A conclusione del seguitissimo post di ieri (QUI) avevamo espresso l' augurio assieme alla constatazione che "Siena è e sarà sempre maestra e vessillifera" di civiltà, di religiosità e di vera cultura".
L'intervista del Direttore Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali dell'Arcidiocesi fa ben sperare che il nostro auspicio non era infondato!
AC
Don Bechi:
“Il Vescovo ha esercitato la sua funzione a difesa della fede secolare”
“Il Vescovo ha esercitato la sua funzione a difesa della fede secolare”
Il commento di don Andrea Bechi, direttore ufficio arte sacra e beni culturali Arcidiocesi di Siena-Colle-Montalcino, sul caso della benedizione rifiutata al Drappellone
“Il gesto del Vescovo ha fatto scalpore: perché non benedire il Palio, il cencio ambito premio della carriera corsa in onore di Maria Santissima Assunta in cielo?
Si tratta semplicemente di un capriccio o c’è una motivazione seria alla radice di tale decisione?
Anzitutto, cos’è una benedizione?
È una forma di preghiera, fatta con parole e gesti, con la quale si loda Dio e gli si chiede grazia, protezione e liberazione dal male; perciò i protagonisti della benedizione sono sempre l’essere umano e Dio.
Può anche entrare in gioco un terzo fattore, come un luogo o un oggetto, il quale viene benedetto tenendo presenti gli uomini che operano in quel luogo o usano l’oggetto, che sono sempre i destinatari ultimi della grazia divina.
In particolare può essere benedetta un’immagine sacra perché sia oggetto di devozione, in modo che attraverso di essa si venerino Cristo o la Madonna o i santi, e così i fedeli crescano spiritualmente.
Questo fatto, che a noi occidentali sembra del tutto normale, è in realtà un fenomeno del
tutto caratteristico del cristianesimo tra le grandi religioni che adorano l’unico Dio.
Infatti a musulmani ed ebrei l’assoluta trascendenza e alterità di Dio rispetto al mondo vietano qualunque raffigurazione del sacro, che sarebbe un sacrilegio.
Invece il fatto che Dio si sia fatto carne in Gesù Cristo ha dato ai cristiani la possibilità di raffigurare il Figlio di Dio nelle sue fattezze umane, così come sua madre, la Madre di Dio.
In realtà questa possibilità non è stata accolta del tutto pacificamente ed è stata a lungo discussa, specie nell’oriente cristiano.
Per gli occidentali decisiva è stata la presa di posizione del Papa S. Gregorio Magno, il quale affermò che la pittura è un mezzo di comunicazione della fede valido tanto quanto la scrittura.
In ragione di questo, nella Chiesa si è sviluppata nei secoli una straordinaria tradizione artistica, che ha visto un continuo avvicendarsi di stili e varianti culturali.
Costante, però, è sempre stata la convinzione che le immagini di Cristo, della Madonna e dei Santi dovessero in qualche modo corrispondere al contenuto delle fede, che si nutre di segni e simboli.
Si è pertanto sviluppato un delicato dialogo tra autorità ecclesiastica ed artisti che ha contemperato libertà espressiva e tutela delle verità di fede, non senza momenti di tensione.
Il compito preciso di un Vescovo nella Chiesa è proprio quello di custodire l’integrità della fede.
Non è difficile intuire come una Madonna che tiene in braccio un cavallo piuttosto che un bambino, il Figlio di Dio incarnato, ponga una seria questione su quello a cui crediamo.
Maria è la donna che ha messo al mondo il Salvatore, e che in tale immagine lo mette davanti ai fedeli perché lo adorino.
Pertanto, di fronte ad una raffigurazione così diversa, il Vescovo ha esercitato la sua funzione a difesa della fede secolare di S. Caterina e S. Bernardino, di S. Bernardo Tolomei e S. Ansano, del popolo di Siena che ha costruito il Duomo e il S. Maria della Scala e che anima la vita della Contrade e della Città.
È chiaro che un intervento nell’ambito di un’immagine artistica è opinabile, ma ha posto in campo una questione su un elemento fondante della festa del Palio, la fede, che credo meriti di essere trattata da tutti gli attori che cooperano alla vita della città con un’attenta e pacata riflessione”.
Fonte: Radio Siena TV QUI
Immagine: Siena, Museo dell'Opera Metropolitana. Duccio di Buoninsegna: la Maestà (part.). Già pala d'altare della Cattedrale senese, il capolavoro fu dipinto tra il 1308 e il 1311. « Ed il giorno che (la Maestà) fu portata nella cattedrale, tutte le botteghe rimasero chiuse e il vescovo guidò una lunga fila di preti e monaci in solenne processione. Erano accompagnati dagli ufficiali del comune e da tutta la gente; tutti i cittadini importanti di Siena circondavano la pala con i ceri nelle mani, e le donne e i bambini li seguivano umilmente. Accompagnarono la pala tra i suoni delle campane attraverso la Piazza del Campo fino all'interno della cattedrale con profondo rispetto per la preziosa pala. I poveri ricevettero molte elemosine e noi pregammo la Santa Madre di Dio, nostra patrona, affinché nella sua infinita misericordia preservasse la nostra città di Siena dalle sfortune, dai traditori e dai nemici. » (Wikipedia QUI)
Le autorità laiche che hanno commissionato il mostriciattolo da ' pittore ' infantile, insulto alla civiltà senese, sono da criticare, ma non dimentichiamo gli scempi ridicoli che esaltati vescovi hanno inferto alle chiese demolendo, trasformandole in sale da riunione commerciale, rimuovendo immagini di pregio e venerate etc., sostituite con orrori contrari alla fede e all'arte. Ciò che fa la società laicista dipende molto dal pessimo esempio della gerarchia cattolica che opera contro la tradizione e la fede.
RispondiEliminaMolto bene
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