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domenica 3 giugno 2018

Il ministro Lorenzo Fontana difensore del buon senso

Seguiamo da anni l'attività del neoministro Lorenzo Fontana, difensore in tempi non sospetti della sacralità della vita e dei movimenti pro life (nella foto sopra all'ultima Marcia per la Vita di poche settimane fa) e amico della Tradizione (dove lo vediamo spesso alle nostre celebrazioni).
Nelle polemiche ripugnanti di questi giorni contro le dichiarazioni del neomimìnistro da parte della lobby gay,  abbiamo constatato la sparizione del buon senso.
Pubblichiamo di seguito una bella intervista del ministro alla Nuova Bussola Quotidiana e un commento giuridico apparso sul blog di Tosatti sulla definizione di "famiglia" secondo la Costituzione italiana (che - ci risulta - non sia stata ancora abolita).
Per quanto piccolo il nostro blog possa essere,  assicuriamo all'Onorevole Fontana il nostro modesto appoggio e la gratitudine nei suoi confronti.
Auguri Ministro.
L

"Basta giocare in difesa: la Famiglia è un motore per lo sviluppo, non assistenzialismo". Adelante, cum juicio. La nomina di Lorenzo Fontana a ministro della Famiglia e delle disabilità non sarà una rivoluzione, ma rappresenta un segnale che un cambio di passo, almeno rispetto agli ultimi esecutivi Gentiloni-Renzi-Letta-Monti, c’è stato. Nessun entusiasmo, ma neppure il disfattismo all’insegna del “tutto o niente”.


Presto, dunque, per cantare vittoria, anche perché l’esecutivo di GIuseppe Conte ha al suo interno una fortissima componente di elementi “a rischio” per la tenuta e la promozione delle politiche famigliari. Ma anche perché l’agenda della rivoluzione antropologica, dai matrimoni gay alla legge sull’eutanasia, si farà viva con il suo carico di alleanze trasversali, soprattutto in ambito parlamentare.
Almeno, però, questa nomina dice alla politica che certi temi “Cenerentola” come il calo demografico o la discriminazione degli studenti disabili nelle scuole paritarie, possono trovare un rappresentante di governo capace per lo meno di battersi perché diventino strutturali nell’agenda di governo.
La Nuova BQ ne parla proprio con il neo ministro in quella che è la sua prima, inaspettata ed emozionata intervista lampo, mentre è alle prese con il disbrigo delle faccende burocratiche prima del giuramento al Colle. Veronese, 38 anni, una moglie e una figlia e una vita nel Carroccio di cui è stato anche europarlamentare, ha una lunga storia di attivista pro life.

Fino a pochi giorni fa era tra i parlamentari più accesi a favore del piccolo Alfie Evans. E oggi si ritrova alla guida di un ministero senza portafoglio che può diventare un elemento portante oppure finire a fare la bella statuina nel governo gialloverde. Ma la sua esperienza è già stata testata con successo da vicesindaco di Verona. I giornali, Rep e Corsera in testa, 

hanno già battezzato il suo “personaggio” con lo stile dell’etichetta: quello contrario alle nozze gay, all'aborto, all'eutanasia etc... 


Che impegno sarà il suo? Siamo rimasti alla Conferenza sulla famiglia promossa dal governo Gentiloni. Poche parole, zero promesse, nessun intervento e tanta retorica.
Sarà un cambio di mentalità su tutti i fronti. A cominciare dal metodo. Il mio obiettivo sarà quello di lavorare con tutti i ministeri improntando una politica family friendly, uno sguardo diciamo così family oriented in tutte le politiche. Perché la politica deve occuparsi della famiglia in maniera strutturale, non possiamo perdere altro tempo. I figli sono l’investimento del futuro.


Passare dall’assistenzialismo, peraltro claudicante di oggi, ad una visione portante, sarà impresa prima culturale che politica.
Fino ad oggi si è pensato che l’Europa che invecchia ha bisogno di migranti, per noi l’Europa che invecchia ha bisogno di generare nuovi figli. Il cambio di mentalità è tutto qui.


Quindi la questione demografica sarà al centro?
Sarà la principale del mio impegno, confrontandomi con tutti i ministeri coinvolti. Il mio apporto sarà quello di portare le migliori esperienze di governo in Europa per invertire il trend, per sostenere la natalità e la maternità in chiave onnicomprensiva e di sviluppo, non di assistenza. E’ indispensabile far capire che i figli sono una risorsa e non un peso.


Si inizierà subito in salita. La flat tax è già un intervento che guarda in maniera diversa alle famiglie come motore di sviluppo, ma non sarà facile. Mancano le coperture…
La flat tax è un buon inizio per ragionare in termini family oriented, ma se già da quest’anno non si dovesse fare per tutti, mi batterò perché parta almeno per certe categorie di persone, ad esempio le famiglie con almeno 3 figli o più. Sarà il mio primo impegno concreto.


In pochi l’hanno notato: il suo ministero è alla famiglia e non alle famiglie…
E’ un deciso cambio di passo anche rispetto alla mentalità dominante.


