazione domestica, o almeno alla scuola familiare e cattolica?

Natalia Sanmartín – Sono convinta del fatto che l’epopea e la poesia abbiano un dono particolare per trasmettere la fede, soprattutto ai più giovani, L’epopea classica, le saghe nordiche, i romanzi e le leggende medievali, ma anche la letteratura contemporanea che attinge a quelle fonti e ne riprende l’essenza – penso in particolare a Tolkien – hanno questo potere. Il bene, il bello e il vero, la figura dell’eroe e del sacrificio, le fatiche e le prove da superare per arrivare all’obiettivo, la fedeltà al re di cui si attende il ritorno, la lotta contro il male, le tentazioni che costellano il cammino, agiscono come echi dell’unica vera epopea che risuona ancor oggi nei nostri cuori. È un linguaggio straordinario che dev’essere appreso più a casa che a scuola. In questo senso, la scuola in casa, l’homeschooling [vedi - qui - qui, nel blog], mi sembra qualcosa di prezioso e quasi eroico. Ammiro profondamente quanti compiono questo passo.

Paix liturgique – La vita a Saint-Irénée corrisponde in qualche modo a quella della Sua infanzia e della Sua adolescenza, all’educazione che ha ricevuto dalla Sua famiglia?

Natalia Sanmartín – In un certo senso sì, ma solo come fonte d’ispirazione. Sono cresciuta in una casa la cui biblioteca era accessibile ai bambini, in un mondo in cui i libri non sono catalogati per fasce d’età – e anche qualora lo fossero stati non vi si sarebbe prestata troppa attenzione. Non ricordo di essere stata mai guidata alla lettura in modo specifico, salvo in certi casi di libri che per tradizione familiare passavano da una persona all’altra. Ma in generale io e i miei sei fratelli abbiamo letto tutto quel che ci siamo trovati tra le mani, tutto ciò che ci interessava, e abbiamo assimilato tutto quel che potevamo. Erano buoni libri, poesie, libri d’avventura, favole, una gran quantità di classici. Non ricordo nemmeno che nessuno mi abbia mai detto: “Lascia perdere quel libro, è troppo difficile”. Il massimo che poteva succedere è che mi annoiassi e smettessi di leggerlo. Mi sembra che oggi esista una certa tendenza a considerare i bambini persone di poco conto che devono leggere solo cose volgari. Ma i bambini non sono persone prive di importanza, i bambini sono bambini, il che è differente.

Paix liturgique – Possiamo chiederLe se la scoperta della messa “in latino” da parte della protagonista è autobiografica?

Natalia Sanmartín – Non nel modo in cui è descritta nel romanzo, ma sì, la messa tradizionale è un elemento tradizionale della mia fede, del mio pieno ritorno ad essa. Come molte altre persone, purtroppo a una certa età ho preso le distanze dalla pratica religiosa e quando sono tornata alla fede, quando ho letto i Vangeli per la prima volta, quando ho letto testi dei Padri della Chiesa e ho scoperto la bellezza dei Salmi, mi sono resa conto del fatto che la grandezza e la radicalità di quel che avevo “scoperto” non aveva nulla a che fare col culto a cui ero tornata. Non capivo perché, ma c’era sempre qualcosa che non tornava. Finché ho scoperto, quasi per caso, la messa tradizionale: in quel momento tutti i tasselli del mosaico si sono messi in ordine. Ricordo di essermi inginocchiata in silenzio, durante la mia prima messa, e di aver pensato: ecco qual è il punto centrale, è il sacrificio della messa, è il cielo sulla terra, come dicono gli orientali. La fede cristiana non è una fede banale, e pertanto non si può esprimere attraverso un culto banale. Si tratta del mistero, del sangue e del sacrificio; è qualcosa di sacro, di velato, di stupefacente.


Paix liturgique – L’influsso della messa tradizionale nella vita di Saint-Irénée, perlomeno nell’educazione dei bambini, è importante. Pensa che questo modo di celebrare – e di credere – possa aiutare la nostra società a recuperare la sua cultura?

Natalia Sanmartín – Non sono troppo ottimista per quanto riguarda il recupero o il ritorno di un alto livello di cultura in Occidente, perlomeno se ci riferiamo alla maggioranza e alle masse. Sì, è vero che la liturgia tradizionale attira molte persone che non conoscono la fede cristiana o ne sono lontane. E non sembra certo una contraddizione il fatto che l’epoca in cui esistono tanti conflitti sociali, tanta delinquenza, tanta divisione familiare, tanta violenza di ogni tipo e un’indifferenza sempre maggiore nei confronti della fede sia anche quella che ha sfregiato brutalmente la bellezza. Da questo punto di vista, la profondità e la ricchezza della messa tradizionale possono aiutare a stabilire legami con una cultura che ha sempre cercato di riflettere la bellezza in quanto attributo divino. Ma alla fine ciò non è la cosa più importante, poiché la messa non concerne tanto noi, quanto Dio. La messa tradizionale è il culto più utile e la forma di adorazione più profonda che si possa offrire a Dio. Ciò è obiettivo, è essenziale e ci incita a batterci per ottenerlo. E in questa lotta il problema non è una questione di numeri, di forza o di influenza. Sappiamo bene quel che Dio può realizzare attraverso la debolezza.


Paix liturgique – Ad ottobre Lei sarà a Roma per intervenire in occasione del 5º Incontro Summorum Pontificum.

Natalia Sanmartín – Sì, vi sarò presente e sarò molto felice di parteciparvi. Ho recentemente confermato la mia partecipazione e non vedo l’ora di incontrarvi lì.

[Traduzione di Antonio Marcantonio per Chiesa e post-concilio]

1 commento: