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venerdì 2 novembre 2018

Un Requiem come ai tempi di Mozart: con Messa in terzo.

Immagine d'archivio



Wolfgang Amadeus Mozart ricevette, nel 1791, un misterioso incarico: un uomo coperto da una lugubre maschera di carnevale ed avvolto da un ampio mantello nero, si presentò alla sua porta commissionandogli la composizione di una Messa da Requiem. Offriva monete sonanti.


Il musicista, povero e malato, accettò e si mise alacremente all'opera, in cui consumò le sue residue forze. Aveva solo 35 anni, ma col progredire della malattia si convinse che l'uomo misterioso, del quale non gli fu mai possibile scoprire l'identità (ancora oggi disputata; sembra però da escludere l'ipotesi, rilanciata dal film Amadeus, che si trattasse del musicista rivale Salieri), fosse un emissario celeste venuto a ingiungergli di scrivere la Messa per il suo proprio funerale.


E il grande Mozart effettivamente morì, prima ancora di aver completato l'opera; e le parti già scritte furono eseguite, se non al suo funerale, alla sua Messa di Settima.


Si può ben comprendere quindi l'intensità emotiva infusa in una composizione funebre scritta per se stesso, nella percepita imminenza della morte. Eppure, il Requiem di Mozart, tutt'altro che cupo, è un grande canto di speranza ultraterrena; perfino leggero, in alcuni passaggi.


Ancora oggi il capolavoro è sovente rappresentato, ma in forma concertistica e quindi, inevitabilmente, monca: Mozart mai avrebbe pensato ad un simile utilizzo, perché il Requiem nasce come musica di chiesa, per accompagnare la Messa funebre. I suoi testi sono quelli, in latino, della liturgia romana tradizionale, a partire dal celebre Dies irae, la sequenza che prefigura il giorno grandioso del Giudizio e che si cantava ad ogni Messa da morto, fino al Concilio Vaticano II.


Ebbene, a Sanremo, nell'ambito delle celebrazioni per il Centenario della Vittoria e della fine del primo conflitto mondiale, sarà nuovamente possibile riportare il Requiem di Mozart nel suo giusto contesto, ossia in una Santa Messa in commemorazione dei Caduti della Grande Guerra (e quanti giovani soldati perirono! Più del doppio della seconda guerra mondiale).


La Messa si terrà in forma solenne nella Chiesa di Santo Stefano (ex Gesuiti) in piazza Cassini, alle ore 16.30 di sabato 3 novembre, celebrata dal Cappellano militare con diacono e suddiacono, secondo il rito romano antico in latino, riportato in onore da Papa Benedetto XVI. Ossia esattamente nella stessa forma in cui la conobbero tanto Mozart, quanto le centinaia di migliaia di soldati della Grande Guerra, che chissà quante volte vi assistettero, magari per il funerale di un commilitone.


E' sicuramente il modo più solenne e più giusto di onorare i soldati morti per la Patria: commemorarli con il rito che fu loro familiare in vita; e se pur la S. Messa sarà accompagnata dalla musica celestiale di un austriaco (all'epoca un nemico), questo non potrà che ribadire come, di fronte al mistero della morte, siamo tutti uguali e fratelli.

 Enrico

4 commenti:

  1. Carissimi , avremo noi che abbiamo superato gli anta e ci troviamo in centro Italia la speranza di seguirla su youtube ?

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    1. Congratulazioni per la bellissima iniziativa !!!

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  2. Bellissime immagini, questa e quelle del popolo Summorum Ponficum a Roma. Duole che facciano "sbroccare" molti... Ih! Ih!

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La Redazione