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Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Cristina Cabrejss, pubblicato il 23 dicembre sul sito dell’ Agencia EFE , in cui si rip...

mercoledì 20 febbraio 2019

Abbiamo bisogno di un vertice di Verità: e stiamo iniziando molto male!

Ho "rubato" una parte del titolo a Costanza Miriano. 
Cito la Miriano: "Una cosa grossa però è successa, secondo me, già ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede. E non una cosa bella. Un Cardinale della Chiesa cattolica ha usato un termine della propaganda lgbt, e lo ha fatto affermando una cosa che non è vera, secondo il Catechismo. Cupich, cardinale di Chicago, rispondendo alla domanda di Diane Montagna ha detto che l’omosessualità non è tra le cause degli abusi, e a supporto ha portato uno studio di una Commissione Australiana (c’è uno studio a supporto praticamente di qualsiasi tesi), Ha detto che è tutta una questione di “opportunità, occasioni, mancanza di formazione” (occasioni!!!): ma è evidente che non è così, che dalle occasioni nascono situazioni di abuso solo se c’è un problema precedente. Ha poi detto che dagli anni ’60 a oggi c’è stato un drastico calo di casi segnalati, “solo” sei nell’ultimo anno, ed ha attribuito questo a una maggiore selezione all’ingresso del seminario. Sandro Magister ha dunque chiesto se per selezione si intendesse l’esclusione di candidati omosessuali (come raccomandato dal Papa), e Cupich ha detto testualmente che lo screening è importante “non per la questione dell’omosessualità ma per capire se uno ha un atteggiamento verso la sessualità non in linea con la Chiesa, perché gli abusi non hanno a che fare con un particolare orientamento sessuale”. Il Cardinale dunque ha usato la terminologia della propaganda lgbt, e non lo ha fatto in modo critico, ma accogliendola in pieno."

Se questi sono i cardinali che il S. Padre mette a capo del Vertice dei prossimi giorni sulla protezione dei minori (e i "maggiori" adolescenti chi sono?), Dio ce ne scampi e liberi.

Poi Magister ci informa del sostanziale esautoramento del card. O'Malley (che era fino a ieri il gestore della Commissione sugli abusi del clero) in questo vertice.

Poi vediamo - per fortuna, ma drammaticamente - delle fortissime dichiarazioni di grande preoccupazione da parte dei Cardinali Brandmuller, Burke, Napier, Müller e degli Arcivescovi Chaput e Viganò e altri. 

Infine gli ultimi documenti e dichiarazioni del S. Padre che non usano MAI le paroline magiche "omosessualità\pederastia".

Possiamo, come semplici fedeli, essere preoccupati e pensare che si rischia di finire come nel  Gattopardo («Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»)?

Alleghiamo gli articoli di Costanza Miriano, di Magister e l'appello Brandmuller\Burke sperando ardentemente di essere smentiti.
Luigi


Anche il summit sugli abusi crea seri “dubia”. La lettera aperta di due cardinali

Settimo Cielo, 19-2-19

Ancora fino a un mese fa la doppia finalità del summit che dal 21 al 24 febbraio riunirà attorno al papa i capofila della gerarchia cattolica mondiale era “la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili”, come scritto anche nella “lettera al popolo di Dio” diffusa da Francesco il 20 agosto.

Ne è prova “L’Osservatore Romano” dell’11 gennaio, che in un fondo di prima pagina di Andrea Tornielli, direttore editoriale di tutti i media vaticani e portavoce del papa, dava evidenza a quella doppia finalità persino nel titolo:


Poi però gli “adulti vulnerabili” sono spariti dall’agenda ufficiale del summit. E con loro è sparita la questione degli abusi omosessuali su giovani e giovanissimi, nonostante costituiscano statisticamente la gran parte degli abusi commessi dal clero.

Nell’affollatissima conferenza stampa del 18 febbraio di presentazione del summit (vedi foto), il cardinale Blase Cupich, numero uno della commissione organizzativa, ha tenuto anzi a negare che la pratica omosessuale sia causa di abusi, pur dopo aver detto che la riduzione di tali misfatti negli ultimi anni negli Stati Uniti è stata anche frutto di uno “screening” degli aspiranti al sacerdozio, con esclusione di quelli “a rischio”.

Sta di fatto che non solo la questione dell’omosessualità tra il clero, ma anche la stessa parola “omosessualità” è stata messa al bando, nella pur abbondante mole informativa sul summit offerta ai media di tutto il mondo:


La rimozione della questione dell’omosessualità dall’agenda del summit è chiaramente frutto di una decisione di papa Francesco, il quale non ha mai fatto mistero d’essere arciconvinto che non si tratti tanto di abusi di sesso ma di potere, non di singoli ma di casta, la casta clericale.

