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lunedì 1 luglio 2019

Il passato turbolento del rom amico del Papa seconda puntata: arrestato in passato per per cocaina.


Seconda grottesca puntata dell'"amico" del S. Padre e da lui difeso (VEDERE MIL QUI per la prima tragica puntata).
Se la Notizia non sarà smentita ci aspetteremmo un pò più di prudenza.
Luigi

Il Giornale, 30/06/2019
«Non abbiamo precedenti penali». Nei giorni turbolenti dell'assegnazione della casa popolare a Casal Bruciato, Imer Omerovic ci teneva a precisarlo per zittire chi adombrava sospetti sul suo conto e lo accusava di essere privilegiato perché rom.
Presa per buona la sua versione e squalificate le preoccupazioni dei residenti, Omerovic è diventato una specie di totem della legalità. In tanti ci hanno messo la faccia per difenderlo. Eppure, sembra proprio che il nomade non abbia un passato così limpido. E che neppure sua moglie, Senada, sia al di sopra d'ogni sospetto. Da quanto risulta al Giornale, infatti, entrambi i genitori sono stati segnalati per inosservanza degli obblighi scolastici. In pratica non mandavano alcuni dei 12 figli a scuola. Il «curriculum» di Omerovic però non finisce qui. A suo carico risultano anche denunce per abbandono di minori e per inosservanza dell'obbligo di assistenza familiare. Dal canto suo, il capo famiglia, sentito ancora una volta dal Giornale, ripete sempre la stessa versione: «Da quando sono Italia non ho mai avuto guai con la legge». E i bimbi? «Li mando tutti a scuola». In realtà non sembra proprio uno stinco di padre né di santo, nonostante il Papa lo abbia ricevuto insieme a parte della sua famiglia nella Basilica di San Giovanni in Laterano per schierarsi dalla sua parte davanti agli attacchi xenofobi e razzisti della borgata che voleva cacciarlo. Ma le ombre sul passato di Omerovic sono ancora più cupe.

Risulta infatti anche un arresto in flagranza di reato perché trovato in possesso di cocaina. Insomma, è abbastanza evidente che il bosniaco non sia una persona che è stata lontana da contesti di illegalità. Senza considerare, come già scritto su queste pagine, che Imer Omerovic risulta intestatario di 27 vetture, alcune di lusso, e che l'ipotesi che svolga l'attività di prestanome è tra le più accreditate. Due di queste sono arrivate dopo l'assegnazione della casa popolare: una Fiat Stylo 1.9 Jtd e una Bmw serie 5 530 d.

Inoltre, lui sostiene di svolgere l'attività di compravendita di auto su internet, peccato che lo faccia con una ditta individuale fantasma con sede sociale in via Pontina 601 a Roma, lì dove sorgeva il campo nomadi di Tor de' Cenci, sgomberato nel 2012, e che non abbia mai presentato un bilancio in camera di commercio. Segno evidente di probabili attività in nero. Eppure, nonostante tutto questo, anche il sindaco di Roma Virginia Raggi si è precipitata a dargli manforte e a spiegare che quella casa spettava loro di diritto e che i sospetti adombrati dai residenti erano solo calunnie. Nessuno qui mette in dubbio la necessità e l'urgenza di dare un tetto a una famiglia con un così alto numero di minori affinché questi non crescano nel degrado e possano sperare in una vita migliore di quella dei propri genitori, ma ora qualche chiarimento andrà pur dato. E non solo a chi protestava.

Come ha ammesso la presidente del municipio IV di Roma, la grillina Roberta Della Casa, le norme sono poco stringenti e per avere un alloggio popolare servono solo l'Isee e la certificazione dello stato di famiglia. Ma oltre alle regole, il punto è un altro: è davvero possibile che nessuna istituzione a nessun livello si sia accorta delle anomalie sulla vita lavorativa e familiare di Imer Omerovic? Quanta fretta dei politici di scendere in campo quando scegliere i casi da far diventare un esempio è un atto che richiede cautela e attenzione ai dettagli per non scivolare su facili bucce di banana.