Una bella e accorata lettera che don Alfredo Morselli ha inviato al Blog di Aldo Maria Valli sul ruolo paterno del Papa
Luigi
13-6-19
Santo Padre, una nuova Professione di fede è stata redatta da alcuni cardinali e vescovi[1]; dopo i dubia dei cardinali, dopo le richieste di udienza dei medesimi, dopo tanti altri appelli e dopo il Manifesto della Fede del cardinale Müller, nuovamente alcuni vostri Figli e fratelli nell’episcopato si sentono in coscienza di ribadire le più elementari verità di fede, di cui oggi molti uomini di Chiesa pubblicamente dubitano.
Essi non fanno altro che mettere in pratica gli insegnamenti dell’Apostolo: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento” (2 Tm 4, 1-2). Presterà attenzione a quest’ultimo documento? I firmatari avranno un Suo cenno di risposta?
Ricordo una Sua meditazione, svolta a Santa Marta l’8 gennaio di quest’anno. In essa Lei insegnava: «Mi viene in mente una fotografia che è nell’Elemosineria: uno scatto spontaneo che ha fatto un bravo ragazzo romano e lo ha offerto all’Elemosineria. Notte — notte di inverno, si vedeva per il modo di vestire della gente, le pellicce — usciva da un ristorante gente tutta ben coperta con le pellicce. Soddisfatti — avevano mangiato, erano fra gli amici: è buono quello — e lì c’era una senzatetto, sul pavimento, che fa così, e il fotografo è stato capace di scattare nel momento nel quale la gente guarda da un’altra parte, perché gli sguardi non si incrocino lì».
In questa immagine, ha spiegato, c’è «la cultura dell’indifferenza» ed «è quello che hanno fatto gli apostoli» suggerendo a Gesù: «Congedali, che vadano per le campagne, al buio, con la fame, che si arrangino: è problema loro»; tanto «noi ne abbiamo: cinque pani e due pesci per noi»[2].
Anche ora siamo in inverno, in quell’inverno descritto da Paolo VI quando diceva di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio» e concludeva: «Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli»[3].
Anche oggi, in questo inverno, ci sono i senzatetto, senza il tetto del Vostro studio per quella paterna udienza — non concessa — richiesta dai cardinali dei dubia. Lei ha chiuso per essi Santa Marta più di quanto Salvini non abbia fatto con i porti. Con i cardinali Lei ha applicato il decreto sicurezza.
Non c’è solo la fame di quel senzatetto da Lei citato: i pastori, che continuamente La interpellano, rivelano la fame del popolo di Dio, fame di certezze dottrinali e di dissipazione dei dubbi.
Così scrivono i vescovi che hanno emesso l’ultima Professione: «La nostra epoca è caratterizzata da un’acuta fame spirituale dei fedeli cattolici di tutto il mondo, fame di una riaffermazione di quelle verità che sono offuscate, minate e negate da alcuni degli errori più pericolosi del mondo attuale. I fedeli che soffrono una tale fame spirituale si sentono abbandonati in una sorta di periferia esistenziale».
Nell’esempio citato Lei biasima l’atteggiamento di chi dice: «Vadano per le campagne, al buio, con la fame, che si arrangino: è problema loro». Santità, non dica «che si arrangino: è problema loro». Lei pure biasima l’atteggiamento di chi dice «tanto noi ne abbiamo: cinque pani e due pesci per noi».
Santità, La supplico, non si comporti con i buoni pastori come quella gente che «guarda da un’altra parte, perché gli sguardi non si incrocino». Non è forse questo il comportamento tristemente constatato da Paolo VI quando denunciò: «Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli»?
«Oculi omnium in Te sperant Domine, et Tu das escam illorum in tempore opportuno!» (Sal 144,15)
Don Alfredo Morselli
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[1] “La Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3, 15) Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa nel nostro tempo, 31 maggio 2019, siglata da: Cardinale Raymond Leo Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; Cardinale Janis Pujats, Arcivescovo emerito di Riga; Tomash Peta, Arcivescovo dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana; Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda; Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana. Ho potuto consultare la traduzione in italiana sul sito di Corrispondenza Romana.
[2] Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, No alla cultura dell’indifferenza, martedì, 8 gennaio 2019.
[3] Omelia 9-6-1972.