Ma che tutto sia da ridurre al “clericalismo”, molti nella Chiesa dubitano.

Non è la prima volta che Francesco fa sorgere dei “dubia” nella dottrina, nella morale e nella prassi. Restano memorabili quelli denunciati da quattro cardinali dopo la pubblicazione di “Amoris laetitia”, ai quali il papa non ha mai dato risposta.

E oggi di nuovo due di quei cardinali, i soli ancora in vita, il tedesco Walter Brandmüller e lo statunitense Raymond Leo Burke, si sono sentiti in dovere di uscire allo scoperto, con la lettera aperta pubblicata qui di seguito, rivolta ai vescovi che prenderanno parte al summit su “la protezione dei minori”.

Il loro è un accorato appello a non tacere su quell’altra “piaga dell’agenda omosessuale” che pervade la Chiesa e che a loro giudizio è abbandono della “verità del Vangelo” e quindi anch’essa all’origine dell’odierna crisi di fede.

Nel summit dei prossimi giorni si vedrà quanto troverà ascolto questo loro appello.
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LETTERA APERTA AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI

Cari Confratelli, Presidenti delle Conferenze Episcopali,

Ci rivolgiamo a Voi con profonda afflizione!

Il mondo cattolico è disorientato e si pone una domanda angosciante: dove sta andando la Chiesa?

Di fronte alla deriva in atto, sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta. La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione.

Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa.

Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche Voi in occasione della riunione convocata in Vaticano il prossimo 21 febbraio?

Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui “dubia” che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Oggi quei “dubia” non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, Vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa.

Preghiamo lo Spirito Santo perché assista la Chiesa e illumini i pastori che la guidano. Un atto risolutore ora è urgente e necessario. Confidiamo nel Signore che ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

Walter Card. Brandmüller
Raymond Leo Card. Burke
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Oltre che in italiano, inglese, spagnolo e francese, la lettera è disponibile in tedesco e in portoghese:


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Appelli analoghi a quello della lettera dei cardinali Brandmüller e Burke sono stati pubblicati, nell’immanenza del summit vaticano del 21-24 febbraio, anche dai cardinali Gerhard Müller e Wilfried Napier, dagli arcivescovi Charles Chaput e Carlo Maria Viganò e da altri esponenti cattolici di rilievo in un Symposium on line promosso dal National Catholic Register:


L’intervento di Viganò è in rete anche in italiano.
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Tra gli organizzatori del summit nominati dal papa stupisce l’esclusione di uno dei suoi ideatori: il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della pontificia commissione per la tutela dei minori istituita da Francesco nel 2013.

Tra i partecipanti al summit, O’Malley figura soltanto in quanto membro del consiglio dei cardinali che assistono il papa nel governo della Chiesa universale.

Il gelo tra il cardinale e Francesco è oggetto di un informato articolo di Francis X. Rocca su “The Wall Street Journal” del 14 febbraio.


Abbiamo bisogno di un vertice di Verità


Comincia fra due giorni il Vertice per la protezione dei minori: dal 21 al 24 il Papa, i vertici delle conferenze episcopali e dei dicasteri interessati ascolteranno le testimonianze di alcuni sopravvissuti agli abusi ed elaboreranno le linee di comportamento da adottare per far fronte a questo dramma. Il Papa vuole la massima trasparenza, è il punto su cui più si è insistito ieri alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, davanti alla folla delle grandi occasioni (la stampa si interessa della Chiesa quasi solo quando può rimestare nel torbido), e vuole fare le cose molto sul serio, come mostra anche il provvedimento da lui preso con sentenza inappellabile su McCarrick (anche se, lo ricordiamo, il suo non è un caso di pedofilia ma di abuso di giovani uomini a tutti gli effetti, sebbene in alcuni casi non avessero compiuto 18 anni).
Francesco ha anche detto di non aspettarsi troppo da questo vertice. Immagino che intenda che per cambiare certe cose ci vuole tempo, non si fa con uno schiocco di dita, le cose complesse come l’affettività e la sessualità ferite si possono arginare, ma per cambiare in profondità bisogna innescare processi, per usare un’espressione di moda,

