Un'interessante analisi di Magister.
Da leggere con attenzione anche una risposta al Documento Finale Pre Sinodo (QUI)
Sul tentativo di cambio di paradigma si legga, sempre Settimo Cielo QUI.
L
Settimo Cielo, 12 luglio 2018
Il 3 ottobre, data d'inizio del prossimo sinodo dei vescovi, è sempre più vicino. Ma ancora alla metà di luglio il documento che dovrebbe fare da "instrumentum laboris" dell'assise è praticamente semiclandestino. È stato presentato alla stampa il 19 giugno, ma nel sito ufficiale vatican.va è tuttora accessibile solo in lingua italiana.
Chi l'ha letto, in ogni caso, non ne è stato conquistato. Così come non risulta che abbiano prodotto qualcosa di memorabile le precedenti tappe di avvicinamento al sinodo. Il tema in esame non è dei più facili: "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale". Ma il lavoro preparatorio è per lo più consistito in una disordinata somma di "ascolti", o tramite questionari o tramite convocazioni di giovani variamente assortiti, come i 300 convenuti a Roma lo scorso marzo, più i 15 mila con loro collegati via web in tutto il mondo.
"Ascolti" trattati con modelli sociologici di bassa qualità, per registrare "domande" e "disagi" già ampiamente risaputi. Quando invece, ad esempio, per mettere a fuoco lo stacco che divide un po' in tutto il mondo le generazioni più giovani da quelle più adulte nel vissuto religioso, con un netto calo di religiosità tra i giovani, basterebbe semplicemente dare un'occhiata a questa recente inchiesta del Pew Research Center di Washington:
La modestia del lavoro preparatorio è soprattutto evidente nella pochezza delle indicazioni
propositive. Come dal Concilio Vaticano II si attendeva una parola originale detta dalla Chiesa al mondo, così dal prossimo sinodo si aspetta una parola forte detta dalla Chiesa alle giovani generazioni. Una parola che non sia quella che il "mondo" è già capace di dire, ma che abbia in sé l'impronta unica del "Verbum", del "Logos" fatto uomo in Gesù.
propositive. Come dal Concilio Vaticano II si attendeva una parola originale detta dalla Chiesa al mondo, così dal prossimo sinodo si aspetta una parola forte detta dalla Chiesa alle giovani generazioni. Una parola che non sia quella che il "mondo" è già capace di dire, ma che abbia in sé l'impronta unica del "Verbum", del "Logos" fatto uomo in Gesù.
Se questa è la posta del prossimo sinodo, allora l'articolo d'apertura dell'ultimo numero della "Civiltà Cattolica" vale da solo più di tutta l'inutile mole dei testi preparatori fin qui prodotti:
Ne è autore il biblista Vincenzo Anselmo, 39 anni, gesuita, che si occupa a Napoli anche della formazione dei futuri sacerdoti diocesani dell'Italia meridionale. In questo suo articolo, egli assume come modello per la Chiesa – riguardo alle giovani generazioni – l'agire di Dio con Davide e Salomone, entrambi chiamati quando erano in giovanissima età per compiti impensabili a una valutazione umana, eppure decisivi nella storia della salvezza.
Sia Davide che Salomone sono valorizzati da Dio anche per i loro talenti – abilità, coraggio, saggezza –, poco riconosciuti se non irrisi, invece, inizialmente dagli uomini del loro tempo, e più ancora per la determinazione di Davide nel trasmettere al figlio Salomone la legge e le promesse divine, alle quali mantenersi sempre fedeli nell'ascolto e nell'obbedienza.
E non si mostra indulgente Dio, quando Salomone sacrifica sulle alture, cedendo a quell'idolatria che era il tentatore "spirito del tempo". Anzi, proprio lì gli appare e risveglia in lui il desiderio di "un cuore che ascolta" la parola divina prima e più di ogni altra parola umana, secondo quella che diventerà fino ai giorni nostri la preghiera quotidiana del credente israelita: "Shema' Israel", "Ascolta, Israele!".
Dopo aver richiamato anche la vicenda del profeta Geremia, atterrito per la missione a cui Dio lo chiama quando ancora "io non so parlare, perché sono un ragazzo", padre Anselmo conclude così il suo articolo: "Nella storia della salvezza, il Signore si fida dei giovani e affida proprio ad alcuni di loro le sorti del suo popolo".
C'è da sperare che in sinodo i vescovi cestinino la banale sociologia dei testi preparatori e assumano seriamente questa lezione delle Sacre Scritture.
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A margine di questa nota, va segnalato che anche tra i giovani convocati a Roma per la riunione presinodale del 19-24 marzo 2018 sono affiorate contestazioni al documento che la segreteria del sinodo ha ricavato dalla riunione.
In particolare, un folto gruppo di giovani tra i 16 e i 29 anni, provenienti da Stati Uniti d’America, Pakistan, Hong Kong, Polonia, Irlanda, Inghilterra e altri paesi ancora, hanno inoltrato a papa Francesco un loro argomentato documento alternativo in lingua inglese, presentato e pubblicato integralmente il 21 maggio su LifeSite News:
In esso si legge tra l'altro:
"Noi desideriamo che la Chiesa sia popolare, perché tutti conoscano l’amore di Cristo. Tuttavia, se dobbiamo scegliere tra popolarità e autenticità, scegliamo l’autenticità".
E ancora:
"Noi non desideriamo alcun annacquamento o alterazione degli insegnamenti della Chiesa. Rifiutiamo completamente l’idea che la Chiesa debba cambiare la sua dottrina per soddisfare le esigenze del mondo".
Del documento, è ora disponibile una traduzione integrale in lingua italiana:
Manovrate pure, tanto il Signore renderà vane le vostre manovre.
RispondiEliminaAttento: non sei tu “il Signore”. Che non siano vane le tue...becero sepolcro imbiancato degno dei farisei dei primi tempi!!!
RispondiEliminaQuesti ggiovani tirati sempre per la giacca ora di qui e ora di là....
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