Occorrerebbe spiegare al S. Padre che nelle numerosissime interviste che ha fatto deve stare attento alle sue parole e a ricontrollare bene le risposte.
Perchè o si è sbagliato l'intervistatore (e allora correggiamo) o la memoria incomincia a tradirlo (ma per un Papa "pubblico" è un guaio), oppure qualcuno potrebbe pensare - ma sicuramente non lo è - che possa dire delle bugie.
E i papi non devono dire bugie.
Tosatti QUI adombra la parola "calunnia"
CCC 2477 Il rispetto della reputazione delle persone rende illecito ogni atteggiamento ed ogni parola che possano causare un ingiusto danno. 371 Si rende colpevole:
— di giudizio temerario colui che, anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo;— di maldicenza colui che, senza un motivo oggettivamente valido, rivela i difetti e le mancanze altrui a persone che li ignorano; 372— di calunnia colui che, con affermazioni contrarie alla verità, nuoce alla reputazione degli altri e dà occasione a giudizi erronei sul loro conto."
L
PS: su altro argomento ma su analogo tenore, leggere il, di solito, "normalista" Massimo Franco su Corriere della Sera di oggi (QUI).
PS: su altro argomento ma su analogo tenore, leggere il, di solito, "normalista" Massimo Franco su Corriere della Sera di oggi (QUI).
Settimo Cielo, 21-6-18
Nel suo colloquio del 17 giugno con Philip Pullella della Reuters, papa Francesco ha detto qualcosa anche a proposito dei "dubia" sottopostigli nel 2016 da quattro cardinali.
Riferisce Pullella:
"Francesco ha detto di aver udito della lettera dei cardinali che lo criticavano 'dai giornali… un modo di fare che è, mi si lasci dire, non ecclesiale, ma tutti facciamo degli errori'".
Nient'altro. Ma abbastanza per indurre a una replica il cardinale americano Raymond Leo Burke, uno dei quattro dei "dubia", che ha così risposto a una domanda di John-Henry Westen di LifeSiteNews:
"La proposta dei 'dubia' al Santo Padre è stata fatta secondo la procedura da tempo in uso nella Chiesa, cioè, sono stati proposti al Santo Padre senza dare ad essi alcuna pubblicità, in modo che egli potesse rispondere per il bene di tutta la Chiesa. Il defunto cardinale Carlo Caffarra consegnò di persona la lettera contenente i 'dubia' alla residenza del papa e, allo stesso tempo, alla congregazione per la dottrina della fede, il 19 settembre 2016, così come consegnò anche la successiva corrispondenza dei quattro cardinali riguardante i 'dubia'.
Solo quando, dopo diverse settimane, non ci fu alcun segno di presa in considerazione dei 'dubia' né di risposta ad essi e a noi cardinali fu fatto capire che non ci sarebbe stata nessuna risposta a queste domande riguardo ai sacramenti del santo matrimonio e della santa comunione e riguardo ai fondamenti dell'insegnamento morale della Chiesa, i quattro cardinali, me incluso, furono obbligati, in coscienza, in quanto cardinali, a rendere pubblici i 'dubia', il 14 novembre 2016, in modo che i fedeli fossero consapevoli di queste gravi domande che toccano la salvezza delle anime".
Solo quando, dopo diverse settimane, non ci fu alcun segno di presa in considerazione dei 'dubia' né di risposta ad essi e a noi cardinali fu fatto capire che non ci sarebbe stata nessuna risposta a queste domande riguardo ai sacramenti del santo matrimonio e della santa comunione e riguardo ai fondamenti dell'insegnamento morale della Chiesa, i quattro cardinali, me incluso, furono obbligati, in coscienza, in quanto cardinali, a rendere pubblici i 'dubia', il 14 novembre 2016, in modo che i fedeli fossero consapevoli di queste gravi domande che toccano la salvezza delle anime".
Si può aggiungere che fu www.chiesa – con il benestare dei quattro cardinali – a pubblicare in sei lingue, il 14 novembre 2016, non solo il testo dei "dubia", ma anche una premessa a firma dei quattro, la lettera con cui essi proponevano i "dubia" al papa e l'ampia nota esplicativa che li corredava:
Nella premessa, i quattro cardinali – che oltre a Burke erano l'italiano Carlo Caffarra e i tedeschi Walter Brandmüller e Joachim Meisner – motivavano così la loro decisione di rendere pubblici i "dubia", dopo quasi due mesi di silenzio da parte del papa:
"Il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione".
Che è Esattamente ciò che suggerisce Gesù in Matteo 18, 16-17: "Se il tuo fratello non ti ascolterà, prendi con te due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea".
"Testimone" era stato in questo caso il cardinale Gerhard L. Müller, all'epoca prefetto della congregazione per la dottrina della fede, al quale, oltre che al papa, erano stati consegnati i "dubia".
Pinocchio è sempre una favola attuale.
RispondiEliminaBergoglio in evidente difficoltà per le dichiarazione equivoche e contraddittorie di un quinquennio, contrarie alla fede e alla morale cattolica, ormai non sa più come difendersi se non con l'abusato metodo del gioco delle tre carte che però non accetta più nessuno.
RispondiEliminaCome passa il tempo! Non credevo fosse già trascorsi cinque anni da quando Bergoglio ha cominciato a mandare all'aria la Chiesa!
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