Una cosa grossa però è successa, secondo me, già ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede. E non una cosa bella. Un Cardinale della Chiesa cattolica ha usato un termine della propaganda lgbt, e lo ha fatto affermando una cosa che non è vera, secondo il Catechismo. Cupich, cardinale di Chicago, rispondendo alla domanda di Diane Montagna ha detto che l’omosessualità non è tra le cause degli abusi, e a supporto ha portato uno studio di una Commissione Australiana (c’è uno studio a supporto praticamente di qualsiasi tesi), Ha detto che è tutta una questione di “opportunità, occasioni, mancanza di formazione” (occasioni!!!): ma è evidente che non è così, che dalle occasioni nascono situazioni di abuso solo se c’è un problema precedente. Ha poi detto che dagli anni ’60 a oggi c’è stato un drastico calo di casi segnalati, “solo” sei nell’ultimo anno, ed ha attribuito questo a una maggiore selezione all’ingresso del seminario. Sandro Magister ha dunque chiesto se per selezione si intendesse l’esclusione di candidati omosessuali (come raccomandato dal Papa), e Cupich ha detto testualmente che lo screening è importante “non per la questione dell’omosessualità ma per capire se uno ha un atteggiamento verso la sessualità non in linea con la Chiesa, perché gli abusi non hanno a che fare con un particolare orientamento sessuale”. Il Cardinale dunque ha usato la terminologia della propaganda lgbt, e non lo ha fatto in modo critico, ma accogliendola in pieno.

Prima di tutto non si può negare che gli abusi di cui stiamo parlando abbiano anche una relazione con l’omosessualità: l’87% delle vittime sono maschi.. Fino a che non si mette a tema questa cosa, dubito che si possa trovare una soluzione, visto che il primo passo per risolvere un problema è sempre riconoscerlo, guardare i dati della realtà. C’è anche il problema del clericalismo, sicuramente, cioè della difficoltà che possono avere le vittime a denunciare persone che coprono un ruolo di autorità spirituale, quindi che mettono il minore in stato di soggezione, ma questo problema della sudditanza c’è sempre nel caso di un abuso su un minore, anche quando avviene in famiglia, o nel giro delle relazioni importanti per un bambino. Quasi sempre chi avvicina un bambino per abusarne lo fa approfittando del suo ascendente, e mettendolo in uno stato di sudditanza. E quasi sempre il bambino non denuncia. Ma il problema di primo grado non è la sudditanza, bensì l’abuso.

La cosa ancora più grave è che un Cardinale parli di “particolare orientamento sessuale”, come se ce ne fossero molti possibili, e come se la Chiesa non esercitasse un giudizio chiarissimo su questo. Per la Chiesa si nasce maschio o femmina, e non ci sono “particolari orientamenti”, come se fosse un termine neutro. Per la Chiesa c’è un’identità sessuale, e poi ci sono persone che “provano tendenze omosessuali profondamente radicate che sono chiamate alla castità”, altrimenti sono in un “oggettivo disordine”, anche se non vanno ingiustamente discriminati.

La Chiesa dunque giudica con estrema chiarezza: c’è un’attrazione ordinata, e una disordinata. Se una cosa è disordinata, per sua natura, non rispetta l’ordine delle cose, le regole. Non è vero che questo sia ininfluente. Un disordine non è un ordine.

Se la Chiesa non mette a tema questo problema – sì, è un problema, non è una cosa indifferente – se si fa intimorire dalla mentalità del mondo, se si fa condizionare dai padre Martin (molti, moltissimi) che usano in modo ambiguo il tema dei ponti e dell’accoglienza, se non rivela il lato oscuro dell’arcobaleno, se non grida dai tetti che quelli che ci raccontano di una sessualità gaia, gioiosa, naturale, omettono di parlare della loro profonda sofferenza (Mario Mieli docet), non solo non risolverà il problema degli abusi, ma smetterà di essere madre di queste persone che hanno bisogno di verità nell’accoglienza. Hanno un bisogno disperato di verità. Fino a qualche anno fa la Chiesa era rimasta l’unica speranza per le persone omosessuali. Adesso che si piega, così poco virilmente, così poco coraggiosamente, agli imperativi della mentalità comune, per paura di essere impopolare, ha tolto la sua maternità alle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, smettendo di chiamare le cose con il loro vero nome.

Siate virili, vescovi e cardinali, fregatevene di quanto berceranno contro di voi i giornali, dite la Verità, non abbiate paura: credete di conquistare consenso, invece le lobby gay vogliono solo che voi diciate che l’omosessualità è una variante normale della sessualità umana, non sono davvero interessate a Cristo, alla Verità, a voi. Non lasciatevi usare e non permettete che usino la Chiesa, che voi servite e che non vi appartiene. Soprattutto, non togliete a chi soffre l’unica via verso la felicità: siamo felici non quando qualcuno ci dice che andiamo bene così come siamo, quando assecondiamo l’uomo carnale e obbediamo al nostro io, siamo felici quando obbediamo allo Spirito che abita in noi, e che ci annuncia la Verità. Se questo vi costerà una perdita di consenso, ammesso che ne abbiate ancora, meglio così (mi pare che il Vangelo sia di questo avviso).