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martedì 19 marzo 2019

Gary Cooper e John Wayne, quando le star vincono davvero (dicendo sì a Cristo)

Per i nostri lettori cinefili.
Luigi

Il Timone, 23-2-19, Ermes Dovico

Sono tra le più grandi star della storia del cinema e in una classifica pubblicata nel 1999 dall’American Film Institute figurano uno all’11° e l’altro al 13° posto tra gli attori maschili: parliamo dello statunitense Gary Cooper (1901-1961) e del connazionale John Wayne (1907-1979), due icone del western ma capaci di spaziare in diversi altri generi cinematografici. Famosissimi per le loro interpretazioni davanti alla cinepresa, sono invece molto meno note le rispettive storie di successo che vanno oltre gli applausi del mondo e hanno un nome dal gusto eterno: conversione.

GARY COOPER, DALLA PROPRIA VOLONTA’ A QUELLA DI DIO

Partiamo da Gary (Frank James alla nascita) Cooper, nato nel Montana da genitori britannici e divenuto attore quasi per caso, «per sbarcare il lunario, dopo aver fallito come disegnatore e caricaturista politico», come raccontò alla giornalista Hedda Hopper. Il 15 dicembre 1933 sposò la cattolica Veronica Balfe, attrice appassionata di sport e chiamata dagli amici “Rocky”, che quattro anni più tardi partorì l’unica figlia, Maria. Gary tradì la moglie più volte avendo flirt con alcune delle più belle dive di Hollywood, fino a perdere la testa nel 1948 – sul set del film La fonte meravigliosa – per Patricia Neal, di 25 anni più giovane di lui: la relazione adulterina si spinse al punto che nel ’51 Cooper lasciò la famiglia con l’intenzione di divorziare da Veronica e accasarsi con l’amante, ma qualche tempo dopo tornò sui suoi passi comprendendo il vuoto della sua vita.

Intanto, già nel ’50, era iniziato un lento, tortuoso ma comunque importante percorso di avvicinamento alla fede. Tre anni più tardi lui e la moglie, all’epoca ancora separati, incontrarono in udienza Pio XII, davanti al quale fece una gaffe (ricordata sull’Osservatore Romano): nell’atto di inginocchiarsi gli caddero le immaginette, le medaglie e i rosari che aveva portato con sé per farli benedire dal Santo Padre. Al di là di quel fugace imbarazzo l’incontro con papa Pacelli lo colpì molto, ma prima del superamento definitivo dei suoi mali (cadde in altri tradimenti) dovette succedere un altro fatto decisivo. Un giorno, di ritorno dalla Messa, la moglie e la figlia presero a parlare di padre Harold Ford, della sua erudizione e simpatia. Gary ne rimase intrigato: «Mi piacerebbe ascoltarlo un giorno». «Bene, vieni con noi», gli rispose Veronica. In breve Gary conobbe padre Harold, il «don Tipo Tosto» come l’aveva ribattezzato e con il quale condivideva tanti interessi. E iniziò ad andare a Messa ogni domenica.

In questo periodo lo aiutò tra l’altro a meditare uno dei Pensieri di Blaise Pascal, il 553, riferito a Gesù: «Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato». Il 9 aprile 1959, Cooper ricevette infine il Battesimo nella Chiesa cattolica. Rispondendo nello stesso anno a Barry Norman che gli chiedeva il perché avesse compiuto quel passo, l’attore, dopo aver ricordato gli anni spesi a fare quasi esclusivamente la sua propria volontà, gli disse: «Lo scorso inverno ho iniziato a soffermarmi un po’ di più su ciò che avevo in mente da tanto tempo [e ho pensato]: Coop, vecchio mio, devi qualcosa a Qualcuno per tutta la tua buona sorte». Pochi mesi più tardi Cooper scopre di avere un tumore alla prostata. Urla contro quel Dio crocifisso a cui aveva da poco detto sì? Niente affatto. La malattia progredisce, il cancro va in metastasi, ma lui è sereno. «Ciò che l’ha aiutato di più è la sua fede», dirà la moglie. «Lui non ha mai chiesto: Perché io? E mai si è lamentato». Ricevette allora molti messaggi, tra cui quelli di John Wayne e san Giovanni XXIII. «Io so che quello che sta succedendo è volontà di Dio. Non ho paura del futuro», dirà pochi giorni prima della morte. Che arriverà il 13 maggio 1961, festa della Madonna di Fatima.

JOHN WAYNE, SCOPRIRE DIO GRAZIE ALLA FEDELTA’ DELLA MOGLIE

Anche John Wayne, al secolo Marion Robert Morrison, ebbe diverse amanti e addirittura, prima della conversione, divorziò due volte e altrettante volte si ‘risposò’ civilmente. Cresciuto in una famiglia di confessione presbiteriana, il 24 giugno 1933 sposò un’ispano-americana e cattolica devota: Josephine Alicia Saenz. Da lei avrà quattro dei suoi sette figli e a lei deve un pezzo di Paradiso. Anche dopo il divorzio voluto e ottenuto dall’attore (1945), Josephine manterrà fede al sacramento (si risposerà a 17 anni dalla morte di Wayne, già anziana) e pregherà incessantemente per la salvezza eterna del marito, consapevole di essere stata trasformata realmente in «una carne sola» con lui.

Come ha spiegato uno dei 21 nipoti della stella del western, padre Matthew Muñoz, in un’intervista alla Cna: «Mia nonna Josephine ha avuto un’influenza meravigliosa sulla sua vita e gli ha fatto conoscere il mondo cattolico», coinvolgendolo in vari eventi della Chiesa e raccolte benefiche. Anche per John Wayne il cammino di conversione è stato lunghissimo – ostacolato da una vita non certo esemplare tra adesione alla massoneria, peccati carnali, eccessi nell’alcol e nel fumo (contrarrà un tumore ai polmoni già nel ’64) – ma il salutare influsso esercitato dalla moglie darà alla lunga i suoi frutti facendogli scoprire la bellezza del cattolicesimo.

Un anno prima di morire, già malato di tumore allo stomaco, ricevette il Battesimo dalle mani dell’arcivescovo di Panama, Marcos McGrath. All’atto del sacramento erano presenti la mamma e lo zio di padre Muñoz, che racconta pure come il nonno si rammaricasse di non essere divenuto cattolico già prima: «Questo fu uno dei sentimenti che espresse prima di morire», lamentando «una vita indaffarata». Il nipote sacerdote ricorda anche i pensieri scritti a mano da Wayne e rivolti al Creatore: «Ha scritto belle lettere d’amore a Dio, ed esse erano preghiere. Erano scritte alla maniera di un bambino e molto semplici ma allo stesso tempo anche molto profonde». Come coloro che tornano bambini per entrare nel Regno dei Cieli.

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