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sabato 2 febbraio 2019

La Liturgia della festa del 2 febbraio: l’incontro del caos e della luce ( J.Ratzinger - Benedetto XVI )

Ecco il mistero del quarantesimo giorno, che chiude la serie dei giorni del Tempo di Natale con la festa della Purificazione della santissima Vergine. 
La Chiesa Greca e la Chiesa di Milano pongono la festa nel numero delle solennità di Nostro Signore; la Chiesa Romana l’annovera tra le feste della santa Vergine. 
Senza dubbio il Bambino Gesù viene offerto oggi nel Tempio e riscattato, ma è in occasione della Purificazione di Maria, di cui quell’offerta e quel riscatto sono come la conseguenza. 
I più antichi Martirologi e Calendari dell’Occidente presentano la festa sotto il nome che ancora oggi conserva, e la gloria del Figlio, lungi dall’essere oscurata dagli onori che la Chiesa rende alla Madre, ne riceve un nuovo aumento, poiché egli solo è il principio di tutte le grandezze che noi celebriamo in essa. 
Piena di gaudio, rischiarata dalla moltitudine delle fiaccole e trasportata come Simeone dal moto dello Spirito Santo, la santa Chiesa si mette in cammino per andare incontro all’Emmanuele. 
È questo incontro che la Chiesa Greca, nella sua Liturgia, designa con il nome di Ipapante e della quale ha fatto l’attributo della festa di oggi. Lo scopo è di imitare la processione del Tempio di Gerusalemme...
Terminata la Processione, il Celebrante e i ministri depongono i paramenti viola, e indossano quelli bianchi per la Messa solenne della Purificazione della Vergine. 
... (Nota Liturgica de I Tre Sentieri QUI
AC
L’incontro del caos e della luce 
( J.Ratzinger - Benedetto XVI ) 

Nella quotidianità cittadina non ci si accorge quasi più che il 2 febbraio si celebra un’antichissima festa, comune alle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente , che una volta aveva da noi una grande importanza nell’anno contadino: la Candelora. 
E’ una festa in cui sono confluite diverse correnti storiche, cosicché risplende di vari colori. L’occasione immediata è il ricordo del fatto che Maria e Giuseppe, il quarantesimo giorno
dopo la sua nascita, portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per presentare il sacrificio di purificazione prescritto. 
Della scena descritta da Luca, la liturgia ha sottolineato soprattutto un aspetto: l’incontro tra Gesù Bambino e il vecchio Simeone; perciò nel mondo greco la festa ha ricevuto il nome di hypapanti, incontro. 
In questo stare insieme del bambino con l’anziano, la Chiesa vede raffigurato l’incontro tra il mondo pagano che va scomparendo e il nuovo inizio in Cristo, tra il tempo dell’Antica Alleanza che sta per finire e il tempo nuovo della Chiesa dei popoli. 
Ciò che qui è espresso è più dell’eterno ciclo di morte e nascita: è più del fatto consolante che al declino di una generazione ne segue sempre un’altra, con nuove idee e speranze. 
Se così fosse, questo bambino non rappresenterebbe nessuna speranza per Simeone, ma solo per se stesso. 
Invece è di più: è speranza per tutti, perché è una speranza al di là della morte. Così tocchiamo il secondo significato fondamentale che la liturgia attribuisce a questo giorno. Essa si riallaccia alle parole di Simeone, che chiama il bambino “luce per illuminare le genti”. 
Sulla base di queste parole si celebra il giorno liturgico come una festa delle luci. 
La luce calda delle candele vuol essere l’espressione evidente della luce più grande che si sprigiona in tutti i tempi dalla figura di Gesù. 
A Roma la processione delle luci ha sostituito un corteo rumoroso e scatenato, il cosiddetto “amburbale”, che dalla paganità si era conservato a lungo nell’era cristiana. 
Il corteo pagano esprimeva elementi magici: doveva servire per purificare la città e difenderla dalle potenze cattive. 
In ricordo di ciò, la processione cristiana si teneva dapprima in vesti nere e poi – fino alla riforma liturgica del Concilio – viola
Così nella processione compariva ancora una volta il simbolismo dell’incontro. 
Il grido selvaggio del mondo pagano che chiede purificazione, liberazione, superamento delle potenze oscure si incontra con la “luce per illuminare le genti”, la luce tenue e umile di Gesù Cristo. 
Il tempo che “sta per finire”, ma che è sempre presente, di un mondo caotico, schiavizzato e schiavizzante, s’ incontra con la forza purificatrice del messaggio cristiano. 
Questo mi ricorda una frase del drammaturgo Eugene Ionesco, il quale, come esponente del teatro dell’assurdo, aveva levato con chiarezza il grido di un mondo assurdo e, al tempo stesso, aveva compreso sempre più che questo grido è un’invocazione a Dio. “La storia – aveva affermato, è rovina, è caos, se non è rivolta al soprannaturale”. 
La processione delle luci, con le vesti scure, l’incontro simbolico che vi si verifica del caos e della luce, dovrebbe ricordarci questa verità e darci il coraggio, nello sforzo di migliorare il mondo, di non considerare il soprannaturale come una perdita di tempo,ma come l’unica via che può dare un senso al caos. 

da "Le cose di lassù" © Copyright 1986-2008 - Libreria Editrice Vaticana

Fonte: Traditio Catholica QUI

Foto 1: New Liturgical Movement QUI 
Foto 2: La Presentazione al tempio di Ambrogio da Fossano (detto il Bergognone); Lodi, Tempio civico dell'Incoronata