Ma nel governo forse non tutti sono favorevoli a questa lettura…
Dobbiamo avere una proposta che sia “per” e non “contro”. E soprattutto su questo fronte smettere di giocare in difesa, sennò alla fine il goal lo becchi.


Fare politica per la famiglia però vuol dire anche inserirsi in quei campi come Istruzione e Sanità che influiscono molto sulle famiglie. Come pensa di muoversi?
Le dico che uno dei miei primi interventi sarà quello di lavorare per la libertà di educazione vera. In quanti oggi conoscono l’istruzione parentale o la cosiddetta home schooling? Ecco, io voglio portare al centro del dibattito proprio questi temi, andando a cercare le esperienze che funzionano e mostrando che sono un esempio di libertà e di sussidiarietà conveniente per lo Stato.


Ad oggi chi frequenta le scuole parentali non può detrarre nulla dalle tasse…
Intendo dire proprio questo. Sarei felice di confrontarmi con queste realtà che vanno incentivate e fatte conoscere. E soprattutto aiutate facendo capire che la prima scuola è la famiglia.


Finora però sta parlando di promesse, ma l’esecutivo è a rischio. Che cosa farà se dovesse arrivare un provvedimento che trasformi le unioni civili in matrimonio gay?
Che non arriverà. Il programma parla chiaro. E nel programma c’è la famiglia, ma non ci sono i matrimoni gay.


E se dalle Dat si passasse all’eutanasia attiva come richiesto anche dai Radicali e da alcune frange 5 Stelle?
Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale si arriva ad aberrazioni come quelle di cui siamo stati e siamo testimoni. Io sarò in prima fila nel governo e in Parlamento per oppormi con tutte le mie forze.


E’ un avvertimento ai suoi compagni di governo e anche di partito?
No, è una promessa solenne.



Stilum Curiae, 3-6-18

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, dedichiamo un –speriamo ultimo – post alle polemiche e agli strilli suscitati nel mondo virtuale LGBT e in alcuni/e colleghi/e dei giornali mainstream dalla nomina di un cattolico dichiarato, Fontana, al Ministero per la Famiglia. Ricordiamo, en passant, che proprio qualche settimana fa tutti gli editorialisti lacrimavano sul tasso di denatalità di questo sventurato Paese. Ricordiamo, ancora en passant, che la nostra legge, e l’Europa proibiscono la fabbricazione-acquisto di esseri umani tramite l’utero in affitto, che è come sappiamo uno dei modi – illegali, quindi criminosi – di formazione quella che il mondo LGBT insiste nel chiamare una “famiglia”.

Chiusa la premessa. Ha creato strilli e isterie varie la dichiarazione di Fontana, in risposta a una domanda sulle famiglie composte da persone dello stesso sesso: “per la legge in questo momento non esistono”.

Prima fra gli strillanti la usuale Monica Cirinnà, che era certo apprezzabile quando si occupava di cani e gatti a Roma con Rutelli. E volentieri pubblichiamo in risposta a lei e ad altri protagonisti degli schiamazzi la lettera che le ha indirizzato un nostro lettore, Paolo Macciò, che le leggi le sa leggere, e le tiene a mente. Macciò ha scritto:



Gent.le Sen. Monica Cirinnà,

è persino tragicomico questo insorgere contro il neoministro Fontana secondo il quale “le famiglie arcobaleno non esistono”. Infatti, che non esistano in quanto “famiglie” lo dice proprio la “sua” legge, che all’art. 1 specifica che “le unioni civili sono specifiche formazioni sociali ai sensi dell’art. 2 e 3 della Costituzione”: sono cioè rispettabilissime “formazioni sociali”, ma non famiglie. Ciò, come Ella ben sa, in conformità alla costante giurisprudenza della Corte Costituzionale, che ha sempre ribadito che le coppie omosessuali hanno diritto ad una tutela equipollente a quella delle coppie eterosessuali, ma in riferimento agli art. 2 e 3 della Costituzione, cioè appunto come “formazioni sociali” e non famiglie. L’unica famiglia infatti è quella prevista dall’art. 29, come “società naturale fondata sul matrimonio” e, dal contesto dell’articolo stesso, è pacifico che si tratti di matrimonio eterosessuale.


Certamente sarebbe possibile, per poter introdurre anche in Italia il “matrimonio egualitario”, tentare di modificare l’art. 29 della Costituzione. Ma fior fiore di costituzionalisti sostengono che la prima parte della Costituzione non può essere cambiata perché costituisce un “corpus” bilanciato di diritti e di doveri toccando il quale si farebbe venire meno l’equilibrio posto a fondamento della Costituzione stessa. Tesi in contrasto con l’art. 1 e gli art. 138 e 139 della Costituzione!

Distinti saluti

Dr. Paolo Emilio Macciò

Macciò locutus, causa finita, diremmo. La Cirinnà chiede qualche cosa che non ha messo nella sua legge. Non è divertente? Consigliando anche ai faziosi strepitanti colleghi/e di andarsi a rileggere la Costituzione, fra una manifestazione arcobaleno e l’altra. 

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